San Gaetano Thiene, conosciuto da molti come il Padre della Provvidenza, non ebbe una vita ordinaria. Come tanti uomini del suo tempo, sembrava avviato verso una carriera rispettabile: prima come giurista, poi come sacerdote all’interno della Curia romana. Eppure, dietro quella traiettoria lineare, si celava una vocazione destinata a rompere gli schemi.
L’esperienza al Divino Amore
Fu il contatto con l’Oratorio del Divino Amore a Roma a imprimere una svolta profonda alla sua esistenza. In quel cenacolo di fede e carità, Gaetano maturò un’intensa spiritualità e un forte senso di giustizia evangelica, che lo portarono a cambiare radicalmente vita. Aveva 36 anni ed era appena stato ordinato sacerdote. Poco dopo, si trovava già a Venezia, dove a 42 anni fondò un ospedale per gli “incurabili”, aprendo le porte ai malati più dimenticati dalla società.
La sua compassione non era convenzionale. Quando a Vicenza decise di unirsi a una comunità religiosa composta da uomini di umile e malfamato lignaggio, i suoi amici e parenti reagirono con scandalo. Temettero che quel gesto avrebbe gettato discredito sulla famiglia. Ma Gaetano non cercava approvazione. Cercava Cristo nei poveri e negli emarginati, e con loro condivise tempo, cura e fede.
Una Chiesa da guarire
La sua intuizione più profonda fu che la Chiesa dell’epoca non aveva solo bisogno di riforme dottrinali o amministrative, ma di una vera rinascita spirituale. Era, come lui stesso disse, “malata di testa e di membra”. Insieme ad altri tre compagni, tra cui Gian Pietro Carafa (che divenne papa Paolo IV), fondò una nuova congregazione: i Chierici Regolari Teatini, dal nome latino della città di Chieti (Teate), dove risiedeva il primo vescovo della comunità.
Non si trattava solo di una nuova forma di vita religiosa, ma di una missione: riportare zelo, povertà evangelica e dedizione pastorale tra i sacerdoti. I Teatini furono pionieri della riforma cattolica, anticipando le istanze che sarebbero poi state confermate dal Concilio di Trento.
Ma la loro opera non fu senza ostacoli. Quando le truppe di Carlo V saccheggiarono Roma nel 1527, la casa dei Teatini fu distrutta, costringendoli a fuggire a Venezia. Lì, San Gaetano continuò la sua opera: fondò un Monte di Pietà, istituzione caritativa che offriva prestiti ai poveri in cambio di pegni, proteggendoli dall’usura. Quell’iniziativa, destinata ai più fragili, sarebbe poi diventata il Banco di Napoli, influenzando per secoli la politica economica e sociale della città.
Un santo per oggi
San Gaetano è oggi venerato non solo per le sue opere, ma per la sua incrollabile fiducia nella Provvidenza divina. È a lui che ci si rivolge nelle difficoltà economiche, nella disoccupazione, nelle incertezze della vita. Ogni anno, i fedeli di tutto il mondo si raccolgono in preghiera attraverso la sua novena, che dura nove giorni e accompagna l’anima in un cammino di abbandono fiducioso in Dio.
La figura di San Gaetano resta sorprendentemente attuale. In un mondo ancora segnato dalle disuguaglianze, dall’indifferenza e da una crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni, il suo esempio continua a risuonare: riformare con l’amore, servire con dignità, confidare senza riserve nella Provvidenza. La sua vita ci insegna che anche un destino “normale” può diventare straordinario, se si sceglie di ascoltare davvero la voce del Vangelo.