Influenza, niente cenone di Natale per chi ha il raffreddore?

Proteggi te stesso e gli altri durante le festività. La minaccia non è solo il Covid. Va evitato il cenone di Natale in caso di raffreddore?

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Le festività natalizie si avvicinano, ma l’atmosfera di gioia e celebrazione è offuscata dall’ombra dell’influenza, che quest’anno si sta diffondendo in modo preoccupante già dall’aumento. I numeri dei contagi sono in aumento e, oltre all’influenza, anche il Covid-19 continua a far sentire la sua presenza, rendendo fondamentale mantenere elevati livelli di attenzione e adottare pratiche preventive. Negli anni scorsi ci siamo abituati a feste di Natale lontano dai nostri cari o iperprotetti. Sarà lo stesso anche nel 2023?

Influenza, niente cenone di Natale per chi ha il raffreddore?

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Natale e Capodanno sono tradizionalmente periodi di festa in cui ci riuniamo attorno a tavole imbandite per condividere pranzi e cenoni con amici e parenti. Tuttavia, in questo contesto, sorge un dilemma: come proteggere noi stessi e gli altri da possibili infezioni virali?

Un consiglio cruciale è quello di evitare di partecipare al cenone di Natale se si manifestano sintomi influenzali, come naso chiuso, tosse e febbre. Ignorare questi campanelli d’allarme potrebbe mettere a rischio la nostra salute e quella degli altri. E no, non stiamo parlando solo di Covid-19, ma anche di tanti altri virus che fanno la loro comparsa in questo periodo, a partire da quelli di influenza e raffreddore.

L’allarme di Gianni Rezza: un altro Natale a rischio

Gianni Rezza, ex direttore della prevenzione del ministero della Salute, oggi professore straordinario di igiene all’università San Raffaele di Milano, lancia un allarme in vista delle festività.

Lo studioso sottolinea sia il pericolo della concomitanza tra il picco di Covid-19 e quello dell’influenza durante il periodo natalizio. Inoltre, i problemi logistici legati alle vaccinazioni potrebbero aggravare la situazione, e Rezza invita alla massima precauzione.

Consiglia, anche nel 2023, l’uso della mascherina, in particolare per i pazienti fragili, e chiede uno sforzo collettivo, coinvolgendo medici di famiglia e ex guardie mediche.

Analisi della situazione: polmoniti e sottostima dei contagi

Rezza, in una recente intervista a La Stampa, ha analizzato la situazione, sottolineando la presenza del batterio Mycoplasma pneumoniae, responsabile delle cosiddette “walking pneumonia“. Non vede particolari pericoli in Cina, ma evidenzia il rischio di un aumento delle polmoniti durante il Natale, causato dalla combinazione di Covid-19 e influenza.

È inoltre piuttosto critico sulla sottostima dei contagi dovuta al sistema di monitoraggio settimanale basato su test ormai poco utilizzati, suggerendo di adottare un sistema simile a quello dei medici sentinella anche per il Covid-19, così come per gli altri virus.

La diffusione del Covid-19 e l’Omicron

Il Covid-19 continua a circolare anche a dicembre 2023, evidenziato dai dati ufficiali che, seppur sottostimati, riflettono la realtà. Con l’arrivo del freddo, il virus mostra infatti una una maggiore virulenza. E di conseguenza più contagi.

Rezza però rassicura gli italiani riguardo alla variante Omicron, sottolineando una virulenza minore rispetto al Delta. Tuttavia, avverte che nelle persone debilitate o anziane, la minore protezione del vaccino potrebbe ancora causare danni seri, richiedendo una maggiore attenzione e un incremento delle vaccinazioni.

Covid a dicembre 2023: aumento contagi al 32%

Il recente monitoraggio settimanale della Fiaso ha rivelato un aumento del 32% dei pazienti Covid ricoverati, generando una preoccupante crescita a due cifre. Questo balzo, soprattutto tra i pazienti over 70 e nelle categorie più fragili, solleva seri interrogativi sulla gestione della situazione in vista delle festività natalizie.

