Da Milano alla Cina: il Bosco Verticale diventa una Città Foresta

Il progetto milanese del Bosco Verticale verrà riprodotto a Nanchino e potrebbe espandersi in Città Foresta per combattere l'inquinamento in Cina

20 Febbraio 2017

Dall’Italia alla Cina: ancora una volta il design e l’architettura italiani d’eccellenza diventano d’esempio per l’Estremo Oriente e, almeno questa volta, non si tratta di semplici copie dell’originale. L’oggetto della riproduzione è infatti il celeberrimo ‘Bosco Verticale’, il complesso di due palazzi residenziali a torre progettato dallo Studio Boeri situato nel Centro Direzionale di Milano, nei pressi del quartiere Isola: un progetto simile verrà ora realizzato anche a Nanchino, sotto la direzione dello stesso studio meneghino.

Nei giorni scorsi, lo stesso Stefano Boeri si è recato nella città cinese per illustrare il progetto, costituito da due torri con 23 specie di albero e 2500 arbusti che scendono a cascata dai vari piani. Le costruzioni dovrebbero ospitare uffici, un albergo di lusso da 247 stanze, un museo e perfino una scuola per ‘architettura ecologica’. Il progetto, tuttora in costruzione, dovrebbe essere completato l’anno prossimo.

Fonte: Stefanoboeriarchitetti.net

Il piano, tuttavia, dovrebbe rappresentare solo il primo passo per lo sviluppo di una vera e propria ‘città foresta‘, che unisca palazzi ad ecosistemi più vivibili rispetto alle inquinatissime città cinesi.

“Abbiamo chiesto alla autorità di progettare un’intera città dove non c’è solo un grattacielo ma 100 o 200 palazzi di differenti dimensioni, tutti con alberi e piante sulle facciate – ha spiegato Boeri in un’intervista al ‘Guardian’ – Al momento stiamo lavorando in modo dettagliato sulla progettazione di tutte i diversi edifici. Penso che la costruzione possa iniziare alla fine di quest’anno ed entro il 2020 potremmo vedere la prima ‘città foresta’ in Cina”.

Di sicuro, si tratterebbe di un segnale di svolta importante per l’urbanizzazione del paese orientale, da tempo alle prese con il problema dell’inquinamento che caratterizza tutti i suoi maggiori centri urbani. Secondo i dati forniti dallo studio milanese, i due ‘boschi verticali’ di Nanchino saranno in grado di assorbire annualmente 25 tonnellate di biossido di carbonio e produrre ogni giorno 60 chili di ossigeno. Dall’altro canto, Boeri sa benissimo che non basta un progetto simile per risolvere una questione grave quanto annosa.

“Due torri in un contesto come quello di Nanchino sono chiaramente un piccolissimo contributo ma rappresentano un esempio. L’idea futura è quella di partire dai ‘boschi verticali’ per sviluppare centri urbani di dimensioni ridotte che possano rappresentare il futuro della Cina”, ha spiegato l’architetto. Intanto il primo insediamento si svilupperà a Luizhou, una città cinese di media grandezza da 1.5 milioni di abitanti nella zona montagnosa del sud della provincia di Guangxi. Il successivo, al momento per ancora non approvato, dovrebbe nascere vicino a Shijiazhuang, un polo industriale nel nord della cina che è al momento tra le dieci città più inquinate del paese”.

Fonte: stefanoboeriarchitetti.net

Se non ci sono ancora certezze definitive su quello che sarà realmente l’evoluzione del piano urbanistico, intanto Boeri ha apprezzato il possibile cambio di mentalità dell’amministrazione cinese. “Finalmente le autorità hanno capito che bisogna accettare un nuovo e più sostenibile progetto che esuli dalle incredibili megalopoli e punti su città di 100mila persone o meno, da realizzare seguendo i principi di architettura ecologica – ha spiegato l’architetto – Finora non hanno fatto che aggiungere nuove periferie alle città che già esistevano, creando situazioni a da incubo. Ora devono pensare ad un nuovo modello che non è semplicemente legato all’espansione e allargamento dei nuclei preesistenti ma alla costruzione di piccole città ecologiche“.

“Un progetto spettacolare? No, è la natura ad esserlo, anche semplicemente per l’idea di una costruzione che cambi colore con le stagioni: saranno le piante e gli alberi a caratterizzarla con la loro crescita e cambiamento continuo. Pensiamo e speriamo che questa idea del Bosco Verticale possa essere riprodotta ovunque. Per quanto mi riguarda, non ho problemi se qualcuno la copierà o ne farà una replica: spero semplicemente che quello che abbiamo fatto noi, sia utile per altri tipi di esperimenti simili”, ha concluso Boeri.

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