Come capire la qualità del pellet? La prova del bicchiere d'acqua

In commercio si trovano numerosi tipi di pellet, alcuni di qualità superiore rispetto ad altri: fate la prova dell’acqua per capire quali scegliere

27 Settembre 2022

Con la stangata in arrivo sui consumi di gas e elettricità, riscaldarsi quest’inverno sarà una vera impresa. Se vi è sfuggito l’articolo sulla formula matematica per capire quanto stiamo risparmiando abbassando il termostato anche solo di un grado, potete recuperarlo qui; in alternativa ai termosifoni, qualora abbiate o stiate pensando di acquistare una stufa a pellet, nelle prossime righe vi sveliamo il trucchetto facile facile per comprare quello di qualità migliore.

Il pellet è oramai tra i biocombustibili più utilizzati in giro, deriva da legno vergine partendo talvolta da scarti di lavorazione e grazie al processo di pressatura  il potere calorifico del pellet, a parità di volume ma non di peso, è circa doppio rispetto alla comune legna da ardere.

Ma come orientarsi tra le numerose varietà presenti sul mercato? Quali sono i parametri da considerare nella scelta? Come prendere un pellet di buona qualità?

Generalmente tra gli indicatori da tenere sott’occhio ci sono i residui delle ceneri: di solito il pellet proveniente da legni teneri come abete o pino hanno un residuo ceneri minore rispetto a legni più duri come il faggio, il frassino, la quercia.

Bisogna poi chiaramente prendere in considerazione il potere calorifero e la presenza o meno di collanti chimici all’interno dei piccoli tronchetti pressati. Come fare? Semplice come bere un bicchiere d’acqua… Anzi no, il bicchiere d’acqua non lo bevete: vi servirà per la prova del 9.

Se siete in decisi, lasciate nell’acqua fredda alcuni trucioli di pellet diversi per circa 1 minuto e notate se cambiano aspetto e consistenza.

Qualora nell’acqua rimangano intatti completamente significa che ci sono numerose sostanze chimiche al loro interno; se invece si sfaldano, allora è perché sono 100% naturali o comunque i leganti non sono chimici bensì bio. Si propenda, dunque, per la seconda scelta così da salvaguardare l’ambiente e anche la nostra casa.

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