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La NASA lancerà una missione per salvare la Terra: cosa potrebbe accadere

Un telescopio sta perdendo quota più del previsto e l’agenzia spaziale sta organizzando un intervento mai tentato prima

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Stefania Cicirello

Stefania Cicirello

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La NASA ha annunciato una missione urgente, programmata per il 2026, con un obiettivo molto concreto: evitare che un telescopio orbitale ormai anziano precipiti in modo incontrollato sul nostro pianeta. La vicenda intreccia tecnologia, corsa contro il tempo e un pizzico di tensione tipico delle operazioni spaziali più delicate.

Un osservatorio storico in caduta lenta

Il protagonista della vicenda è il Neil Gehrels Swift Observatory, un telescopio che da quasi vent’anni studia fenomeni astrofisici estremi, come i lampi gamma e le esplosioni stellari. La sua orbita, però, sta lentamente cedendo. Senza un intervento, potrebbe avvicinarsi troppo alla Terra entro la fine del 2026, con il rischio di un rientro incontrollato nell’atmosfera.

Gli osservatori come Swift sono progettati per operare a quote in cui la sottile resistenza atmosferica è ancora sufficiente a far perdere progressivamente quota, anche se molto lentamente. È un processo normale, ma nel suo caso il ritmo dell’abbassamento è diventato troppo rapido per ignorarlo. E quando un satellite non può più correggere autonomamente la rotta, tocca ai team da Terra intervenire.

Una missione dal sapore sperimentale

Per evitare che Swift diventi un pericoloso oggetto volante in caduta lbera, la NASA ha deciso di affidarsi a un’operazione tanto ingegnosa quanto inusuale. L’agenzia spaziale ha scelto la società statunitense Katalyst Space Technologies per progettare e gestire il veicolo robotico che raggiungerà il telescopio.

Il lancio non avverrà da una base spaziale tradizionale, ma direttamente da un aereo: un L-1011 Stargazer modificato che porterà in quota un razzo Pegasus XL. Una volta raggiunti circa 12 chilometri di altezza, il razzo verrà sganciato e si accenderà, spingendo la piccola navicella verso l’osservatorio.

A oggi si tratta infatti dell’unico sistema disponibile in grado di raggiungere rapidamente l’orbita di Swift rispettando sia i tempi stretti sia i limiti di budget. La missione, insomma, richiede precisione chirurgica e rapidità d’esecuzione.

Cosa dovrà fare davvero la navicella

Il compito del veicolo robotico è semplice da descrivere, ma complesso da realizzare: agganciare Swift e fornire la spinta necessaria a riportarlo su un’orbita più stabile, allungando la sua vita operativa e soprattutto prevenendo un rientro incontrollato.

Per farlo serviranno manovre estremamente precise, guidate da software dedicati e una traiettoria studiata fin nei minimi dettagli. I tecnici di Katalyst stanno lavorando proprio a questo: sviluppare gli algoritmi di navigazione e le correzioni richieste dall’inclinazione orbitale in rapido cambiamento.

La finestra temporale è stretta: l’orbita si deteriora rapidamente, e ogni mese che passa rende tutto più complicato. Nonostante ciò, i responsabili della missione mantengono un ottimismo prudente. L’azienda ha definito la data del lancio come un impegno “non negoziabile” e prevede di poter apportare eventuali aggiustamenti solo in base alla posizione effettiva del telescopio nei mesi precedenti alla partenza.

Perché questa missione è importante per tutti noi

Al di là dell’intervento tecnico, la vicenda richiama una questione più ampia: la proliferazione dei detriti spaziali. Migliaia di satelliti attivi e inattivi orbitano intorno al nostro pianeta, e la gestione del loro fine vita sta diventando una priorità globale. Senza strategie adeguate, aumentano i rischi di collisioni, di un effetto domino e, in ultima analisi, di un cielo sempre più pericoloso da navigare.

In questo senso, la missione Swift è anche un banco di prova per soluzioni future. Se l’intervento avrà successo, potrebbe aprire la strada a tecnologie in grado di gestire, riparare o rimuovere satelliti a rischio.

Cosa potrebbe accadere ora

Se tutto procede secondo i piani, entro l’estate del prossimo anno il razzo decollerà e la navicella robotica comincerà la sua corsa verso Swift. Una volta completato l’aggancio e la spinta correttiva, l’osservatorio potrà continuare il suo lavoro scientifico senza il timore di cadere sulla Terra.

Se, invece, l’operazione dovesse incontrare imprevisti – un lancio rimandato, una traiettoria da ricalcolare, un guasto tecnico – la missione diventerebbe una corsa contro il tempo ancora più serrata. Per ora, però, la NASA ribadisce fiducia nel progetto: è una missione complessa e urgente, ma necessaria.

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