Fonte: ANSA

"Incredibile ma vero": l'asteroide Bennu contiene zuccheri e polvere di supernova

L'asteroide Bennu custodisce zuccheri vitali e polvere di stelle esplose: indizi preziosi su come la vita potrebbe essere nata.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Anche un piccolo asteroide può raccontare una storia enorme. E Bennu, un corpo primordiale del Sistema solare visitato dalla missione Osiris-REx della NASA, da questo punto di vista si è rivelato un vero scrigno cosmico del tesoro: nei suoi campioni sono state trovate tracce di molecole fondamentali e di materiali antichissimi, che potrebbero essere in grado di aprire tutta una serie di nuove finestre sull’origine della vita e sulla nascita stessa del nostro ambiente cosmico.

Zuccheri nello spazio: i mattoni chimici della vita nell’asteroide Bennu

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Le analisi dei campioni dell’asteroide Bennu, riportati sulla Terra nel 2023, hanno portato a una scoperta sorprendente. Al loro interno è stata riscontrata la presenza di zuccheri essenziali per i processi biologici.

I ricercatori hanno infatti identificato il ribosio, uno zucchero a cinque atomi di carbonio che costituisce l’ossatura dell’RNA, e il glucosio, ovvero lo zucchero a sei atomi di carbonio fonte di centrale di energia per la vita terrestre. E il fatto straordinario è che quest’ultimo non era ancora mai stato rilevato in un campione extraterrestre e questa è un’assoluta novità.

Sia chiaro, la presenza di questi zuccheri, da soli, non indicano la presenza di vita aliena, ma rafforzano un’idea fondamentale, quella di un quadro sempre più coerente: nel Sistema solare primordiale erano già diffusi molti dei “mattoni” chimici necessari alla biologia.

Già nei primi campioni di Bennu, infatti, erano già stati individuati amminoacidi, basi azotate e acidi carbossilici. La presenza del ribosio, unita all’assenza del desossiribosio (tipico del DNA), supporta l’ipotesi del cosiddetto “mondo a RNA”, secondo cui le prime forme di vita avrebbero utilizzato l’RNA come molecola principale per immagazzinare informazioni e catalizzare reazioni chimiche. Per metterla da un punto di vista più semplice, l’asteroide Bennu conserva in pratica quella che è una fotografia chimica di un’epoca in cui la vita non esisteva ancora, ma le sue premesse sì.

Gomma cosmica e polvere di stelle morenti: cos’altro c’è nell’asteroide Bennu

Ma le sorprese non finiscono qui. Un secondo studio ha individuato nei campioni di Bennu del materiale gommoso mai osservato prima nelle rocce spaziali. Si tratta di un insieme di molecole organiche complesse che potrebbe essersi formato durante il riscaldamento dell’asteroide “genitore” di Bennu, nelle primissime fasi della storia del Sistema solare. Questo materiale potrebbe aver avuto un ruolo nel favorire reazioni chimiche complesse, avvicinando ulteriormente il mondo inorganico a quello biologico.

Ancora più spettacolare è il risultato del terzo studio: Bennu contiene una quantità di polvere di supernova sei volte superiore a quella rilevata in qualsiasi altro campione analizzato finora. Questa polvere è il residuo delle esplosioni di alcune stelle morenti, che arricchiscono lo spazio di elementi pesanti. La sua abbondanza suggerisce che il corpo progenitore di Bennu si sia formato in una regione del disco protoplanetario particolarmente ricca di materiale stellare “riciclato”.

Praticamente, Bennu non è soltanto un asteroide, ma un vero e proprio archivio cosmico: conserva tracce di chimica prebiotica e di eventi stellari cataclismici. Studiarlo significa capire meglio non solo come potrebbe essere nata la vita sulla Terra, ma anche come l’eredità delle stelle abbia contribuito a renderla possibile.

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