Disney si autocensura e vieta tre titoli ai minori di 7 anni

Cos’hanno in comune ‘Peter Pan’, ‘Gli Aristogatti’ e ‘Dumbo’? Disney ha deciso di bloccarne la visione ai minori di 7 anni per contenuti razzisti.

26 Gennaio 2021
Fonte: ANSA

Un nuova polemica soffia in casa Disney. Solo qualche giorno fa vi rendevamo conto della petizione lanciata per far ridoppiare il personaggio di Joe Gardner in Soul scegliendo solo attori neri, ora la stessa casa di produzione americana prende posizione in merito a un’altra polemica. Dal lungometraggio del 2020 dobbiamo tornare indietro negli anni e ripescare nell’archivio fra alcuni dei titoli più amati di sempre.

Ad accendere il dibattito sono state alcune frasi che, al giorno d’oggi, vengono ritenute inadeguate soprattutto alla visione dei più piccoli. Razzismo è l’accusa mossa contro Dumbo (1941), Le Avventure di Peter Pan (1953) e Gli Aristogatti (1970), storie che di certo sono appartenute all’infanzia di tutti. Nella pellicola che ha portato generazioni di bimbi (e adulti) sull’Isola che non c’è la frase incriminata riguarda la tribù indiana di Giglio Tigrato, definita in un passaggio del film d’animazione come “pellirosse”.

Il cartoon con Duchessa e Romeo, invece, è reo di aver disegnato il gatto Shun Gon con tratti marcatamente orientali. Il siamese, infatti, si presenterebbe con occhi sottili, denti sporgenti e un paio di bacchette con cui suona il pianoforte: un’immagine ritenuta troppo stereotipata. Infine, al tenero film dedicato all’elefantino volante si contesta una frase (“Quando poi veniamo pagati buttiamo via tutti i nostri soldi”), considerata irrispettosa per la memoria degli schiavi neri negli USA.

Per queste ragioni la stessa Disney si è autocensurata, eliminando dalla propria piattaforma i titoli citati per i minori di 7 anni. Gli stessi film restano pienamente accessibili al resto del pubblico, con un avviso agli utenti nella sezione Dettagli. “Questo programma include rappresentazioni negative e/o denigra popolazioni o culture. – si legge su Disney+ – Questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono ancora. Piuttosto che rimuovere questo contenuto vogliamo riconoscerne l’impatto dannoso, imparare da esso e stimolare il dibattito per creare insieme un futuro più inclusivo”.

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