Nella costellazione di Cefeo, a circa 8mila anni luce dalla terra, c’è una struttura di gas e polveri che sembra quasi prendere vita, come se fosse un personaggio uscito da una qualche fiaba cosmica e romantico-fantascientifica. Stiamo parlando della Nebulosa Mago. Essa altro non è se non un ammasso di idrogeno ionizzato, anche se – dalle immagini più recenti – emerge dal buio come una figura luminosa dello spazio profondo. E sembra quasi in grado di essere sul punto di compiere un qualche incantesimo.
- La Nebulosa Mago che “prende forma”: scienza, distanze e la sfida degli astrofotografi
- La magia nella pratica: la foto di Alessandro Nobili e il racconto di una notte speciale
La Nebulosa Mago che “prende forma”: scienza, distanze e la sfida degli astrofotografi
La Nebulosa Mago – ufficialmente denominata NGC 7380 – non possiede solo un nome evocativo, ma è un oggetto astronomico reale e complesso: una regione H II, cioè una nube di idrogeno ionizzato scolpita dai venti stellari generati da giovani stelle in formazione. È un ammasso aperto di “appena” 12 milioni di anni, con un’estensione di circa 25 anni luce, situato fra 8.000 e 9.000 anni luce da noi.
La sua forma peculiare ha conquistato da tempo gli astrofili di tutto il mondo: basta un’immagine ad alta risoluzione per distinguere il profilo di un “mago” con cappello a punta, lunga veste e un braccio proteso in avanti, come se stesse lanciando un incantesimo cosmico.
Una silhouette che non nasce dal caso, ma dalle dinamiche fisiche dei flussi di gas caldo modellati dalla nascita delle stelle. È ciò che accade nelle regioni dove l’idrogeno atomico, investito dalla radiazione ultravioletta delle stelle neonate, si ionizza e brilla di un rosso acceso.
Tra gli oggetti del cielo profondo, NGC 7380 non è dei più semplici da catturare: dimensioni relativamente ridotte, luminosità non eccezionale e la necessità di lunghi tempi di posa la rendono una vera prova di abilità. Non sorprende che molte sue elaborazioni abbiano vinto l’Astronomy Picture of the Day della NASA, confermando quanto sia amata e ricercata dagli appassionati.
La magia nella pratica: la foto di Alessandro Nobili e il racconto di una notte speciale
Tra i più recenti contributi che hanno rilanciato la fama della Nebulosa Mago c’è il lavoro dell’astrofotografo Alessandro Nobili. La sua immagine, ottenuta con un telescopio puntato verso Cefeo in una notte di novembre, dimostra quanto l’astrofotografia possa essere insieme uno strumento scientifico ma anche arte e meraviglia.
Nobili stava testando un nuovo filtro duoband, pensato per isolare le emissioni dell’idrogeno ionizzato, quando ha scelto di dedicarsi a NGC 7380. Il risultato è sorprendente anche perché ottenuto in condizioni non ideali: Luna quasi piena (98,5%) e un cielo di classe Bortle 8, quindi molto inquinato dalla luce artificiale. Eppure, la silhouette dello “stregone” emerge con straordinaria nitidezza.
Gli scatti, realizzati nella zona di Ciampino il 4 novembre, rivelano dettagli tipici soltanto delle lunghe elaborazioni digitali: sfumature delicate, contrasti nei filamenti di gas e la forma iconica del mago che sembra muoversi nella nube. Ore di lavoro di post-produzione hanno permesso di trasformare i dati grezzi in un’immagine finale che mette in evidenza la struttura tridimensionale della nebulosa.
L’aspetto più curioso è che, secondo Nobili, sembra quasi che la nebulosa “si riveli da sé”. Una percezione che conoscono bene gli astrofotografi: quando l’immagine inizia a emergere dal rumore di fondo, la sensazione è quella di assistere a un racconto che prende forma lentamente, pixel dopo pixel. Non è un caso che lo stesso autore abbia voluto affiancare alla foto una piccola fiaba cosmica, immaginando la Nebulosa Mago come ciò che resta del sacrificio di Astérion, un mago stellare che avrebbe sigillato una frattura nel cosmo per salvare le stelle dal caos primordiale.