DMC dei Run-DMC in esclusiva: “Farò un remix di Young Signorino”

Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con il leggendario Darryl McDaniels dei Run-DMC, parlando di politica, del suo periodo nero e di fumetti.

11 Luglio 2018

Ci sono miti che camminano, cadono e poi si rialzano, proprio come fanno gli uomini. Uno di questi è Darryl McDaniels, il leggendario MC degli altrettanto leggendari  Run-DMC.

Non a caso, la golden age dell’hip hop viene storicamente fatta iniziare  proprio nel 1986, con la pubblicazione dell’album “Raising Hell”. Era l’epoca dei Run DMC, il gruppo composto da Darryl McDaniels, Joseph Simmons e Jason Mizell. Sono loro ad aver plasmato e soprattutto definito la direzione del genere hip-hop negli anni a venire, cambiando le carte in tavola e i cliché fino ad allora mai sdoganati, per esempio quello di mescolare generi che si erano sempre scrutati in cagnesco. Quando Eminem ha introdotto i Run-DMC nel 2009 alla Rock and Roll Hall of Fame, li ha definiti “qualcosa di duro, qualcosa di pericoloso, qualcosa di bello e qualcosa di unico. Sono stati i primi attori del rap…sono come i Beatles”.

I Run DMC sono stati la prima band ad aver curato in maniera quasi maniacale la qualità degli album anziché lanciare singoli a raffica, come avevano fatto i rapper fino ad allora. Sono stati anche il primo gruppo hip hop ad aver vinto un disco d’oro (nel 1984 per “Run–D.M.C.”), un disco di platino e un multiplatino. Sono stati i primi ad aver trasmesso un video rap per MTV, ad essersi aggiudicati un Grammy e ad essere comparsi sulla copertina di Rolling Stone. Serve altro? Forse sì, la frase che ha detto Busta Rhymes per definirli: “I Run-DMC non hanno cambiato solo la musica, i Run-DMC hanno cambiato tutto”.

Dopo la morte – peraltro avvenuta per arma da fuoco – del collega e membro dei Run-DMC, Jam Master Jay, Darryl McDaniels ha oggi intrapreso una carriera da solista che non lo vede ancorato solo all’universo della musica. Moltissimi progetti in cantiere e diversi piani per il futuro, tra cui la continuazione del lavoro nel mondo del cinema e del fumetto.

Eppure, la vita di Darryl McDaniels negli ultimi anni non è stata per niente semplice. Problemi di depressione, aggravati dall’uso di alcol e sostanze stupefacenti hanno rischiato di non farlo più risalire dal baratro in cui era piombato. Grazie alla sua tenacia e all’aiuto dei suoi cari si è però rialzato in piedi ed è tornato più forte di prima. Con ancora la voglia di fare musica e spaccare il mondo dello show business, troppo dedito oggi all’immagine e alla cura dell’aspetto economico a discapito di quello artistico.

Abbiamo intrapreso con Darryl  una lunga chiacchierata in esclusiva nella quale abbiamo parlato senza filtri di tutta la sua carriera artistica e anche della sua vita privata. Con una piccola sorpresa finale che potrebbe rivelarsi uno scoop.

darryl mcdaniels Fonte: Getty

Ciao Darryl. Innanzi tutto: come stai oggi?

Sto davvero bene, oggi. Quello che voglio che le persone sappiano è che ho lottato molto contro la depressione, l’alcolismo e l’abuso di droga e che se mai dovesse capitare anche a qualcuno di voi, potete e dovete chiedere aiuto! Non c’è niente di male nel chiedere aiuto per un problema, perché è molto probabile ci sia una soluzione di qualche tipo, così com’è stato per me. Quando ho provato ad auto-medicarmi anziché chiedere aiuto ad un dottore o ad uno psicologo, è successo che poi ho iniziato a bere e sono dovuto andare in un rehab per smettere. Ma quando ero in rehab per smettere di bere, ho iniziato ad assumere sostanze, che è quanto di più dannoso un uomo possa fare a se stesso. Per cui, la cosa migliore da fare quando avete qualunque tipo di problema, è chiedere aiuto.

