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Se usi troppo le infradito potresti finire dal podologo: ecco il motivo

Infradito: simbolo d’estate ma nemiche dei piedi? I consigli degli esperti per indossarle senza rischi

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Sono colorate, leggere, informali: le infradito sono un’icona dell’estate. Le si infila al volo e via, verso la spiaggia o una passeggiata sul lungomare. Sembrano la calzatura perfetta per le giornate calde. Eppure – avvertono i podologi – se indossate troppo a lungo possono trasformarsi in una piccola trappola per la salute dei piedi, delle gambe e quindi della schiena.

Non tutte le infradito, però, sono da demonizzare: scegliendo con cura materiali e modelli, e limitandone l’uso, possono restare un alleato di stile senza diventare un problema.

Il tallone sotto stress

Uno degli aspetti più critici delle infradito è la totale assenza di drop, cioè la differenza di altezza tra tallone e avampiede. Nelle scarpe da ginnastica il dislivello è di circa 10 millimetri, nelle infradito è pari a zero. Con il tempo, l’usura del tallone peggiora la situazione, lasciandolo più basso rispetto all’avampiede. Questo provoca uno stress continuo sulla fascia plantare, il legamento che collega il tallone alle ossa dell’avampiede. Risultato: dolore al tallone, fascite plantare e metatarsalgia.

Chi passa bruscamente dalle scarpe primaverili, più strutturate, alle infradito sottili rischia ancora di più: i piedi non hanno il tempo di adattarsi e il dolore arriva prima.

Riflessi su gambe e schiena

Il piede è la base del nostro corpo. Se la postura è alterata da una calzatura inadeguata, i riflessi si fanno sentire anche più in alto. “Camminare a lungo con scarpe piatte e senza sostegno può provocare tensioni ai polpacci e alla schiena”, avverte Magalini.

Insomma, il disagio non si ferma al piede: anche chi soffre di lombalgia o dolori articolari dovrebbe pensarci due volte prima di infilare le infradito per un’intera giornata.

Quanto lavorano le dita

Un altro effetto collaterale riguarda la posizione delle dita. Per evitare che la ciabatta scivoli via – problema comune soprattutto con i modelli in gomma che fanno sudare – le dita restano costantemente contratte.

A lungo andare può insorgere la deformazione nota come “dita a martello”, in cui le dita rimangono piegate ad artiglio. Una condizione dolorosa che può rendere difficile anche indossare scarpe chiuse. Nei casi più gravi, l’unica soluzione è l’intervento chirurgico.

E non finisce qui: il tallone libero aumenta il rischio di inciampare o slogarsi una caviglia. Non a caso, i podologi consigliano di non usare le infradito per camminare su terreni sconnessi o per lunghi tratti.

Irritazioni e vesciche

La suola piatta e i pochi punti di contatto con il piede aumentano lo sfregamento. Il risultato è rapido: rossori, vesciche e calli. Se la vescica si rompe, si apre la porta a infezioni da batteri, virus o funghi (tra cui il classico piede d’atleta). Per chi soffre di diabete il rischio è ancora più serio: le lesioni si rimarginano con difficoltà e possono complicarsi velocemente. Anche il materiale conta: plastica e gomma scadenti aumentano sudorazione e attrito, facilitando irritazioni.

Per i bambini è meglio di no

Per i più piccoli, le infradito sono quasi sempre una scelta sbagliata. Le dita corte non permettono di trattenerle, i legamenti sono ancora poco solidi e il piede ha una naturale tendenza al valgismo (verso l’interno) fino ai tre anni.

Risultato: i bambini rischiano cadute frequenti, sono limitati nei giochi e abituano i piedi a una postura innaturale. Meglio sandali sportivi o scarpe leggere, con pianta larga e numero adeguato.

Nonostante i rischi, le infradito non vanno bandite del tutto. Il consiglio dei podologi è di usarle solo per brevi tratti e a sceglierle con attenzione. Alcuni materiali più sicuri sono il caucciù, il cuoio, il legnococco o paglia. Meglio evitare i modelli troppo sottili, di plastica economica, che si consumano presto e offrono zero sostegno.

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