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Quel timbro "sbagliato" nel passaporto può costarti il viaggio: l'avvertimento agli italiani in partenza

Hai mai fatto aggiungere un timbro souvenir al tuo passaporto? Attenzione: potrebbe trasformarsi in un problema

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Stefania Cicirello

Stefania Cicirello

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Content writer, video editor e fotografa, ha conseguito un Master in Digital & Social Media Marketing. Scrive articoli in ottica SEO e realizza contenuti per social media, con focus su Costume & Società, Moda e Bellezza.

Per alcuni viaggiatori, ogni timbro sul passaporto è come una medaglia: un ricordo fisico di mete lontane, avventure vissute e luoghi da sogno visitati. C’è chi li colleziona con orgoglio, quasi fossero adesivi su un diario personale, e chi addirittura cerca attivamente quei piccoli segni d’inchiostro da angoli iconici del mondo. Ma c’è un dettaglio che molti ignorano e che potrebbe trasformare questo gesto innocente in un problema serio: non tutti i timbri sono ben accetti, soprattutto quando non provengono da un’autorità di frontiera.

I “souvenir stamps”: attenzione ai timbri sul passaporto

Negli ultimi anni si è diffusa la moda dei “souvenir stamps”, ovvero timbri non ufficiali offerti in luoghi turistici simbolici come Machu Picchu in Perù o Checkpoint Charlie a Berlino. Sono pensati come ricordo simpatico, una sorta di “firma” della meta raggiunta, e spesso vengono proposti apertamente ai turisti ignari. Ma inserirli nel passaporto è un errore che può costare caro.

Le autorità di frontiera di molti Paesi, infatti, non vedono di buon occhio questi timbri “creativi”. Alcuni li considerano vere e proprie manomissioni del documento, altri li interpretano come potenziali segnali di alterazione, con possibili ricadute in termini di sicurezza. E il risultato? Il rischio concreto è che il passaporto venga rifiutato, invalidato o addirittura sequestrato, impedendo al viaggiatore di proseguire il proprio tragitto.

Jamie Fraser, direttore di un programma estivo internazionale, ha lanciato un appello ai viaggiatori spiegando quanto l’apparenza possa ingannare: “Questi timbri sembrano parte dell’esperienza, un ricordo originale da portare con sé. Ma appena lasci entrare nel tuo passaporto qualcuno che non è un ufficiale di frontiera, stai compromettendo l’intero documento“.

Perché il passaporto non va “macchiato” con timbri souvenir

Il governo del Regno Unito, ad esempio, considera danni anche le scritte, i disegni o le macchie d’inchiostro presenti nel passaporto. Lo stesso vale per pagine strappate, dati illeggibili o copertine danneggiate. Ogni segno che esula dal tracciato ufficiale potrebbe causare rallentamenti, controlli approfonditi o addirittura l’impossibilità di entrare nel Paese di destinazione.

Cosa fare quindi per evitare spiacevoli imprevisti in aeroporto? Il consiglio è semplice ma fondamentale: se proprio si desidera conservare un ricordo simbolico, è meglio chiedere il timbro su una cartolina o su un foglio a parte. È anche utile, prima della partenza, fare un controllo pagina per pagina del proprio passaporto, verificando che non ci siano macchie, graffi o annotazioni sospette. In caso di dubbio, meglio sostituire il documento con largo anticipo.

E attenzione anche a piccoli gesti apparentemente innocui: scarabocchiare una pagina, prendere appunti durante un viaggio o incollare un adesivo può sembrare banale, ma agli occhi di un funzionario doganale potrebbe rappresentare una violazione delle norme di sicurezza.

Oggi la mobilità internazionale è sempre più regolamentata e scrupolosa, e ogni dettaglio fa la differenza. Il passaporto rimane un documento ufficiale, e va trattato con la stessa cura e attenzione con cui si custodisce una carta d’identità o una patente. Quindi, la prossima volta che ti offrono un timbro “esotico”, pensa bene a dove farlo mettere: potrebbe salvarti il viaggio.

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