Che bello sentire da te queste parole, Darry! Cambiamo argomento: prima di essere un MC, hai iniziato la tua carriera nella musica come dj. Mi piacerebbe approfondire proprio questo passaggio dal producing al rapping.

Diciamo che quando ho iniziato come dj è stato solo “per colpa” del grande Grandmaster Flash. Non avevo la minima idea di come lui facesse a scratchare o a fare i cuttingra: era un’epoca in cui non esistevano i video, io vivevo nel Queens e non ero mai stato ad Harlem e quindi non sapevo esattamente cosa facesse un dj. Era circa il 1978, io e mio fratello abbiamo comprato due piatti e abbiamo iniziato – sperimentando – a mixare un po’ di roba. E’ stato solo dopo aver fatto un po’ di pratica che sono riuscito a capire effettivamente cosa facesse Grandmaster Flash. Riuscivo a fare quello che faceva lui ed ero davvero felice di questo: non pensavo agli altri, non pensavo che un giorno sarebbe stato per me un lavoro, che avrei avuto una carriera. Ero felice e lo facevo, basta. E così è stato per il rap: tutti avevano iniziato a fare rap per diletto e anch’io così ho fatto. Ma fare rap per diletto – con il tempo – mi ha fatto capire che avrei davvero voluto essere un MC nella vita. La vera ragione per cui mi piaceva fare rap era perché mi faceva sentire come un supereroe, fluttuare in aria e volare nella notte come fa Superman, come fossi in un fumetto. La cosa che mi piace di un MC – a differenza di un dj che mette i pezzi – è quella di poter raccontare delle storie, anche personali. E questa era una grande opportunità che avevo di esprimere me stesso.

run dmc live Fonte: getty

I Run-DMC sono stati il primo gruppo hip hop a vincere un disco d’oro, un disco di platino e un “multiplatino”, oltre a essere i primi rapper ad avere un video trasmesso su MTV e a comparire sulla copertina di Rolling Stone. Cosa significava negli anni ’80 abbattere le barriere raziali tra rock e rap?

Non è stato calcolato, non è stato qualcosa che eravamo consapevoli di fare. Prima di fare rap, era impossibile andare in uno studio di registrazione: non c’erano i soldi per pagarlo e per questo i dj stavano per strada. Mettevano canzoni di James Brown o anche un po’ di disco music, che la gente all’epoca odiava, ma che la cultura hip-hop amava alla follia in quanto musica di rottura con l’R’n’B, il folk e il jazz. E poi mettevano anche un sacco di musica rock, per questo quando i Run-DMC hanno iniziato a registrare erano grandi fan del rock, essendo cresciuti musicalmente con quella musica: Harry Chapin, i Led Zeppelin, i Beatles e i Rolling Stones. Quando stavamo iniziando a produrre musica con i Run-DMC, ho detto: “Dobbiamo assolutamente creare un beat che sia rock”. Ed ecco che abbiamo registrato “Rock Box”, che è stata la prima canzone rock-rap della storia e abbiamo anche girato un video di questo brano, che è piaciuto così tanto da essere stato passato su Mtv. Era il 1984. L’anno dopo, nel ’85, abbiamo fatto un video dal titolo “The King Of Rock” e questo è stato il brano che realmente ha inaugurato questa congiunzione tra il rap e il rock, che fino all’epoca erano rimaste due entità separate. Poi, il colpo di grazia vero e proprio è arrivato nel 1986 con “Walk This Way”, che abbiamo prodotto insieme agli Aerosmith. In quel preciso momento, abbiamo cambiato il mondo della musica.

Veniamo un attimo in Italia, visto che hai collaborato alla traccia “Forever Jung” nell’album “Prisoner 709” del nostrano Caparezza. Com’è nata questa collaborazione?

