Un milione vinto in tv? Ecco quanto resta davvero dopo tasse e gettoni d'oro

Dalla ritenuta fiscale del 20% all’Iva sui gettoni d’oro: ecco perché il “milione” vinto in tv si riduce sensibilmente prima di arrivare nelle tasche del vincitore

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Quando un concorrente trionfa in un quiz televisivo e sente pronunciare la cifra “un milione di euro”, l’importo purtroppo non è mai netto. Ma va sempre inteso al lordo delle imposte. È una regola che vale non solo per i programmi tv, ma anche per tutti gli altri premi, comprese le lotterie, i celebri Gratta e Vinci, Lotteria Italia, slot e SuperEnalotto.
Un esempio recente è quello di Vittoria Licari, 69 anni, prima vincitrice della nuova stagione su Mediaset di Chi vuol essere milionario – il torneo: il premio è stato di un milione di euro, ma come dicevamo, la somma finale incassata è ben diversa da quella che dà il titolo anche al quiz show della tv.

La ritenuta fiscale del 20%

Cerchiamo di capire meglio. In Italia, le vincite a quiz e giochi a premi trasmessi in televisione sono soggette a una ritenuta alla fonte del 20%, che funziona come imposta sostitutiva.
Questo significa che:

  • la rete televisiva trattiene direttamente l’imposta;
  • il vincitore non deve versare ulteriori tasse su quella somma.

Allora ecco che su un premio lordo di 1.000.000 di euro, la trattenuta è quindi di 200.000 euro, motivo per cui la  cifra che il fortunato vincitore incasserà, è più bassa. Infatti, in tasca al vincitore restano 800.000 euro.

Perché i premi sono pagati in gettoni d’oro

C’è però un ulteriore passaggio da considerare. La legge italiana, infatti, stabilisce anche che i programmi tv non possano consegnare premi in denaro, questo per evitare l’assimilazione al gioco d’azzardo, salvo eccezioni specifiche. Allora per aggirare il divieto normativo, come è noto ormai da tempo tutti ii premi vengono erogati in gettoni d’oro. Questa scelta comporta una seconda tassazione:

  • sull’acquisto dell’oro si applica l’Iva al 22%, calcolata prima della consegna dei gettoni.

Applicando l’Iva agli 800.000 euro già decurtati dalla ritenuta, il valore del premio si riduce a circa 624.000 euro, a cui vanno sottratti anche i costi di trasporto e gestione dei gettoni. Insomma, i soldi in meno, purtroppo sono veramente molti. Ma non è davvero tutto.

I costi di conversione in denaro

Il premio, a questo punto, non è ancora immediatamente spendibile. I gettoni d’oro devono essere convertiti in denaro, cioè in euro, operazione che comporta altri ed ulteriori costi. Non esiste una percentuale fissa, ma ipotizzando una commissione intorno al 5%, la cifra finale scende ancora ed arriva all’incirca a 592.800 euro. Risultato? Del milione iniziale resta poco più della metà.

Dichiarazione dei redditi: cosa va indicato

A tutto quello che abbiamo detto finora, si aggiunge un aspetto spesso poco chiaro che riguarda la dichiarazione fiscale. I premi vinti in giochi legali autorizzati dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli non costituiscono reddito imponibile:

  • non vanno inseriti nel modello 730;
  • non sono soggetti a ulteriori imposte, perché la tassazione è già avvenuta alla fonte.

L’obbligo di dichiarazione scatta solo per vincite ottenute su piattaforme di gioco straniere e non autorizzate.
Per fortuna le somme vinte, inoltre, non vanno indicate nell’Isee, ma incidono indirettamente se finiscono sul conto corrente o vengono utilizzate per acquistare beni come case o automobili. Almeno questo.

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