La pigrizia è un tratto genetico? La scoperta sul gene D2

Una ricerca rivela l'importante ruolo del gene D2 nella predisposizione alla pigrizia

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Stefania Cicirello

Stefania Cicirello

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La questione se la pigrizia sia ereditaria o acquisita è stata oggetto di dibattito per molto tempo. Recentemente, uno studio condotto presso il National Institute of Mental Health di Washington ha fatto luce sulla questione, rivelando che la predisposizione alla pigrizia potrebbe avere una base genetica. Tuttavia, è importante notare che questa scoperta non significa che la pigrizia sia completamente determinata dal nostro patrimonio genetico. Al contrario, la genetica può influenzare le nostre inclinazioni, ma l’ambiente e l’educazione svolgono comunque un ruolo significativo nella formazione del nostro comportamento.

Il ruolo del gene D2 nella pigrizia

Il neuropsicologo Barry Richmond, responsabile della ricerca, ha scoperto che il gene D2 svolge un ruolo chiave nella regolazione dell’area del cervello responsabile del piacere e della soddisfazione legati al lavoro. Questo gene controlla la produzione dei recettori della dopamina, un neurotrasmettitore coinvolto nella percezione del piacere. Bloccando il gene D2, i ricercatori hanno interrotto il circuito tra il lavoro e la ricompensa, rendendo gli animali dell’esperimento lavoratori instancabili ma anche patologicamente ossessionati dal compito.

La possibilità di applicare una terapia genica simile agli esseri umani per aumentare la motivazione al lavoro sembra alquanto improbabile. I comportamenti indotti da questa terapia sono risultati innaturali e patologici, lontani dall’equilibrio che dovrebbe caratterizzare un rapporto sano con il lavoro.

Tuttavia, la scoperta del gene D2 potrebbe essere utilizzata per comprendere meglio i meccanismi chimici del cervello che influenzano il comportamento, specialmente nei disturbi come la depressione, il comportamento ossessivo-compulsivo e la schizofrenia. Questi disturbi possono causare una mancanza di motivazione e stimoli, e la ricerca potrebbe aiutare a sviluppare trattamenti mirati.

La pigrizia nell’adolescenza

Per gli adolescenti, spesso accusati di “pigrizia cronica”, sembra che la situazione sia più complessa. Gli studi suggeriscono che il cervello dei giovani non è ancora completamente maturo, e questo potrebbe influenzare la loro motivazione e il senso di gratificazione. Tuttavia, attribuire tutto alla biologia dell’età potrebbe essere eccessivo, e l’ambiente, l’educazione e altri fattori sociali mantengono comunque un ruolo importante nella formazione del comportamento giovanile.

Ereditarietà della pigrizia nei topi

Un altro studio condotto dal professor Theodore Garland Jr. dell’Università della California, ha dimostrato che la predisposizione alla pigrizia può essere ereditata nei topi. Attraverso incroci selettivi, è stato possibile creare un ceppo quasi puro di topi pigri o attivi. Questo dimostra che tali caratteristiche possono essere trasmesse geneticamente.

Tuttavia, è importante notare che il comportamento umano è molto più complesso e influenzato da un numero significativamente maggiore di geni. La pigrizia umana è il risultato di una combinazione di fattori genetici, ambientali e sociali. La pigrizia e la motivazione sono comportamenti complessi che non possono essere ridotti a una singola causa genetica.

La ricerca sul gene D2 e sugli studi condotti su topi offrono interessanti spunti di riflessione, ma è importante non semplificare eccessivamente il complesso quadro del comportamento umano. La pigrizia potrebbe essere sì ereditata, ma questo non significa che si sia destinati a subirla per forza.

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