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Perché se è di poco valore è detto ‘dozzinale’? C’entrano le uova

Che cosa accomuna le uova con il termine ‘dozzina’ e soprattutto con ‘dozzinale’? Scopriamolo insieme.

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La lingua italiana nasconde moltissime curiosità tutte da scoprire, talvolta anche bizzarre e del tutto insospettabili. Non solo, infatti, ci sono i termini che hanno derivazione dal latino – spesso con percorsi tutt’altro che lineari – ma molte parole in uso oggi hanno un’origine popolare a cui non penseremmo mai, legata a usi e tradizioni che nel tempo sono andate irrimediabilmente perdute ma delle quali è rimasta traccia proprio in alcuni lemmi che pronunciamo più o meno abitualmente. Un esempio su tutti? Il termine ‘dozzina’ e soprattutto il suo derivato ‘dozzinale’.

Il significato di ‘dozzina’ e di ‘dozzinale’: etimologia e definizione

Partiamo dalla classica definizione che troviamo sul vocabolario, in questo caso facciamo riferimento a Treccani online. Il primo significato di ‘dozzina’, ovvero il più comune, è quello di “dodici cose dello stesso genere”, usato anche in riferimento a persone e “spesso con valore approssimativo […] in gran numero”. Il termine viene dal francese ‘douzaine’, a sua volta da ‘douze’, ovvero dodici.

Come mai, allora, da ‘dozzina’ si è passati al derivato ‘dozzinale’ a indicare qualcosa che è “di poco pregio, come sono di solito le cose che si vendono  a dozzina”? Nel significato di grossolano, ordinario, che manca di finezza, il termine ‘dozzinale’ può fare riferimento sia a cose sia a persone, specifica il vocabolario Treccani, e la sua origine è molto curiosa.

Perché si dice ‘dozzinale’

L’utilizzo di questa parola, già ampiamente in uso in epoca medioevale, è legato a tutto ciò che veniva venduto proprio a dozzine, quindi dodici pezzi per volta. Si trattava per lo più di prodotti di poco valore, come le uova, le bottiglie, le calze, i fazzoletti e altri prodotti alimentari come limoni e carciofi. La dozzina, invece della più comune – per noi – decina, si spiega risalendo ancora più indietro, quando mesopotamici ed egiziani misero a punto il sistema duodecimale che considerava i multipli di dodici.

Il sistema fu, poi, soppiantato da quello decimale ma ne resta traccia ancora oggi, ad esempio, nel numero di ore in cui è suddivisa la giornata e nei mesi che compongono l’anno solare. È intuitivo, dunque, il passaggio dai prodotti base venduti a dozzine al concetto di ‘dozzinale’ come qualcosa di scarso valore.

Le uova vendute a dozzine: come mai?

Ancora al giorno d’oggi, le uova sono un alimento anomalo per quanto riguarda la modalità di vendita. Invece di essere commercializzate (e, quindi, pagate) in base al loro peso, sono infatti vendute in confezioni con un numero fisso, generalmente sei, dodici e così via. Vi dicono niente queste cifre? Si tratta di una tradizione rimasta storicamente invariata, che a sua volta rimanda a una valuta britannica ormai non più in circolazione.

In base ai sistemi romani e anglosassoni, dal XVI secolo fino al 1968 in Inghilterra era possibile acquistare dodici uova per uno scellino cosa che semplificava parecchio gli scambi. E il tempo, nonostante le carte di credito e la tecnologia, non ha scalfito questa abituatine che ha resistito allo scorrere del tempo e per la quale ancora oggi le uova sono in vendita a multipli di sei.

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