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Dal nucleo della Terra un segnale inquietante e misterioso: scoperta anomala al largo dell'Africa

Un segnale misterioso dal cuore della Terra: i satelliti lo hanno captato al largo dell’Africa. Cosa sta accadendo nel mantello terrestre?

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Un segnale gravitazionale anomalo è comparso improvvisamente al largo delle coste africane, al punto da essere riuscito a riaccendere l’interesse degli scienziati sulle dinamiche più profonde del nostro pianeta. Rilevato dai satelliti GRACE, il fenomeno sembrerebbe avere origine nelle viscere della Terra, là dove il mantello incontra il nucleo. Ma cosa si nasconde dietro questa misteriosa distorsione gravitazionale?

Il mistero del segnale che arriva dal nucleo della Terra: una distorsione lunga 7.000 chilometri

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Il segnale che sembra arrivare dal centro della Terra è stato registrato tra il 2006 e il 2008, con un picco nel gennaio 2007, in un’area di circa 7.000 chilometri sull’Oceano Atlantico orientale, al largo dell’Africa. I satelliti GRACE (Gravity Recovery and Climate Experiment), operativi tra il 2002 e il 2017, hanno rilevato una variazione anomala del campo gravitazionale terrestre: una distorsione così ampia da risultare unica nella storia delle osservazioni satellitari.

La scoperta è apparsa sulle pagine della rivista scientifica Geophysical Research Letters e ha immediatamente attirato l’attenzione della comunità scientifica. A rendere il fenomeno ancora più enigmatico è stata la coincidenza con un’altra anomalia, questa volta magnetica: un “jerk geomagnetico”, ovvero una brusca variazione del campo magnetico terrestre, registrata nella stessa area e nello stesso arco temporale.

A cosa è dovuto quel segnale? Non è dovuta all’acqua dell’Oceano

Secondo i ricercatori, la concomitanza dei due eventi — gravitazionale e magnetico — non può essere casuale. Gli autori dello studio ipotizzano infatti che entrambi possano essere il risultato di un processo geologico profondo e mai osservato prima.

Per verificare l’attendibilità dei dati, ad ogni modo, i ricercatori hanno inizialmente escluso le possibili cause superficiali, come movimenti di grandi masse d’acqua nell’Atlantico. Tuttavia, i modelli fisici si sono rivelati incapaci di riprodurre l’ampiezza e la tempistica dell’anomalia.

La quantità d’acqua necessaria per generare una variazione gravitazionale di simile portata sarebbe infatti irrealistica. Questa evidenza ha portato gli scienziati a scartare l’ipotesi oceanica e a rivolgere lo sguardo verso le profondità della Terra, dove le forze che muovono i continenti e generano il campo magnetico potrebbero nascondere la chiave del mistero.

Si tratta della traccia di un processo sconosciuto nel cuore del pianeta?

Le simulazioni e le analisi dei dati suggeriscono che l’origine del segnale sia da cercare vicino al confine tra il mantello inferiore e il nucleo terrestre, una regione estremamente calda e densa composta in gran parte da silicato di magnesio. Siamo a oltre 2.500 chilometri di profondità, in uno spazio nel quale avverrebbero complesse “transizioni di fase” tra due forme cristalline del minerale: perovskite e post-perovskite.

Gli scienziati ipotizzano che il segnale gravitazionale osservato possa essere stato prodotto proprio da una rapida ridistribuzione di massa dovuta a una di queste transizioni. In sostanza, un improvviso cambiamento nella struttura del minerale avrebbe alterato la densità locale del mantello, producendo un effetto gravitazionale misurabile anche in superficie.

Se confermata, questa scoperta potrebbe rappresentare la prima prova diretta di un fenomeno geologico di grande scala avvenuto nel cuore del pianeta, in grado di influenzare sia la gravità sia il magnetismo terrestre. Una sorta di “sussulto interno” che ricorderebbe, in chiave planetaria, un battito cardiaco geologico.

Il mistero resta però aperto: quanto sono frequenti queste ridistribuzioni di massa? E possono avere effetti osservabili anche in superficie, ad esempio sui terremoti o sulle variazioni del campo magnetico globale?

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