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Italia, il dramma visto dal satellite su Alpi e Appennini

Le immagini satellitari più recenti mostrano pienamente gli effetti dell’inquinamento sulle cime italiane.

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Arrivano dai satelliti gli scatti più emozionanti, e insieme più drammatici, che mostrano le condizioni in cui versa lo Stivale. La bellezza dello sguardo dallo spazio, infatti, ci restituisce il fascino dell’Italia tanto quanto i problemi ambientali che l’affliggono. A inviare le ultime immagini è, in particolare, il satellite Sentinel-3A della missione Copernicus (gestita dalla Commissione Europea e dall’Agenzia Spaziale Europea) che lo scorso 11 aprile ha immortalato il nostro Paese.

In orbita dal febbraio 2016, il satellite ha come obiettivo – come riferisce la stessa ESA – quello di monitorare dinamiche su scala globale e fornire dati “per le previsioni meteo e oceaniche”. E tra un monitoraggio e l’altro, le immagini scattate sono l’occasione per contemplare lo stato del pianeta, con i suoi aspetti positivi e anche quelli negativi (vedasi alla voce: conseguenze dell’inquinamento).

L’Italia vista dall’alto – a 800 chilometri di quota, riferisce fanpage – è stata fotografata quasi senza nuvole se non uno strato sottile sulla Sardegna, permettendo così uno sguardo d’insieme letteralmente mozzafiato. Eppure, a emergere dalla fotografia satellitare non è solo la bellezza della penisola ma anche l’impatto devastante che le attività umane hanno determinato sul territorio. E anche i social hanno sollevato il problema, che coinvolge soprattutto Alpi e Appennini.

Tanto la dorsale che si snoda dal Nord al Sud quanto l’arco alpino mostrano la sostanziale assenza di neve e, di conseguenza, la scarsità d’acqua nei pochi bacini lacustri montani. Le nevi, anzi, risulterebbero presenti solo a quote abbondantemente superiori ai duemila metri. Lo spazio per i ghiacciai e i nevai si sta riducendo sempre di più sull’intero territorio nazionale, determinando squilibri ambientali notevoli.

Prendendo come esempio la Marmolada, il ghiacciaio di oggi confrontato con le immagini di inizio Novecento rivela una riduzione drammatica della sua massa che supera l’85%. E gli esperti parlano di una possibilità di sopravvivenza dello stesso fino a un massimo di tre decenni.

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