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L'universo assomiglia a un ologramma 3D, conferme dal satellite

Secondo studi di fisica, il modello dell'universo potrebbe essere quello olografico, secondo cui la realtà deriva da un campo piatto bidimensionali

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Negli ultimi anni, in diversi ambiti della fisica delle interazioni fondamentali, ha raccolto prove e guadagnato terreno l’idea che il funzionamento dell’universo sia molto simile a quello di un ologramma, enorme e complesso. L’universo sarebbe quindi un gigantesco ologramma tridimensionale, un’emanazione di un campo piatto bidimensionale. Tale teoria cosmologica è stata elaborata negli anni ’90.

Inoltre, la teoria alternativa non sembrerebbe in contraddizione con i dati sperimentali collezionati dall’eco del Big Bang dal satellite Planck dell’Esa (Agenzia Spaziale Europea). Questo nesso è sottolineato da una pubblicazione sulla rivista Physical Review Letters: lo studio viene pubblicato da un team internazionale di astrofisici e fisici teorici, al quale partecipa anche l’Italia grazie all’Università del Salento la quale comprende, nella sua sezione di Lecce, l’Infn.

Le tre dimensioni e l’universo come ologramma

Infn è una sigla che indica l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, al quale appartiene anche, in qualità di ricercatore Claudio Corianò, professore di fisica teorica dell’Università del Salento. Corianò spiega che alla base della teoria olografica dell’universo esiste l’idea che tutte le informazione che costituiscono la realtà a tre dimensioni (a cui va aggiunta quella temporale), come la conosciamo noi, siano in realtà comprese entro i confini di un’altra realtà.

Questa realtà “altra”, da cui emana quella che conosciamo, conterebbe soltanto due dimensioni. I settori coinvolti negli studi per verificare la plausibilità del modello olografico sono molteplici: in primo luogo, si è effettuata un’analisi congiunta di aspetti teorici e fenomenologici della fisica dell’universo primordiale.

Comprendere meglio

A questa analisi congiunta sono stati accostati studi di fisica delle interazioni fondamentali. I risultati sono stati poi confrontati con i dati satellitari sulla radiazione cosmica di fondo -quindi l’eco del Big Bang-. Questi dati sono risultati compatibili, oltre che con il modello attuale, anche con quello alternativo olografico.

Il modello corrente del nostro universo, denominato Lambda-Cdm, descrive l’universo stesso come in fase di accelerazione, causata dalla presenza di una oscura energia. I ricercatori ritengono che la considerazione del modello olografico e le ricerca ad esso relative possano contribuire a una migliore comprensione del cosmo e della nascita del tempo e dello spazio nei quali viviamo.

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