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Acqua in bottiglia: vetro o plastica? La più contaminata non è quella che pensi

Secondo un recente studio scientifico, le bottiglie di vetro sono più contaminate della plastica

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Siamo circondati dalle microplastiche. Minuscoli frammenti di plastica invisibili a occhio nudo, ma ormai onnipresenti nella nostra vita quotidiana: nel cibo che mangiamo, nell’acqua che beviamo. E, cosa ancora più preoccupante, nel nostro stesso corpo.

Secondo l’ultimo rapporto della Commissione Europea “Future Brief”, ogni persona ingerisce o inala dalle 39.000 alle 52.000 particelle di microplastica all’anno. L’equivalente di circa 5 grammi a settimana, come se ogni sette giorni mangiassimo una carta di credito.

Queste particelle, una volta entrate nell’organismo, possono accumularsi nel sangue, nei reni, nel midollo osseo, nel cervello, nello sperma e perfino nella placenta e nel latte materno, generando alterazioni metaboliche, danni al sistema immunitario e nervoso, e potenzialmente aumentando il rischio di tumori.

Le bottiglie in vetro più inquinate di quelle in plastica?

Fino a oggi, l’acqua in bottiglia di plastica era considerata una delle principali fonti di esposizione alle microplastiche. Ma un recente e sorprendente studio dell’Agenzia francese per la sicurezza alimentare ha ribaltato questa convinzione.

La ricerca, pubblicata su Hal Open Science, ha analizzato decine di bevande comuni vendute in Francia (acqua naturale e frizzante, tè, bibite, birra e vino), confrontando il livello di microplastiche presente in relazione al tipo di imballaggio: vetro, plastica o lattine di metallo.

I risultati hanno lasciato gli stessi ricercatori sbalorditi: le bottiglie in vetro contengono da 5 a 50 volte più microplastiche rispetto a quelle in plastica o in lattina. Nello specifico, nelle bevande confezionate in vetro sono state rilevate fino a 100 particelle di microplastica per litro.

“Ci aspettavamo il risultato opposto”, ha ammesso Iseline Chaib, dottoranda e autrice principale dello studio. “Le concentrazioni trovate nel vetro ci hanno davvero sorpresi”, ha confermato Guillaume Duflos, direttore della ricerca ANSES.

I colpevoli? I tappi delle bottiglie

L’origine dell’inquinamento, spiegano i ricercatori, non è il vetro in sé, bensì i tappi che sigillano le bottiglie. In particolare, la vernice esterna che li riveste.

Durante l’analisi, i ricercatori hanno notato che le particelle rinvenute nelle bevande avevano forma, colore e composizione, identiche alla vernice presente sui tappi. Inoltre, quest’ultima mostrava piccoli graffi, invisibili a occhio nudo, probabilmente dovuti all’attrito tra i tappi durante il trasporto e lo stoccaggio. Questi micrograffi rilasciano frammenti di plastica tra 0,1 micrometri e 5 millimetri, che finiscono poi nei liquidi.

Ma quanta plastica c’è?

Lo studio ha anche messo in evidenza una notevole differenza tra l’acqua e le altre bevande:

  • Acqua in vetro: 4,5 particelle per litro
  • Acqua in plastica: 1,6 particelle per litro
  • Bibite analcoliche in vetro: 30 particelle per litro
  • Limonata in vetro: 40 particelle per litro
  • Birra in vetro: 60 particelle per litro

Non è ancora chiaro perché le microplastiche siano più presenti in alcune bevande rispetto ad altre, ma è evidente che anche il tipo di liquido e il processo di imbottigliamento possono influire.

Come ridurre l’esposizione

Al momento, l’ANSES precisa che non esiste ancora una soglia di riferimento per stabilire con certezza quali livelli di microplastiche siano considerati tossici per l’uomo. Tuttavia, gli effetti potenziali a lungo termine sono al centro di numerose ricerche scientifiche e la precauzione è d’obbligo.

La buona notizia è che è possibile ridurre la contaminazione. Secondo i ricercatori, i produttori di bevande (ma anche i consumatori a casa) potrebbero diminuire la presenza di microplastiche semplicemente pulendo accuratamente i tappi prima dell’uso.

Il metodo consigliato è semplice:

  1. Soffiare aria compressa sui tappi per rimuovere le particelle superficiali;
  2. Risciacquarli con acqua e alcol per eliminare ulteriori residui plastici.

Questo trattamento può abbattere la contaminazione del 60%, contribuendo concretamente a ridurre l’ingestione inconsapevole di plastica.

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