Pesce, scatta il divieto: non si può mangiare se proviene da qui

L'area degli sversamenti dell'acqua utilizzata nell'incidente di Fukushima e il divieto di acquistare pesce proveniente dalla zona. Scopri la verità.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Vi ricordate l’incidente nucleare di Fukushima del 2011, quando in seguito ad un tremendo tsunami i cuori di tre reattori della centrale giapponese entrarono in funzione e furono raffreddati grazie ad enormi quantità di acqua? Ebbene, quest’acqua contaminata, rimasta immagazzinata per 12 anni all’interno della centrale, ha fatto scattare il divieto di mangiare pesce proveniente dall’area. In che modo è accaduto? Andiamo a scoprirlo insieme.

Il governo del Giappone ha cominciato a sversare l’acqua contaminata di Fukushima nell’oceano

Andiamo con ordine. A partire dallo scorso 24 agosto, il governo giapponese ha dato il via allo sversamento dell’acqua contaminata utilizzata per la centrale nucleare di Fukushima nelle acque del Pacifico. Quest’acqua, in realtà, è già stata trattata appositamente per eliminare gran parte delle scorie presenti al suo interno, ma sembra che tutto ciò non sia bastato.

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L’elemento radioattivo del trizio (o idrogeno-3) è presente in quest’acqua a dosi concentrate, sebbene conformi alle dosi di sicurezza per la radioattività dell’acqua. Quindi, lo stesso sversamento dovrebbe essere piuttosto sicuro.

Tuttavia, i paesi vicini al Giappone non hanno preso bene l’iniziativa di Tokyo e hanno deciso di passare alle contromisure.

Pesce proveniente da acque radioattive? Il divieto di consumo

Sia in Cina che in Corea del Sud, le proteste contro la decisione del governo giapponese sono state piuttosto veementi sia da parte della politica che della cittadinanza attiva, tanto che Pechino ha deciso di passare alle contromisure più pesanti.

La Cina ha infatti inasprito le restrizioni commerciali nei confronti del Giappone, sospendendo l’importazione di pesce e di tutti i prodotti ittici provenienti dalle sue acque. Un vero e proprio divieto sul pesce di origine nipponica.

Pericolo per il pesce in vendita in Italia?

Per quanto riguarda l’Italia, nonostante non sia stato posto alcun divieto all’importazione di pesce dal Giappone, i consumatori possono stare piuttosto tranquilli.

Secondo l’Osservatorio di Italmercati, nel nostro paese anche i ristoranti giapponesi si approvvigionano sul mercato interno e, a quanto pare, anche se l’80% proviene dall’estero, pochissimo del pesce in vendita in Italia arriva dal Giappone o dall’area dello sversamento.

Gli esperti assicurano che trovarlo è come cercare un ago in un pagliaio. Secondo un’elaborazione di Coldiretti su dati Istat, nel 2022 sono arrivati dal Giappone 123mila chili di pesce, appena lo 0,02% di tutti i prodotti ittici importati.

C’è davvero pericolo di consumare pesce radioattivo?

Al momento, a quanto pare, i pericoli sul pesce proveniente dal Giappone (anche dall’area correlata allo sversamento delle acque utilizzate nell’incidente di Fukushima) sarebbero vicinissimi allo zero.

Non esiste, almeno nel nostro Paese, alcuna emergenza correlata ad ipotetico pesce radioattivo giapponese, tanto è vero che nemmeno l’Unione Europea ha preso alcun provvedimento in merito.

Possiamo quindi andare tranquillamente nella nostra pescheria di fiducia a comprare i prodotti che più ci piacciono (e che fanno tanto bene alla nostra salute). Magari, invece di scegliere prodotti importati, proviamo ad acquistare prodotti nazionali, magari uscendo un po’ dai classici canoni del salmone, del nasello e del merluzzo.

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