Da secoli l’umanità è affascinata dall’idea della fine del mondo. Ogni epoca ha avuto le sue date “segnate” sul calendario, spesso legate a interpretazioni religiose o astronomiche. Una delle più discusse degli ultimi anni è il cosiddetto Revelation 12 Sign, una teoria nata online che ha acceso la fantasia di gruppi cospirazionisti e curiosi.
Secondo i sostenitori di questa visione, il 23 settembre sarebbe il giorno in cui il cielo annuncerà la seconda venuta di Gesù Cristo. Ma da dove nasce questa credenza? E perché, nonostante le smentite di studiosi e teologi, continua a circolare in rete?
- Una profezia dall’Apocalisse di Giovanni
- Il legame con il cielo: la costellazione della Vergine
- La teoria delle due fasi: rapimento e tribolazioni
- Un’interpretazione respinta dalle comunità cristiane
- Le origini moderne del Revelation 12 Sign
- Tra mito e psicologia collettiva
Una profezia dall’Apocalisse di Giovanni
Il punto di partenza si trova nella Bibbia, più precisamente nel Libro dell’Apocalisse, capitolo 12. L’apostolo Giovanni racconta la visione di “una donna vestita di sole, con la luna ai suoi piedi e una corona di dodici stelle sul capo”.
Per secoli i teologi hanno interpretato questa immagine come un simbolo spirituale: la Chiesa, la Vergine Maria, oppure una rappresentazione della lotta tra il bene e il male. Tuttavia, alcuni lettori moderni hanno scelto una via diversa, legando quelle parole non alla metafora religiosa, ma a un presunto allineamento astronomico.
Il legame con il cielo: la costellazione della Vergine
Secondo i sostenitori del Revelation 12 Sign, la “donna vestita di sole” corrisponde alla costellazione della Vergine attraversata dal Sole. La Luna, in quei giorni, si troverebbe ai suoi “piedi”. La corona di dodici stelle, invece, sarebbe formata dalle nove stelle della costellazione del Leone, alle quali si aggiungerebbero i pianeti Mercurio, Venere e Marte.
Un allineamento che, secondo i cospirazionisti, non sarebbe casuale, ma il segnale del compimento di una profezia biblica: il ritorno di Gesù e l’inizio della fine dei tempi.
La teoria delle due fasi: rapimento e tribolazioni
Nei forum e nei siti che sostengono questa lettura, la profezia non riguarda soltanto un singolo evento, ma si articola in due fasi. La prima sarebbe il rapimento dei giusti: i cristiani che hanno condotto una vita senza peccato verrebbero portati in cielo da Cristo.
La seconda fase, molto più drammatica, prevede sette anni di tribolazioni sulla Terra, durante i quali l’Anticristo regnerebbe diffondendo distruzione e sofferenza tra gli esseri umani. Una narrazione che mescola riferimenti biblici, interpretazioni simboliche e scenari da romanzo apocalittico.
Un’interpretazione respinta dalle comunità cristiane
È importante sottolineare che la grande maggioranza delle chiese cristiane non riconosce alcuna validità a questa teoria. Per i teologi, il passo dell’Apocalisse non ha nulla a che vedere con l’astrologia o con gli allineamenti planetari. La visione di Giovanni, infatti, è tradizionalmente considerata un linguaggio simbolico, non un “codice” astronomico.
Anzi, la maggior parte delle comunità religiose mette in guardia dal dare credito a questo tipo di interpretazioni, che rischiano di ridurre un testo sacro a un oroscopo celeste.
Le origini moderne del Revelation 12 Sign
Nonostante ciò, il Revelation 12 Sign è riuscito a farsi strada grazie a internet. La prima versione della teoria è apparsa nel 2011 su YouTube, in un video dell’americano William Tapley intitolato Stellarium. Nel tempo, Tapley ha raccolto una piccola comunità di seguaci, e la teoria ha guadagnato visibilità fino ad arrivare persino su Wikipedia.
Come spesso accade con le previsioni apocalittiche, la data annunciata è passata senza eventi straordinari. Eppure, l’idea non è mai scomparsa del tutto: continua a riemergere ciclicamente, alimentata dal fascino che esercitano i misteri biblici e dalla potenza virale delle piattaforme online.
Tra mito e psicologia collettiva
Perché teorie come questa riescono a sopravvivere anche quando vengono smentite dai fatti? La risposta sta probabilmente nella psicologia collettiva: l’essere umano è naturalmente attratto dal mistero e dalla possibilità di dare un senso a fenomeni complessi attraverso simboli.
Il timore della fine del mondo, inoltre, accompagna l’umanità da millenni. Cambiano i calendari e le profezie, ma il bisogno di credere a un disegno più grande resta sempre presente.