Scoperta la nuova galassia più lontana di sempre: quanti anni luce è distante rispetto alla nostra

Con un redshift record di 14,44, la galassia MoM-z14 ci svela com’era il cosmo poco dopo il Big Bang. Ecco cosa hanno scoperto gli scienziati.

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Immagina di poter guardare l’Universo com’era agli albori, quando le prime galassie si accendevano nel buio cosmico. Ora non è più solo fantascienza: grazie al telescopio spaziale James Webb, gli scienziati hanno scoperto la galassia più lontana mai osservata. Si chiama MoM-z14 e la sua luce ci racconta una storia vecchia di oltre 13 miliardi di anni. Ma quanto è distante davvero? E perché questa scoperta è così importante? Scopriamolo insieme.

 

Un viaggio lungo 13,5 miliardi di anni

Il telescopio spaziale James Webb ha segnato un nuovo traguardo nell’esplorazione dell’Universo: è stata infatti individuata la galassia più lontana mai osservata, denominata MoM-z14. Questa scoperta non è solo un record astronomico, ma un autentico sguardo alle origini del cosmo, avvenuto quando l’Universo era ancora giovanissimo.

Secondo gli astronomi, la luce proveniente da MoM-z14 ha impiegato circa 13,5 miliardi di anni per raggiungerci. Questo significa che stiamo osservando la galassia così com’era soltanto 280 milioni di anni dopo il Big Bang, un tempo che corrisponde a circa il 2% dell’età attuale dell’Universo. È come guardare indietro nel tempo attraverso una finestra cosmica.

Il record battuto e il significato del redshift

La scoperta ha superato il precedente record detenuto dalla galassia JADES-GS-z14-0, anch’essa identificata grazie al James Webb. Il nuovo primato è stato stabilito grazie a un valore di redshift pari a 14,44, un parametro fondamentale per misurare la distanza di oggetti molto lontani nello spazio. Più alto è il redshift, più lontano è l’oggetto e più antica è la luce che osserviamo.

Compatta, brillante e senza polvere

Ma non è solo la distanza a rendere straordinaria MoM-z14. La galassia è molto compatta, intensamente luminosa e presenta una caratteristica inattesa: è quasi priva di polvere. Questo suggerisce che la luce che riceviamo non provenga da un nucleo galattico attivo (come accade nei quasar), ma piuttosto da un’intensa attività di formazione stellare.

Il telescopio James Webb: un occhio sul tempo profondo

Il James Webb Space Telescope (JWST) è l’osservatorio spaziale più avanzato mai costruito. Lanciato il 25 dicembre 2021, è il successore scientifico del celebre Hubble e rappresenta il progetto astronomico più ambizioso della NASA in collaborazione con ESA e CSA. Grazie ai suoi strumenti all’avanguardia, come la NIRCam (Near Infrared Camera), il James Webb è in grado di osservare l’Universo nel vicino e medio infrarosso, rilevando la luce proveniente dagli oggetti più remoti e antichi del cosmo.

La sua capacità di penetrare le nubi di gas e polveri lo rende ideale per lo studio delle prime galassie, delle atmosfere planetarie e dei processi di formazione stellare. MoM-z14 è uno dei risultati più emblematici di questo straordinario telescopio, che ci consente di osservare direttamente le prime epoche cosmiche.

Una scoperta che apre nuove domande

La distanza effettiva percorsa dalla luce di MoM-z14, considerando l’espansione dell’Universo, è stimata in circa 33,8 miliardi di anni luce dalla nostra galassia. Questo valore, legato all’inflazione cosmica, ci ricorda quanto sia dinamico e in espansione il cosmo.

La scoperta di MoM-z14 non è solo un evento da primato, ma rappresenta anche una nuova frontiera nella cosmologia. Con tecnologie sempre più avanzate e strumenti come il James Webb, possiamo iniziare a decifrare come si siano formate le prime galassie e come l’Universo sia passato da una massa informe di particelle a un cosmo ricco di stelle, pianeti e – forse – forme di vita.

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