Un manager qui negli Usa conosceva qualcuno in contatto con lui, io stavo collaborando con un sacco di grandi artisti, avevo lavorato con Sammy Hagar, con Van Halen, con Travis Barker. Per cui, mi hanno chiesto se volevo entrare in contatto con questo artista che voleva collaborare con me in Italia. Mi hanno detto che era uno dei rapper più famosi nel vostro Paese, ma a me non interessava della fama, gli ho chiesto solo se era bravo e lui mi ha risposto che era un fenomeno, un artista stupefacente. La prima cosa che gli ho detto a quel punto, è stata: “Ok, mandami le sue robe da ascoltare!”. Ho sentito la sua musica per un quarto d’ora mentre ero in studio, sono tornato da lui e gli ho detto che sarebbe stato un onore per me lavorare con Caparezza, perché ho apprezzato la sua musica e anche la sua cultura.

Conosci altri artisti italiani?

No, anche se dopo questa collaborazione con Caparezza un sacco di gente ha iniziato a inviarmi materiale o a presentarmi ad altri artisti italiani. Devo dire comunque – da quello che ho ascoltato anche quando sono venuto a suonare in alcuni festival italiani – che avete un sacco di talenti interessanti.

Parliamo un po’ dei soldi: all’inizio nel rap erano più una rivalsa nei confronti della società, oggi sembra siano più una virtù, una conditio sine qua non, in particolare nella musica trap. “Annego il dolore nei soldi”, recita una traccia di 21 Savage, tendendo quasi al nichilismo.

Qualunque cosa che sia legata all’arte, alla creatività, all’ispirazione o alla motivazione – in qualsiasi cultura – viene “inquinata” e distrutta ogni qual volta l’uomo ci crea sopra un business. E il vero dramma è quando il business diventa la prima priorità: sembra che oggi a nessuno importi niente dell’arte e della responsabilità di questa, l’unica cosa che importa è fare soldi. Questo vale per il pop, per il rock e anche – ovviamente – per l’hip-hop. Il rap è diventato pigro: non c’è innovazione, non c’è motivazione e non c’è ispirazione. Quando iniziano ad essere prodotti un sacco di soldi, diventa tutto banale, tutto noioso. Se guardo al mercato dell’hip-hop oggi, ci sono un sacco di potenzialità, ma è tutto così noioso perché suona allo stesso modo e le radio passano sempre le stesse cinque canzoni degli stessi cinque artisti. “Oh, sei diventato una celebrità, sei ricco e fortunato”, ma la ricchezza e la fortuna senza intenzione e direzione, distruggono la cultura. Abbiamo bisogno che questa nuova generazione di rapper, soprattutto quelli più giovani, non abbiano paura di osare, di avere un sound diverso e uscire fuori con nuove idee e nuovi concept. Oltre a questo, l’hip-hop sta avendo anche un grosso problema d’identità: sta parlando sempre meno dei problemi politici, sociali, storici e nel frattempo nel mondo sta succedendo di tutto.

Ecco, soffermiamoci un attimo proprio su questo punto: la politica. Vado diretto: cosa pensi di Donald Trump?

Numero uno: non penso che sia un buon leader, perché usa un linguaggio violento e irrispettoso. Numero due: è il perfetto esempio di quello che non funziona in politica. Stavo guardando le notizie poco fa e ci sono sempre i Repubblicani contro i Democratici, i Liberali contro i Conservatori, i Cristiani contro i Musulmani, i bianchi contro i neri, e via dicendo. Sai cosa penso? Penso che non abbiamo più bisogno dei politici! E Donald Trump rappresenta esattamente il politico per eccellenza. E’ un uomo folle: si trova in una posizione nella quale potrebbe decidere di cambiare il mondo nell’arco di una notte ma lui – stupidamente – non sfrutta questa posizione per altro scopo se non quello di giocare al gioco della politica. E la politica divide. La religione divide. Non sto parlando di amare e rispettare il tuo credo religioso, sto parlando di quando la religione e la politica diventano un metro di paragone: “La mia religione è migliore della tua”, oppure “Io conosco la strada”, oppure “Io so come risolvere questo problema”. Nessun presidente, nessun leader religioso dovrebbe fare niente di tutto questo, dovremmo farlo noi in quanto genere umano. Donald Trump in questo momento rappresenta quello che c’è di sbagliato in una leadership. Obama è stato un grande, ma anche Obama non poteva fare niente da solo. I presidenti e i leader di tutti i Paesi del mondo dovrebbero iniziare a guardare a cosa c’è bisogno di fare per l’umanità e a considerare le persone come persone. Questo è quello che fa la musica. La musica è riuscita laddove la politica e la religione hanno fallito. Alcune delle migliore idee, alcuni dei migliori argomenti, alcune delle migliori indicazioni sono venute fuori dalle menti dei musicisti, degli artisti, dei giornalisti, dei pittori, degli scrittori e degli storyteller. Perché il cambiamento può avvenire solo se ci sono alla base delle idee forti. E quindi, tornando alla tua domanda e concludendo: Donald Trump rappresenta soltanto quello che c’è di sbagliato in una leadership ignorante.

