Con la primavera e l’estate nei boschi italiani riappare una presenza tanto affascinante quanto insidiosa: quella delle processionarie. Si tratta di larve di lepidotteri che si muovono in fila ordinata lungo sentieri, tronchi e rami, creando scenari apparentemente innocui ma che nascondono gravi rischi per la salute umana e animale. Non solo la più nota processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa), ma anche la meno conosciuta — e forse più pericolosa — processionaria della quercia (Thaumetopoea processionea) è ora sotto osservazione.
- Come riconoscere le larve e i loro nidi
- Perché sono pericolose per l’uomo e gli animali
- Come proteggersi e cosa fare in caso di sintomi
- Un fenomeno in espansione, anche a causa del clima
Come riconoscere le larve e i loro nidi
Le larve della processionaria si distinguono per il corpo ricoperto da peli urticanti e per il comportamento “in processione”, ovvero il movimento ordinato in fila. La specie del pino è visibile già a fine inverno, con i caratteristici nidi bianchi appesi ai rami delle conifere. Al contrario, quella della quercia è più discreta: depone le uova sulla corteccia degli alberi, spesso nella parte esposta a sud, da cui emergono le larve in aprile. Queste ultime si muovono al crepuscolo e di notte, costruendo nidi compatti sulle cortecce e nutrendosi delle foglie, provocando gravi danni alla vegetazione.
Perché sono pericolose per l’uomo e gli animali
Il vero pericolo non viene tanto dai morsi o dalle punture, quanto dai peli urticanti che ricoprono il corpo delle larve. Questi filamenti microscopici si staccano facilmente e possono essere trasportati dal vento fino a 200 metri. Al contatto con la pelle o le mucose, causano reazioni allergiche anche gravi: dermatiti con prurito intenso, bolle, infiammazioni oculari e, nei casi più seri, difficoltà respiratorie. I bambini, i ciclisti e i proprietari di animali domestici sono tra i soggetti più esposti. Anche i cani rischiano moltissimo se annusano o ingeriscono le larve: in questi casi è necessario l’intervento immediato di un veterinario.
Come proteggersi e cosa fare in caso di sintomi
Prevenzione e consapevolezza sono le prime forme di difesa. Se ci si addentra in boschi di querce o pinete tra la primavera e l’inizio dell’estate, è consigliabile indossare abiti lunghi, cappello e copricollo. È importante evitare le zone dove si avvistano nidi o larve e, nei pressi di aree colpite, sospendere attività come la falciatura dell’erba o la raccolta delle foglie, che potrebbero sollevare i peli urticanti presenti a terra.
In caso di contatto, la prima cosa da fare è evitare di grattarsi. È utile fare una doccia subito, cambiare gli abiti (maneggiandoli con guanti) e lavarli a temperature superiori ai 60°C. I sintomi più lievi possono essere gestiti con antistaminici e pomate lenitive, ma se si avvertono problemi respiratori, gonfiore esteso o forti reazioni cutanee, è fondamentale rivolgersi a un medico.
Un fenomeno in espansione, anche a causa del clima
Negli ultimi anni, le processionarie hanno esteso il proprio areale anche in zone dove prima erano rare. Il motivo? Gli inverni sempre più miti legati al cambiamento climatico, che riducono la mortalità delle larve nei mesi freddi. Il fenomeno preoccupa sia per l’impatto ambientale — le defogliazioni degli alberi sono spesso estese — sia per quello sanitario. Saper riconoscere i segni della loro presenza e comportarsi con prudenza è oggi essenziale per godersi in sicurezza una passeggiata nei boschi o una pedalata immersi nella natura.