L’estate è sinonimo di viaggi, spiagge affollate, città d’arte brulicanti di turisti e lunghe giornate sotto il sole. Ma quest’anno, a guastare i piani di chi ha programmato vacanze nelle località europee più frequentate, c’è un allarme sanitario che sta preoccupando sempre di più: il ritorno della difterite, una malattia infettiva potenzialmente letale, legata a un batterio che sta circolando in modo inaspettato in diversi hotspot turistici.
- Un ritorno preoccupante in Europa
- Che cos’è la difterite
- I sintomi da riconoscere (e non sottovalutare)
- Perché la malattia sta tornando?
- Cosa fare se si sospetta un caso
- La prevenzione: il vaccino è ancora la miglior difesa
- Viaggiare sì, ma con consapevolezza
Un ritorno preoccupante in Europa
Sì, si tratta proprio di difterite: una parola che può sembrare relegata ai libri di storia della medicina, ma che sta invece tornando alla ribalta, complice la crescente mobilità internazionale, il calo delle coperture vaccinali in alcune aree e la difficoltà di identificare precocemente i sintomi. In Italia, la difterite raggiunse il suo apice tra gli anni ’30 e ’40 del Novecento, causando migliaia di morti ogni anno prima dell’introduzione del vaccino obbligatorio nel 1939. Da allora, i casi si sono drasticamente ridotti. E sebbene non si tratti tecnicamente di un “insetto”, è così che i media anglosassoni la stanno ribattezzando, vista la rapidità con cui si sta diffondendo: “killer bug”, letteralmente “insetto killer”.
Che cos’è la difterite
La difterite è un’infezione causata da un batterio, Corynebacterium diphtheriae, che si trasmette facilmente attraverso tosse, starnuti e contatti ravvicinati. Può anche diffondersi toccando oggetti contaminati da persone infette, come stoviglie, asciugamani o lenzuola. Nelle forme più gravi, il batterio rilascia una tossina che può bloccare le vie respiratorie, portare a insufficienza cardiaca e causare danni al sistema nervoso.
Secondo i dati aggiornati, solo nei primi mesi del 2025 si sono già registrati 13 nuovi casi di difterite in Europa. Numeri ancora contenuti, ma che fanno scattare un campanello d’allarme se si considera che, tra il 2009 e il 2020, la media annua era di circa 21 casi. Nel 2022, ad esempio, ci fu un picco con oltre 320 infezioni segnalate, segno che la malattia non è affatto scomparsa.
Le aree maggiormente colpite sembrano essere proprio le destinazioni più battute dai turisti internazionali: Grecia, Spagna, Italia e Croazia. Non si parla ancora di focolai estesi, ma l’allerta è alta, soprattutto perché l’infezione può passare inosservata nelle sue fasi iniziali.
I sintomi da riconoscere (e non sottovalutare)
Uno degli aspetti più insidiosi della difterite è che i sintomi iniziali possono essere facilmente confusi con un semplice mal di gola. Eppure, nel giro di pochi giorni, la situazione può peggiorare drasticamente.
Ecco i segnali da tenere sotto controllo:
- Placche bianco-grigiastre nella gola, sulle tonsille, nel naso o sulla lingua. Possono formare una pellicola spessa che rende difficile deglutire o respirare.
- Febbre alta e sensazione generale di malessere.
- Gonfiore al collo, spesso molto evidente, tanto da essere chiamato “collo da toro”.
- Mal di gola persistente, associato a dolore durante la deglutizione.
- Difficoltà respiratorie, nei casi più gravi.
- Ulcere cutanee (soprattutto su gambe, piedi e mani), che possono infettarsi e peggiorare rapidamente.
- Infezioni sistemiche, con complicazioni al cuore e al sistema nervoso nei casi più avanzati.
Secondo il servizio sanitario britannico (NHS), i sintomi possono comparire da 2 a 5 giorni dopo il contagio. In alcuni casi si può essere portatori asintomatici, e quindi inconsapevoli diffusori del batterio.
Perché la malattia sta tornando?
Una delle ragioni principali per cui la difterite sta riaffiorando è legata al calo della copertura vaccinale in alcune fasce della popolazione. In molti paesi, il vaccino contro la difterite fa parte del piano vaccinale infantile, ma negli adulti il richiamo spesso viene dimenticato.
A questo si aggiungono fattori come:
- L’aumento dei viaggi internazionali dopo gli anni di pandemia.
- La maggiore mobilità di migranti da zone in cui la malattia è ancora endemica.
- Il cambiamento climatico e le condizioni igienico-sanitarie locali che favoriscono la diffusione di batteri evirus.
Bruno Ciancio, funzionario del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), ha recentemente dichiarato che è fondamentale “aumentare la consapevolezza dei sintomi, garantire diagnosi rapide e agire tempestivamente sul piano della sanità pubblica per evitare un’ulteriore diffusione”.
Cosa fare se si sospetta un caso
Se durante un viaggio o al ritorno da una vacanza si presentano sintomi compatibili con la difterite, è fondamentale rivolgersi subito al proprio medico o a un pronto soccorso. La diagnosi precoce può fare la differenza, sia per il paziente che per evitare il contagio di altre persone.
Il trattamento prevede:
- Antibiotici specifici, per eliminare il batterio.
- Eventuale antitossina difterica, prevista in alcuni casi di infezione.
- Isolamento, per ridurre il rischio di trasmissione.
Chi ha viaggiato in zone a rischio e presenta anche solo uno dei sintomi tipici dovrebbe sottoporsi a controlli, anche in assenza di febbre o disturbi gravi. La tempestività può salvare la vita.
La prevenzione: il vaccino è ancora la miglior difesa
La buona notizia è che la difterite è prevenibile grazie a un vaccino sicuro ed efficace. La vaccinazione viene generalmente somministrata in combinazione con quella contro il tetano e la pertosse (vaccino DTP), ed è parte dei programmi pediatrici nella maggior parte dei Paesi europei. Molti adulti non sono consapevoli del fatto che il vaccino non offre una protezione permanente e che sono necessari richiami ogni 10 anni, specialmente per chi viaggia spesso o è a contatto con bambini, persone fragili o popolazioni a rischio.
Per questo, le autorità sanitarie consigliano a chi sta per partire per le vacanze di verificare lo stato delle proprie vaccinazioni e, se necessario, rivolgersi al proprio medico di base o a un centro vaccinale per aggiornare la propria copertura.
Viaggiare sì, ma con consapevolezza
Nonostante l’allerta, non c’è motivo di rinunciare a viaggiare o di cedere al panico. La diffusione della difterite in Europa resta per ora circoscritta, ma è un segnale chiaro che non bisogna abbassare la guardia.
Viaggiare in sicurezza oggi significa anche:
- Essere informati sulle malattie presenti nelle aree visitate.
- Curare l’igiene personale, evitando scambi di oggetti o indumenti.
- Tenere sotto controllo eventuali sintomi.
- Avere un’assicurazione sanitaria che copra eventuali emergenze mediche all’estero.
Se dunque quest’estate c’è un “insetto killer” che minaccia le vacanze e le mete turistiche più famose e frequentate in questi mesi, il miglior modo per proteggersi resta l’informazione: conoscere i sintomi, prevenire il contagio e mantenere alta l’attenzione può davvero fare la differenza.