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La generazione 'selfie' è deplorevole, parola di psicologo

Uno psicologo si scaglia contro la generazione selfie, ovvero la fascia d'età che riguarda i ragazzi nati negli anni duemila

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La chiamano generazione selfie, la classe di ragazzi nati nel 2000 che, rispetto alle generazioni precedenti, rivendicano una media al di sopra delle precedenti sia per quanto riguarda l’ottenimento di risultati accademici, sia per la loro grinta nel riuscire a perseguire gli obbiettivi fissati. Lo psicologo Jean Twenge, autore di numerosi libri, apprezza i ragazzi del nuovo millennio ma critica in loro il narcisismo nel quale sembrano essere irrimediabilmente immersi.

A chi è solito giudicare i libri dalla copertina,
potrà sembrare che lo psicologo sia contro la generazione selfie, da lui stesso considerata deplorevole, ma non è così. Twenge nei suoi scritti si focalizza esclusivamente sull’osservazione. Egli cerca di dare un senso al continuo evolversi della cultura americana e, con essa, anche gli ambienti scolastici, quelli di lavoro e di svago. Ciò che risulta dalle osservazioni fatte dallo psicologo è che i ragazzi di oggi sono molto più egocentrici rispetto alle generazioni precedenti.

A contribuire ad ingigantire tale fenomeno sono anche i genitori i quali danno ai loro figli nomi univoci e del tutto insoliti. Infatti, mentre negli anni ’50 un terzo dei ragazzi e un quarto delle ragazze avevano nomi che venivano scelti tra i popolari del tempo, oggi si tende a ricercare nomi sempre più originali. Il mondo dell’arte che produce film, musica e libri è sempre più incentrato su di sé sfornando libri che usano frasi come ‘io sono speciale’ e ‘tutto ruota intorno a me’. Ma che cosa ha causato tutto questo concentrarsi su di sé?

E’ opinione diffusa il fatto che i bambini abbiano bisogno di avere un’alta stima di sé, al fine di avere successo e ciò porta i genitori a far credere ai propri bambini che questi possono essere in grado di fare qualsiasi cosa, purché lo desiderino. Gli studi dimostrano come tale fenomeno però non sia esteso a tutto il globo. Gli asiatici hanno generalmente un’autostima inferiore ed è estremamente buffo se si pensa che è proprio tale popolo, se paragonato agli altri, ad avere i più alti tassi di successo sia in campo scolastico che lavorativo.

Tutto questo amore smisurato per sé stessi però non ha portato ad una maggiore felicità. Gli adolescenti sono felici ma, se paragonati ai ventenni di oggi, si dimostrano essere maggiormente depressi, ansiosi e timorosi. I ventenni di oggi dovrebbero quindi confrontarsi con i millennials, affinché ristabiliscano in loro i giusti valori e la giusta scala di priorità che dovrebbero avere.

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