L’analisi di Matteo Bassetti: “ci proteggiamo da un acquazzone con un ombrello aperto a metà”

Il celebre virologo Matteo Bassetti, in una recente intervista, ha espresso le sue considerazioni sulla situazione attuale. Pur sottolineando che negli ospedali al momento non si registra una pressione paragonabile a quella dell’anno scorso, Bassetti ha evidenziato l’ampia circolazione del virus che ha tenuto il mondo in ginocchio per almeno due anni.

Ha notato anche che, per la popolazione in generale, al momento il Covid-19 presenta sintomi di breve durata, ma per gli anziani, soprattutto quelli oltre gli 80 anni, il virus può ancora rappresentare una seria ragione di ricovero e aggravamento delle condizioni di salute, sia in situazioni di equilibrio normale che in presenza di patologie di base.

Un elemento negativo che contribuisce a questa situazione è la riluttanza delle persone oltre i 70 anni a vaccinarsi. Secondo il rapporto Fiaso, la campagna di somministrazione della dose stagionale di vaccino anti Covid tra gli ultra sessantenni si attesta al 4%. Bassetti ha commentato ritornando sull’importanza di completare il ciclo vaccinale, notando che molti ultraottantenni ricoverati non hanno ricevuto le dosi di richiamo raccomandate nel 2022 e nemmeno il richiamo dell’anno corrente con il nuovo vaccino. Ha usato un’espressione efficace per descrivere la situazione: “È un po’ come se ci si volesse proteggere da un acquazzone con un ombrello aperto a metà.”

Stretta per Natale 2023? Le Regole in Italia

Attualmente, le regole per uscire dall’isolamento da Covid-19 in Italia variano a seconda della presenza o meno di sintomi. Nel caso di contagiati asintomatici, è consentito abbandonare l’isolamento dopo 5 giorni dal primo test positivo o dalla comparsa dei sintomi. Nel caso di sintomi riconducibili al virus, il periodo di isolamento si conclude dopo 2 giorni dalla scomparsa di ogni sintomo.

L’ultima circolare del Ministero della Salute a riguardo fornisce un elenco esaustivo dei sintomi associati alla forma lieve di Sars-CoV-2. Oltre alla febbre, sono inclusi tosse, mal di gola, nausea, vomito, diarrea, perdita del gusto e/o olfatto, stanchezza, sintomi riconducibili al raffreddore, come naso che cola e starnuti, e talvolta congiuntivite con occhi arrossati, raramente con secrezione, e dolori muscolari.

La modalità di conclusione dell’isolamento è quindi differenziata in base alla presenza di sintomi. Nel caso di individui asintomatici, è possibile terminare l’isolamento dopo 5 giorni, o anche prima, se un test antigenico o molecolare effettuato presso una struttura sanitaria o farmacia risulta negativo. Una flessibilità, questa, che mira a garantire una rapida ripresa della normalità per coloro che non presentano sintomi o che hanno superato la fase sintomatica.

Al termine dell’isolamento, è obbligatorio utilizzare mascherine di tipo Ffp2 fino al decimo giorno dall’inizio dei sintomi o dal primo test positivo per coloro che sono asintomatici. Inoltre, è fortemente raccomandato evitare il contatto con persone ad alto rischio e/o frequentare ambienti affollati. Queste precauzioni possono essere interrotte in presenza di un risultato negativo a un test antigenico o molecolare.

Le persone che sono state a contatto stretto con individui positivi al Sars-CoV-2 devono seguire il regime di autosorveglianza. Durante questo periodo, è obbligatorio indossare mascherine Ffp2 quando ci si trova al chiuso o in presenza di assembramenti, fino al quinto giorno successivo all’ultimo contatto stretto. Nel caso in cui si sviluppino sintomi associati al Covid durante l’autosorveglianza, è raccomandata (sebbene non obbligatoria) l’esecuzione immediata di un test antigenico o molecolare.

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