“Chiamami col tuo nome” (“Call Me by Your Name”) è l’ultimo film di Luca Guadagnino, che ha già ottenuto tre candidature al Golden Globe 2018 e punta all’Oscar. La pellicola, che racconta la storia d’amore struggente e unica fra Elio e Oliver, è accompagnata da una colonna sonora strepitosa.
Guadagnino infatti ha studiato nei minimi dettagli le canzoni da inserire nella colonna sonora, al fine di rendere la musica un altro linguaggio per raccontare la storia tratta dal libro di André Aciman. Per farlo ha chiesto aiuto a Sufjan Stevens, conferendogli il ruolo di “narratore emotivo”.
“Volevamo una specie di narratore che potesse rendere giustizia al libro, seguendo il racconto di Elio – ha svelato il regista parlando della colonna sonora -. Volevamo qualcosa che non fosse per forza vicino a noi in prima persona. Ho sentito nel lirismo di Sufjan, sia nella sua voce che nei testi, una splendida elusività da un lato e dall’altro un’intensità che risuonavano perfettamente”.
Il risultato sono tre splendide canzoni come “Futile Devices” (che è un rifacimento), “Visions Of Gideon” e “Mystery Of Love”, brano simbolo del film. Non sono da meno gli altri singoli della colonna sonora di “Chiamami col tuo nome” in cui Guadagnino ha saputo legare fra di loro stili e cantanti molto diversi, attraverso un sottile filo rosso. Nella scelta dei brani Luca Guadagnino da una parte ha optato per le hit dell’epoca, come “J’adore Venise” di Loredana Bertè, “Paris latino” by Bandolero, “Lady Lady Lady” di Giorgio Moroder & Joe Esposito, ma anche “Words” di F.R. David, “È la vita” di Marco Armani, “Radio Varsavia” del mitico Franco Battiato e “Love My Way” degli The Psychedelic Furs.
Dall’altra il regista ha voluto rendere omaggio ad Elio e alla sua passione per il piano con “Hallelujah Junction – 1st Movement” di John Adams, “M.A.Y. in the Backyard” e “Germination” di Ryuichi Sakamoto, ma anche “Sonatine bureaucratique” di Frank Glazer, “Zion hört die Wächter singen” di Alessio Bax, come pure “Une barque sur l’océan from Miroirs” di Andre Laplante e “Le jardin féerique from Ma mère l’Oye” di Valeria Szervánszky & Ronald Cavaye.