Run dmc Fonte: Getty

Facciamo di nuovo un passo indietro ai Run-DMC, visto che siete stati forse i primi a sdoganare un pratica che oggi nel rap è molto diffusa: portare il vostro brand musicale nella moda, penso ad esempio alla collaborazione con Adidas. Com’è nata quella collaborazione?

Quando ero ragazzino, vestivo praticamente solo quel tipo di brand: Adidas, Puma, ecc. Spesso infatti le famiglie numerose facevano vestire un figlio Adidas, suo fratello Puma e così via, per non scontentare nessuno. Adidas era molto popolare, anche perché se compravi un paio di Superstar, ti dovevano durare per sempre. Quando abbiamo registrato l’album “Raising Hell”, abbiamo pensato di dedicare una canzone alle scarpe che amavamo. Nessuno ragionava sull’azienda o sui benefici che potevamo avere da questa canzone. Abbiamo semplicemente registrato “My Adidas” e quando il brano è uscito, le Adidas hanno iniziato a diventare molto popolari. Dopo tre o quattro mesi che la canzone era uscita, l’azienda non riusciva a capire per quale motivo le Superstar avessero iniziato a vendere così tanto: non sapevano nulla dei Run-DMC o della musica rap. Si stavano chiedendo come mai proprio quel modello di scarpe aveva iniziato ad essere così popolare in tutto il mondo senza che loro avessero fatto la minima promozione o pubblicità. La leggenda vuole che qualcuno che lavorava lì abbia fatto sapere che esisteva un gruppo rap molto famoso che aveva fatto una canzone su questo modello di scarpe e i capi gli hanno risposto: “Ok, chi diavolo sono questi Run-DMC?”. Dopodiché hanno mandato un rappresentante dell’azienda a New York quando abbiamo suonato al Madison Square Garden nel 1986 e appena prima di iniziare quella canzone, mi ha detto: “Prendi in mano le tue scarpe e alzale al cielo”. Così ho fatto. Ventimila persone a Madison Square Garden hanno preso in mano le scarpe e tutti – davvero tutti – vestivano le Superstar. Quando Adidas ha visto quelle immagini, erano totalmente increduli e ci hanno voluto contattare per fare un’offerta. E così siamo stati il primo gruppo musicale ad aver legato il proprio brand a quello di una marca d’abbigliamento.

Come sta andando oggi la tua carriera solista?

La mia carriera solista sta andando alla grande! Ho un progetto in uscita dal titolo “DMC” – dove “DMC” sta per Dynamic Musical Collaboration – nel quale collaboro con i miei musicisti rock preferiti. Ho fatto un pezzo con Sammy Hagar, Mick Mars, Sebastian Bach degli Skid Row, Travis Barker dei Blink 182, Myles Kennedy, John Moyer e sto ancora chiudendo la line-up dato che sto cercando di mettermi in contatto anche con alcuni musicisti inglesi come Jeff Wootton dei Gorillaz e Rob Dukes, l’ex cantante degli Exodus. Sono tutti musicisti che adoro e questo album di collaborazioni sarà come una sorta di concept film.

Oltre alla musica, so che hai lavorato anche a dei fumetti.

