Rane, come le femmine fuggono dai rapporti sessuali indesiderati

Anche gli animali, come noi esseri umani, vorrebbero sottrarsi da relazioni sessuali indesiderate

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Se pensate che solamente noi esseri umani, possiamo fingere una situazione per evitare qualcosa che ci risulta spiacevole, siete fuori strada. L’uomo è anche un animale, per cui, prima di raggiungere i livelli di complessità cerebrale a cui siamo arrivato oggi, abbiamo imitato la natura e messo in atto strategie bene precise. Per esempio, chi intende evitare un rapporto sessuale con il proprio partner, può fingere di non sentirsi bene, per non dire la verità e cioè che non si ha voglia, rischiando di ferire la nostra metà.

Il caso della rana femmina

Ebbene ci sono alcuni animali, che per evitare l’attenzione indesiderata dei maschi,  prendono misure molto più drastiche: fingere la morte. Se noi umani, forse non ci spingiamo così in avanti, i ricercatori sono convinti che le ultime scoperte gettino nuova luce sulla rana comune europea, suggerendo che le femmine non si limitino semplicemente a sopportare l’assalto dei maschi per accoppiarsi – una situazione in cui diversi maschi possono finire per aggrapparsi a una femmina, talvolta con conseguenze fatali.

“In passato si pensava che le femmine non potessero scegliere o difendersi da questa coercizione maschile”, ha dichiarato la dott.ssa Carolin Dittrich, prima autrice dello studio presso il Museo di Storia Naturale di Berlino. Ma la ricerca suggerisce che potrebbe non essere così. “Le femmine in queste aggregazioni finalizzate alla riproduzione non sono passive come si pensava in precedenza”, ha affermato Dittrich.

Pubblicando i loro risultati sulla rivista Royal Society Open Science, Dittrich e il coautore, il dott. Mark-Oliver Rödel, riferiscono come abbiano collocato ogni rana maschio in una scatola con due femmine: una grande e una piccola, dopodiché il comportamento riproduttivo è stato registrato su video.

Come la rana ‘dice di no’

I risultati, ottenuti da 54 femmine che hanno subito l’aggressione di un maschio, hanno rivelato che l’83% delle femmine afferrate da un maschio ha cercato di ruotare il proprio corpo. Grugniti e squittii sono state emesse dal 48% delle femmine aggredite, tutte le quali hanno anche ruotato il proprio corpo.

L’immobilità tonica, l‘irrigidirsi delle zampe e le braccia distese in una posizione che ricorda la morte – è stata riscontrata nel 33% di tutte le femmine afferrate da un maschio;  le femmine più piccole utilizzavano più frequentemente tutte e tre le tattiche insieme rispetto a quelle più grandi.

Sebbene insolita, l’immobilità tonica si è rivelata essere già stata osservata in precedenza. “Ho trovato un libro scritto nel 1758 da Rösel von Rosenhoff che descriveva questo comportamento, che non è mai stato menzionato di nuovo”, ha affermato Dittrich. Il team afferma che l’immobilità tonica potrebbe essere una risposta allo stress. Hanno scoperto che questa era più comune nelle femmine più piccole e quindi più giovani, il che potrebbe essere il risultato di uno stress maggiore dovuto a meno esperienza nella riproduzione.

Le tre tattiche, aggiungono, hanno permesso ad almeno alcune femmine di sfuggire alle prese dei maschi. “La manifestazione di comportamenti di evitamento dell’accoppiamento ha portato alla fuga di 25 femmine”. Tuttavia, i ricercatori riconoscono che questi comportamenti potrebbero avere altri scopi, suggerendo che mentre le rotazioni delle femmine potrebbero aiutarle a sbarazzarsi di un maschio, potrebbero essere anche un modo per testare la forza e la resistenza del maschio – caratteristiche che potrebbero aumentare le loro possibilità di sopravvivenza se il maschio riesce a respingere i rivali.

Accoppiamento? No grazie

“Nel mondo reale osserviamo spesso la formazione di palle d’accoppiamento, ma anche che le femmine possono allontanarsi più facilmente perché ci sono più strutture e posti in cui nascondersi”, ha dichiarato Dittrich, aggiungendo che sebbene le tattiche individuate potessero avere successo anche in natura, non era chiaro in che misura.

Tuttavia, Dittrich ha sottolineato che lo studio ha fornito nuove intuizioni sul comportamento delle femmine. “Credo che anche se chiamiamo questa specie una rana comune e pensiamo di conoscerla bene, ci sono ancora aspetti che non conosciamo e forse non abbiamo mai preso in considerazione”, ha detto.

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