È stata un’edizione da ascolti record, a cui sono state persino aggiunte in corsa puntate settimanali, visti i risultati incredibili di share. Seguito e commentato da tantissimi italiani, il reality dei sentimenti ha persino regalato un guizzo linguistico. Nell’ultima puntata di Temptation Island 2025, Rosario Guglielmi ha pronunciato una frase che ha scatenato una vera e propria polverone linguistico: “Sono invergognito, sono invergonito per te“. Da allora, l’uso di quel verbo non ufficiale ha fatto discutere spettatori, linguisti e appassionati di grammatica. Ma cosa significa davvero “invergognire“? E ha un posto legittimo nella lingua italiana? Scopriamolo insieme.
- Il contesto televisivo: Temptation Island e lo scontro finale tra Rosario e Lucia
- "Invergognire" esiste davvero nei dizionari?
- Un neologismo emotivo: cosa voleva dire Rosario?
- Il precedente letterario: Boccaccio e "invergognata"
- La reazione del pubblico sui social
- Dunque, qual è la risposta corretta della lingua italiana?
Il contesto televisivo: Temptation Island e lo scontro finale tra Rosario e Lucia
Durante il confronto tra Lucia Ilardo e Rosario, affrontato un mese dopo il falò, Filippo Bisciglia mostra a sorpresa un video in cui il tentatore Andrea parla alla redazione di una complicità con Lucia, culminata in messaggi e un incontro segreto lontano dalle telecamere della trasmissinoe. La reazione di Rosario è stata intensa ed è culmina nell’espressione da cui nasce il dibattito: “mi hai fatto invergognire”. Lucia, a sua volta, ha ribadito “non c’è bisogno di invergognirsi”. La frase è diventata immediatamente di tendenza sui social, diventando oggetto di ironia e riflessione grammaticale.
“Invergognire” esiste davvero nei dizionari?
Secondo fonti autorevoli come il Devoto-Oli (edizione 2004/2005), non esiste il verbo “invergognire” o “invergognare”. I dizionari aggiornati (Treccani, Hoepli, Olivetti) non attestano alcuna forma verbale con il prefisso in- applicato a vergognare. Inoltre, la regola italiana non prevede l’arricchimento lessicale con invergognire, non compatibile con la struttura standard della lingua.
Un neologismo emotivo: cosa voleva dire Rosario?
Probabilmente, Rosario ha generato spontaneamente un verbo nuovo con il prefisso in- per rafforzare l’impatto emotivo: un costrutto simile ad “imbarazzare – imbarazzato” o “intenerire – intenerito”. Così, “vergogna – invergognire – invergognito” diventa metafora di un senso di vergogna attivo, provocato da terzi.
Il precedente letterario: Boccaccio e “invergognata”
Sorprendentemente, però, c’è una forma simile che p presente nella tradizione letteraria italiana. Nel Decameron di Boccaccio, prima novella della quarta giornata, si legge la frase: “piangendo, come mogliera invergognata, perché le avieno dato altro marito”. Qui “invergognata” indica una vergogna imposta, un aggettivo arcaico usato per descrivere umiliazione. Un indizio che l’espressione, pur non moderna, ha una radice etimologica storica.
La reazione del pubblico sui social
Non appena la frase è andata in onda, migliaia di utenti si sono riversati su Instagram e X per commentare la bizzarra forma linguistica. Mentre alcuni gridavano allo scivolone grammaticale, altri armati di citazioni medievali difendevano il valore culturale dell’espressione. La parola è diventata virale, alimentando meme, post e discussioni in forum di linguistica.
Dunque, qual è la risposta corretta della lingua italiana?
La risposta, dunque, è chiara e non lascia spazio a fraintendimenti: “invergognirsi” non è un verbo riconosciuto. Almeno fino ad oggi. Il modo corretto di esprimere tali sentimenti resta vergognarsi o costruzioni come provocare vergogna. L’espressione di Rosario, pur comprensibile in quel contesto di rabbia e stupore di fronte alle bugie della fidanzata, resta un neologismo emotivo ma non accettato nei dizionari standard.