Quante volte vi è capitato di dover uscire dalla vasca, la piscina, l’idromassaggio o magari interrompere un bagno al mare perché vi siete ritrovati con le dita raggrinzite e rugose? Spesso tendiamo a mettere in guardia anche i più piccoli su questo “pericolo” derivante dalla prolungata permanenza in acqua.
Quando immerse troppo a lungo in acqua, le dita diventano un po’ come spugne e compaiono delle grinze più o meno evidenti che potremmo essere portati a pensare danneggino la nostra pelle.
Ma vi siete mai chiesti se quest’effetto è solo dovuto all’acqua oppure se dietro la trasformazione delle dita di mani e piedi a contatto con essa sia da rintracciare una ragione evolutiva? A questa domanda hanno cercato di rispondere alcuni ricercatori dell’università britannica di Newcastle, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista della Royal Society Biology Letters.
Gli scienziati hanno condotto l’esperimento dividendo i volontari in due gruppi. La prova consisteva nell’afferrare le biglie immerse in una bacinella d’acqua, farle passare attraverso una fessura molto stretta e poi depositarle in un altro contenitore: un gruppo aveva già le dita raggrinzite perché le aveva messe a mollo precedentemente, l’altro gruppo invece aveva le mani completamente asciutte.
Ebbene al termine dell’esperimento è emerso che chi aveva già le dita grinzose non ha mostrato alcuna difficoltà nel manipolare i piccoli oggetti bagnati conducendo la prova nel migliore dei modi; chi al contrario aveva le mani asciutte ha fatto molta fatica nel prendere e tenere le biglie senza che cadessero.
La conclusione a cui sono arrivati gli esperti è chiara. Gli uomini dell’antichità svilupparono questa caratteristica per sopravvivere e reperire più velocemente cibo sott’acqua o in ambienti particolarmente umidi: le rughe sui polpastrelli delle dita, infatti, rendono la superficie epiteliale ruvida e più adatta a mantenere il contatto e la presa con oggetti soprattutto di piccole dimensioni.