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Il centenario che ha fondato la prima riserva integrale d’Italia

Fabio Clauser, origini trentine, ha 101 anni e ha istituito la Riserva di Sasso Fratino sugli Appennini.

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Lungo l’Appennino sorge un angolo di paradiso, una riserva che fin dalle sue intenzioni vuole tutelare l’ambiente primordiale. Parliamo di Sasso Fratino, la prima riserva naturale integrale d’Italia che si trova nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. L’anno di istituzione è esattamente il 1959 e si estende per circa 760 ettari sul crinale montano fra i comuni di Bagno di Romagna e Santa Sofia (FC).

Nel 2017 la riserva di Sasso Fratino è stata riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità ed è un vero e proprio unicum. Da oltre sessant’anni, infatti, l’ambiente è precluso alla presenza umana fatta eccezione per pochissimi ricercatori e studiosi il cui ingresso è ammesso per ragioni professionali. E se vi state chiedendo chi sia il ‘papà’ di questa iniziativa ecco la risposta.

A riuscire nell’istituzione della prima riserva naturale integrale italiana è stato Fabio Clauser, origini trentine, che ha spento 101 candeline. Il pioniere vive ancora nei pressi della sua ‘creatura’ e – come scrive corriere.it – è unanimemente considerato il decano dei forestali d’Italia. Negli Anni Cinquanta, trentenne, guidava la Divisione Assestamento dell’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali. E prima di riuscire nell’impresa di Sasso Fratino, provò anche nel Parco Nazionale d’Abruzzo, ma lo sforzo fu vano.

Al ‘Corriere della Sera’ Clauser ha ricordato le difficoltà di allora: “Amministrazione, ricerca, leggi forestali erano nelle mani di chi faceva gli interessi dell’industria del legno. Ancora adesso c’è chi sostiene che i nostri boschi sono troppo vecchi e che vanno tagliati per ringiovanire le foreste. Un cedro di 50 anni non è vecchio. Se fosse un essere umano sarebbe un ragazzino di dieci. E infatti io mi sento coetaneo del faggio di 500 anni”.

Nel suo libro Romanzo forestale (Libreria Editrice Fiorentina), il pioniere racconta ancora il suo primo debole per Sasso Fratino e la decisione di salvaguardare quei boschi appenninici dall’avvento delle nuove tecnologie che ne avrebbero minato la sopravvivenza. Grazie al sostegno di due professori universitari, Clauser riuscì a far ascoltare la sua voce. Oggi, come ieri, il suo amore per la natura è incontaminato.

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