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Ingeriamo oltre 45.000 microplastiche l'anno: questo integratore potrebbe aiutarci a eliminarle

Le microplastiche sono ormai inevitabili, ma la ricerca propone un approccio inedito per contrastarle.

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Le microplastiche, ormai, fanno parte della nostra quotidianità: le beviamo, le mangiamo, le respiriamo. Secondo le stime più recenti, ogni persona ingerisce in media oltre 45.000 microplastiche all’anno attraverso cibo e bevande, un numero che può superare le 120.000 particelle se si considerano anche quelle inalate. Una quantità impressionante, che solleva interrogativi sempre più urgenti sulla salute umana.

Negli ultimi anni la comunità scientifica ha iniziato a interrogarsi non solo sugli effetti di queste particelle sul nostro organismo, ma anche su come limitarne l’assorbimento o favorirne l’eliminazione. Ed è proprio in questo contesto che si inserisce una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Foods, da cui nasce un integratore italiano che promette di aiutare il corpo a espellere parte delle microplastiche ingerite.

Cosa ha scoperto lo studio

Lo studio, coordinato dal professor Umberto Cornelli della Loyola University di Chicago e condotto da un team internazionale con una forte presenza italiana, si è concentrato su una sostanza naturale già conosciuta in ambito nutrizionale: il chitosano. Si tratta di una fibra polisaccaridica ricavata dal guscio del gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), una specie invasiva ampiamente diffusa.

I ricercatori hanno osservato che, una volta ingerito e associato ad acido tartarico, il chitosano è in grado di formare nello stomaco una sorta di “rete” molecolare. Questa struttura ha la capacità di legare sia i grassi sia le microplastiche presenti nel tratto digestivo, riducendone l’assorbimento intestinale.

I risultati sono tutt’altro che trascurabili: nei volontari sani coinvolti nello studio, l’assunzione di questa combinazione ha portato a un aumento di circa il 45% dell’eliminazione delle microplastiche attraverso le feci. Un dato che non rappresenta una soluzione definitiva al problema ma che sicuramente apre una strada concreta per ridurre il carico di queste particelle nel nostro organismo.

Perché le microplastiche preoccupano sempre di più

Le microplastiche (quelle inferiori ai 5 millimetri) e le nanoplastiche (ancora più piccole, fino a dimensioni micrometriche) derivano dalla frammentazione progressiva dei materiali plastici. Ogni anno nel mondo vengono prodotte circa 400 milioni di tonnellate di plastica, una parte delle quali finisce inevitabilmente nell’ambiente, contaminando acqua, suolo e catene alimentari.

Il problema è ciò che accade una volta entrate nel corpo umano. Studi recenti suggeriscono che queste particelle possono attraversare le barriere biologiche, entrare nel flusso sanguigno e accumularsi in diversi organi, favorendo infiammazione cronica e stress ossidativo.

Uno degli studi più discussi è stato pubblicato nel 2024 sul New England Journal of Medicine, dove i ricercatori hanno individuato microplastiche nelle placche carotidee di oltre la metà dei pazienti analizzati. La presenza di queste particelle è stata associata a un rischio significativamente più alto di eventi cardiovascolari gravi, come infarto e ictus, nei tre anni successivi.

L’integratore italiano che nasce dalla ricerca

Da queste evidenze scientifiche prende forma Plastikdren, un integratore alimentare sviluppato dall’azienda italiana Guna. Il prodotto combina chitosano derivato dal gambero rosso della Louisiana e acido tartarico, con l’obiettivo di favorire l’eliminazione intestinale delle microplastiche ingerite.

Secondo quanto riportato dai ricercatori, si tratterebbe del primo integratore al mondo studiato proprio per questo scopo. È importante sottolineare, però, che non si parla di una “cura miracolosa”. Lo stesso professor Cornelli ribadisce che gli integratori non possono sostituire una dieta equilibrata né uno stile di vita sano, ma possono agire come supporto, aiutando l’organismo a ridurre l’assorbimento di sostanze indesiderate.

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