Non si tratta di una leggenda metropolitana né di uno scenario esotico: la zecca marginata, soprannominata anche “zecca gigante”, è ora una realtà documentata sul territorio italiano. La sua peculiarità inquietante? A differenza delle comuni zecche che restano ferme in attesa di una preda, questa specie è in grado di correre fino a 100 metri per inseguire attivamente l’obiettivo, guidata dal calore corporeo e dall’anidride carbonica emessa. Il suo morso, oltre ad essere doloroso, può veicolare virus potenzialmente pericolosi. La presenza sul Carso Triestino accende un campanello d’allarme: siamo di fronte a un nuovo effetto del cambiamento climatico che facilita l’arrivo di parassiti aggressivi e tipici di zone calde
- Un parassita che insegue le vittime
- Il clima che cambia e le condizioni favorevoli
- Cosa sappiamo davvero: niente allarmismi, ma massima attenzione
- Origini e diffusione
- Consigli per la popolazione
- Come proteggersi: consigli pratici per escursionisti e cittadini
Un parassita che insegue le vittime
La presenza preoccupante è stata segnalata sul Carso Triestino, territorio noto per la sua ricca biodiversità ma anche per la sua vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Si tratta della zecca marginata (Hyalomma marginatum), conosciuta anche come “zecca gigante” per le sue dimensioni anomale e il comportamento aggressivo. A identificarla sono stati i ricercatori del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, che da tempo monitorano l’evoluzione della fauna locale.
Diversamente dalle zecche più comuni, la marginata non resta in attesa, ma insegue attivamente i suoi bersagli. È capace di correre per decine di metri, anche fino a 100, seguendo le tracce lasciate da calore corporeo, vibrazioni, odori e anidride carbonica. Questo comportamento la rende più difficile da evitare e più insidiosa per l’uomo e gli animali domestici.
Il clima che cambia e le condizioni favorevoli
Secondo i ricercatori, la presenza stabile di questa zecca sul Carso è collegata al progressivo riscaldamento del clima locale. Le gelate invernali, un tempo frequenti, si sono ormai rarefatte. L’assenza prolungata di basse temperature ha creato un ambiente ospitale per questa specie, che predilige climi caldi e secchi. Una condizione climatica che, come spiegato anche dal Museo triestino, si è rafforzata proprio a causa del cambiamento climatico.
Cosa sappiamo davvero: niente allarmismi, ma massima attenzione
A gettare acqua sul fuoco è Claudio Melotti, conservatore del museo triestino, che invita a evitare toni allarmistici. La zecca marginata è sì presente, ma la situazione è sotto controllo. I ritrovamenti sono ancora isolati e il monitoraggio è continuo. Melotti sottolinea come, al momento, non vi siano elementi per parlare di emergenza o allerta sanitaria. Tuttavia, la sua diffusione resta un campanello d’allarme sul piano ecologico, in quanto segnala lo spostamento verso nord di specie un tempo presenti solo in aree subtropicali.
Origini e diffusione
La zecca marginata è originaria di regioni calde e secche del Mediterraneo meridionale e del Nord Africa, trovandosi comunemente in Paesi come Marocco, Egitto, Tunisia, Iran, Iraq, Israele e Turchia. È probabile che la sua presenza in Friuli-Venezia Giulia sia stata facilitata dagli uccelli migratori e dal commercio di bestiame, che fungono da vettori per questo parassita. Tra gli uccelli infestati, ci sono specie come il culbianco (Oenanthe oenanthe) e la sterpazzola (Sylvia communis).
La zecca marginata non rappresenta solo un fastidio per le sue dimensioni, che possono raggiungere i 2 centimetri quando è gonfia di sangue, ma anche una seria minaccia per la salute. È infatti il vettore principale del virus della febbre emorragica Crimea-Congo (CCHFV), una malattia virale che può risultare mortale. Tra le infezioni rilevate annualmente, circa 500 risultano letali.
Consigli per la popolazione
Per proteggersi da questa nuova minaccia, è fondamentale seguire alcuni consigli pratici quando si cammina in zone a rischio: indossare abiti chiari per individuare facilmente le zecche, infilare i pantaloni nelle calze e negli stivali e controllare attentamente il proprio corpo al ritorno da escursioni.
In caso di morso, è essenziale rimuovere la zecca il prima possibile per ridurre il rischio di infezione. Per ulteriori dettagli e consigli su come rimuovere correttamente una zecca, è possibile consultare le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
La presenza della zecca marginata sul Carso Triestino è un chiaro segnale di come il cambiamento climatico stia alterando gli equilibri ecologici, facilitando la diffusione di parassiti e malattie. È fondamentale dunque, monitorare con costante attenzione questa situazione e adottare misure preventive per proteggere la salute pubblica.
Come proteggersi: consigli pratici per escursionisti e cittadini
Anche se non è il momento per panico o sensazionalismo, è comunque consigliato adottare misure preventive, soprattutto per chi frequenta zone boschive o prative. È buona norma:
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Indossare abiti lunghi e chiari;
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Inserire i pantaloni nelle calze o negli stivali;
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Controllare il corpo al ritorno da escursioni;
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Utilizzare repellenti e spray specifici.
In caso di morso, la rimozione della zecca deve essere effettuata con attenzione e, se possibile, seguendo le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità.
La comparsa della zecca marginata sul Carso non deve essere sottovalutata: rappresenta un segnale evidente dei cambiamenti in atto nel nostro ecosistema. Pur non essendo motivo di panico, ci ricorda che il riscaldamento globale sta alterando la distribuzione delle specie e aumentando i rischi legati alla diffusione di malattie zoonotiche. Un fenomeno da monitorare attentamente, con il supporto della scienza, delle istituzioni e della cittadinanza.