Straziante monologo di Paola Cortellesi sulla violenza alle donne

L'omicidio di Giulia Cecchettin ha segnato tutti. Qualcuno ha riscoperto un monologo di Paola Cortellesi sul tema della violenza sulle donne.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

L’omicidio di Giulia Cecchettin ha risvegliato il dibattito sul tema della violenza sulla donne e del femminicidio, portando anche di nuovo in voga una serie di monologhi e pezzi teatrali sull’argomento. Tra questi, in molti hanno voluto riproporre un vecchio monologo di Paola Cortellesi, portato in televisione nel 2016 durante la trasmissione Laura & Paola, andata in onda su Rai Uno.

L’attrice e regista romana, portò in scena una piccola pièce in coppia con Claudio Santamaria: la storia di Valentina e Giorgio, una coppia che si è conosciuta quando i due erano bambini fino a fidanzarsi e poi a sposarsi, fino ad un finale per fortuna meno tragico di come sarebbe potuto essere. In una storia che, a differenza di quello che è successo a Giulia, termina con un lieto fine.

Il dialogo “Valentina e Giorgio” di Paola Cortellesi e Claudio Santamaria sul tema della violenza sulle donne

Andiamo dunque a vedere la parte finale del dialogo tra i due in tutta la sua crudezza, oggi che è stato riportato in auge dal popolo del web. Prima di cominciare, sappiate che nella prima parte Valentina e Giorgio si conoscono, si piacciono e si innamorano. Tutto è meraviglioso. Ad un certo punto, dopo sposati, la musica però cambia:

Valentina: “Mi chiamo Valentina e credo nell’amore. Era nervoso, ma è il carattere suo, magari me la sò cercata, è solo colpa mia. Che poi mi ha chiesto scusa, mi ha regalato un mazzo di rose e mi ha giurato che non lo rifà più. Certo che con quelle manone, ogni volta mi fa vedere le stelle. Comunque, il lavoro mo’ l’ho lasciato, così lui non si dispiace”.

Giorgio: “Tu forse non l’hai ancora capito che sei mia? Sei mia! E devi fare quello che dico io. È meglio che te lo metti bene in testa altrimenti non lo so come va a finire

Valentina: “Mio marito mi mette le mani addosso abitualmente. Se mi trucco troppo un ceffone, se mi vesto bene un ceffone, anche se lo faccio per lui. La mattina spero che non si sveglia storto altrimenti sennò la sera sò dolori. Non me l’ero immaginato così…”

Valentina: “Mi chiamo… nemmeno me lo ricordo più, come mi chiamo”.

Giorgio: “La str…a un giorno è andata dalle guardie, dice che je meno, dice che le faccio addirittura la violenza psicologica. I lividi e i bozzi se li è fatti da sola. È lei che sta in torto, è lei che mi ha ingannato. Io pensavo di sposare una brava ragazza, non una che c’ha i grilli per la testa”.

Valentina: “Non è colpa tua, così mi hanno detto, non è colpa tua. Mi hanno detto così”.

Giorgio: “Te la sei cercata”.

Valentina: “Non è colpa mia”.

Giorgio: “Quando torniamo a casa, te lo faccio capire a calci!”

Valentina: “Non è colpa mia”.

Giorgio: “Dove, stai? Dove ca..o stai? Dove sta?”

Valentina: “Io forse ho sbagliato a sognare Candy Candy e Julia Roberts, ma non ho sbagliato quel giorno ad andarmene via”.

Giorgio: “Amò? Amò? Amò?”

Valentina: “Non è colpa mia, non è colpa mia. Mi chiamo Valentina e credo nell’amore”.

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