Sì, oltre alla musica tre anni fa ho intrapreso una comic book company. Quando ero un ragazzino qui a New York, prima di fare musica, collezionavo e leggevo fumetti. Adoravo soprattutto quelli della Marvel: Capitan America, Spiderman e il mio preferito in assoluto che era Hawk. Così, tre anni fa ho deciso di tornare su questa strada e ho aperto questa società dal nome Darryl Makes Comics, che è sempre un altro modo per definire DMC. La mia creatività non è solo qualcosa che puoi ascoltare, ma è anche qualcosa che puoi vedere e leggere.

Tornando alla musica, ti piaceva XXXTentacion?

Confesso che non lo conoscevo bene, ma mio figlio che ha 23 anni era un suo grandissimo fan. Il nocciolo della questione è che gli hanno sparato, un po’ come è successo con Jam Master Jay, che era appena uscito dal suo studio, nel suo quartiere. Il vero problema su cui vorrei concentrare l’attenzione, è questo: oggi in America tutti – giovani, meno giovani, donne, ecc. – possono essere uccisi con un arma da fuoco. E’ davvero un grosso problema, perché ogni giorno si spara a qualcuno e non si può sapere chi. La mia lotta è contro la mentalità che porta le persone a premere il grilletto: questo voglio combattere con la mia musica, con i miei fumetti, con i miei film. E’ un grosso problema e tutti dovrebbero parlarne e non dimenticare tutto dopo poche settimane, come se fosse normale. Nella canzone che ho fatto assieme a Myles Kennedy, che invito tutti quanti ad ascoltare, uno dei passaggi dice: “Unnecessary bullets, unnecessary bullets, get your finger off the trigger there is no need to pull it! Unnecessary bullets, unnecessary bullets, that’s should’nt be a necessary fullfillment!”(traduzione: “Proiettili inutili, pallottole inutili, togli il dito dal grilletto non c’è bisogno di premerlo! Proiettili inutili, pallottole inutili, questo non dovrebbe essere un adempimento necessario!”). Le persone premono il grilletto perché sono arrabbiate, perché è il modo più semplice per risolvere i problemi, oppure lo premono perché hanno paura. Io voglio prendere quell’energia, quella rabbia e trasformarla in qualcosa di positivo. Quando uccidi una persona, non stai uccidendo soltanto quella persona, stai uccidendo te stesso! Ogni giorno, per il resto della nostra vita dobbiamo lottare per questo.

Grazie di cuore, Darryl!

Grazie a te.

Vorrei andare a concludere questa nostra intensa e piacevolissima chiacchierata con un esperimento un po’ più leggero.

Ok!

C’è un fenomeno in Italia che sta attirando molta curiosità, si chiama Young Signorino. Ti vorrei fare ascoltare una sua traccia per sapere cosa ne pensi. Tra l’altro – piccola nota a margine – l’intro del pezzo che ti faccio ascoltare mi ricorda molto vagamente l’intro della vostra “Rock The House”: ascolta.

(Metto su “Mmh ha ha ha” a tutto volume)

Oh, è molto creativo! E’ come un gioco di suoni e sentimenti. Puoi metterlo su un’altra volta?

(Rimetto su “Mmh ha ha ha”, sempre a tutto volume. Darryl intanto ride di gusto ancora prima che la canzone finisca.)

Ti piace?

Sì, è molto old school e allo stesso tempo futuristico. Il mix perfetto tra il vecchio e il nuovo. Mi ricordi come si chiama?

Young Signorino.

Wow, suona come qualcosa di nuovo e interessante!

E cosa mi dici in merito all’intro di “Rock The House”, non te l’ha ricordato vagamente?

Sì, è come se un alieno avesse remixato il sound dei Run DMC. Li trovo i suoi video su Youtube?

Certo e hanno anche molte visualizzazioni: qui in Italia è un fenomeno parecchio discusso e controverso.

Li guarderò di sicuro. Dovrei fare anche un remix di questa canzone: DMC che remixa Young Signorino, sarà qualcosa di incredibile!

E io voglio essere il primo ad ascoltarla.

Ovvio che lo sarai!

 

più popolari su facebook nelle ultime 24 ore

vedi tutti