Fonte: 123rf

Quello che sta accadendo al ghiacciaio dell'Apocalisse fa ancora più paura: la data del primo giorno 'senza ghiaccio' dell'Artico non è così lontana?

Il collasso del Thwaites e il primo giorno “senza ghiaccio” artico potrebbero arrivare prima del previsto

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Stefania Cicirello

Stefania Cicirello

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Content writer, video editor e fotografa, ha conseguito un Master in Digital & Social Media Marketing. Scrive articoli in ottica SEO e realizza contenuti per social media, con focus su Costume & Società, Moda e Bellezza.

Negli ultimi anni il nostro pianeta sta mostrando con sempre maggiore chiarezza quanto sia fragile l’equilibrio delle sue aree polari. Uno dei campanelli d’allarme più inquietanti arriva dall’Antartide occidentale, dove il ghiacciaio Thwaites – noto ormai in tutto il mondo come “Ghiacciaio dell’Apocalisse” – sta cedendo a un ritmo che gli scienziati non avevano mai osservato prima.

Le correnti oceaniche più calde si insinuano alla base del colosso glaciale, scavando gallerie e indebolendo l’intera struttura. È un processo silenzioso ma rapido, che negli ultimi trent’anni ha visto raddoppiare la velocità della fusione, mettendo sotto pressione la piattaforma orientale, considerata la sua parte più instabile.

E se il Ghiacciaio dell’Apocalisse collassasse?

Il motivo della preoccupazione è semplice: se il Thwaites dovesse collassare, il livello dei mari potrebbe aumentare di oltre tre metri, con conseguenze devastanti per le città costiere di tutto il mondo. Non solo: la sua frattura potrebbe liberare altri ghiacciai adiacenti, innescando una catena di eventi dalle proporzioni globali.

Studi recenti indicano che la zona più vulnerabile del Thwaites – definita dagli esperti il suo “tallone d’Achille” – presenta segnali di cedimento sempre più evidenti. Ed è proprio osservando fenomeni estremi come questo che i climatologi interpretano ciò che potrebbe accadere anche nell’Artico, dove la prospettiva del primo giorno “senza ghiaccio” non sembra più un’ipotesi lontana, ma una data che si sta pericolosamente avvicinando.

L’inesorabile accelerazione dello scioglimento dei ghiacci

Gli scienziati avvertono che il primo giorno “senza ghiaccio” nell’Artico potrebbe arrivare già nell’estate del 2027, segnando un punto di non ritorno per il clima globale e aprendo le porte a conseguenze devastanti per il pianeta e per la vita di milioni di persone.

Uno studio molto interessante ha sottolineato che l’Artico potrebbe vivere il suo primo giorno “senza ghiaccio” già entro tre anni, anticipando di oltre un decennio le precedenti previsioni. Questo fenomeno, definito come una condizione in cui l’estensione del ghiaccio marino scende al di sotto di 1 milione di km quadrati, rappresenta una soglia critica per l’ecosistema artico ma anche per il clima globale.

Dal 1979, l’oceano Artico ha perso in media circa 80mila km quadrati di ghiaccio ogni anno, un’area paragonabile alla superficie della Lombardia. Come se non bastasse, l’anno scorso la copertura di ghiaccio ha raggiunto un minimo storico, e le proiezioni indicano che il primo giorno senza ghiaccio potrebbe verificarsi prima del 2030, possibilmente già nell’estate del 2027.

Le incertezze, e le implicazioni ecologiche e climatiche

La riduzione del ghiaccio marino ha profonde implicazioni per gli ecosistemi locali, la geopolitica e le condizioni climatiche globali. Un Artico privo di ghiaccio potrebbe influenzare in modo importante anche la navigazione e aumenterà il riscaldamento della zona a causa della diminuzione dell’effetto “albedo”, ovvero il modo in cui le superfici chiare riflettono la radiazione solare. Inoltre, potrebbe alterare la circolazione atmosferica, incrementando gli eventi meteorologici estremi alle latitudini medie.

Le proiezioni sul futuro del ghiaccio marino artico variano. Alcuni modelli climatici suggeriscono che l’oceano Artico potrebbe essere privo di ghiaccio estivo entro il 2040, mentre altri indicano che ciò potrebbe accadere già nel 2027. Queste differenze dipendono da vari fattori, tra cui le emissioni di gas serra e le dinamiche climatiche naturali.

Le conseguenze per la fauna artica e le comunità indigene

La perdita di ghiaccio marino minaccia ad esempio l’orso polare. La diminuzione del ghiaccio influisce anche sulle foche e altri mammiferi marini, alterando l’intera catena alimentare artica. Anche le delicate comunità indigene dell’Artico, che hanno tradizionalmente basato la loro sussistenza sulla caccia e la pesca sul ghiaccio, hanno i loro problemi. La riduzione del ghiaccio compromette le loro attività a 360 gradi, costringendole ad adattarsi rapidamente a un ambiente in profondo e inesorabile cambiamento.

La risposta internazionale: come mitigare questi effetti?

La possibilità che l’Artico sperimenti il suo primo giorno senza ghiaccio entro tre anni è dunque un segnale allarmante dell’accelerazione del cambiamento climatico. La comunità internazionale riconosce la necessità di azioni urgenti per mitigare il cambiamento climatico e proteggere l’Artico. Accordi come quello di Parigi mirano a limitare l’aumento della temperatura globale, ma la loro efficacia dipende dall’impegno collettivo e dall’implementazione concreta delle misure concordate.

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