Fonte: ANSA

L'Ultima Cena di Leonardo da Vinci: 5 dettagli nascosti che in pochi notano nel quadro

Dal sale rovesciato al dito di Tommaso: ecco 5 dettagli che cambieranno per sempre il tuo modo di guardare l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Probabilmente siamo tutti convinti di conoscere a memoria un dipinto famoso come L’ultima Cena di Leonardo da Vinci, una delle opere più celebri della storia. E d’altronde quell’immagine siamo abituati a vederla praticamente ovunque. Dai poster alle copertine dei libri, dai documentari sul genio fiorentino fino ai film più insospettabili. Eppure nasconde tantissimi misteri che non tutti riusciamo a cogliere, anche se l’abbiamo ammirata dal vivo nel refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano. E cinque dettagli, in particolare, sono così ostici da comprendere che probabilmente non li hai mai notati nemmeno tu.

L’Ultima Cena di Leonardo: sai quanti dettagli nasconde?

Dipinta tra il 1495 e il 1498, L’Ultima Cena nasce come decorazione per il refettorio del convento domenicano di Santa Maria delle Grazie, ma è riuscita ben presto a diventare un’icona universale. Anche perché Leonardo non si limita a illustrare il momento in cui Gesù annuncia il tradimento di uno dei discepoli: mette in scena un vero dramma psicologico. Ogni volto, ogni gesto, ogni ombra racconta una reazione diversa, dalla sorpresa al dolore, dal dubbio alla rabbia. E sono tutti elementi che c’entrano alla grande con i “cinque dettagli nascosti”.

Il sale rovesciato: il patto infranto

Davanti a Giuda Iscariota, il quarto apostolo da sinistra, c’è un dettaglio che pochi notano davvero: una saliera rovesciata. È il suo gomito a far cadere il sale, in un gesto apparentemente banale ma dal significato molto profondo. Nel mondo biblico, il sale rappresentava la purezza e l’alleanza: Gesù stesso definisce i discepoli “il sale della terra”. Rovesciarlo significa rompere quel legame sacro, anticipando visivamente il tradimento.

Il coltello di Pietro: la foga della difesa

Proprio dietro Giuda, si scorge la mano impetuosa di Pietro che impugna un coltello. Non è un utensile da tavola, ma un’arma: un chiaro riferimento al futuro episodio del Getsemani, quando Pietro, nel tentativo di difendere Gesù, ferirà il servo del sommo sacerdote. Leonardo anticipa così la debolezza umana dietro lo zelo religioso. Il coltello simboleggia una fede istintiva, che si affida più alla forza che alla fiducia.

Le mani di Gesù: offerta e accettazione

Gesù, al centro della composizione, rimane sereno nel caos che lo circonda. Le sue mani, aperte e perfettamente bilanciate, sono il cuore teologico dell’opera. La sinistra è rivolta verso l’alto, in segno di accettazione della volontà divina; la destra si tende verso il pane e il vino, istituendo il sacramento dell’Eucarestia. È in questo doppio gesto che Leonardo racchiude il senso del sacrificio: accogliere e offrire, accettare e donare. È la sintesi visiva del mistero cristiano, resa con la grazia di un movimento naturale.

Il dito puntato di Tommaso: il dubbio che cerca la verità

Accanto a Gesù, si nota una mano che si alza e un dito che punta verso il cielo. È quello di Tommaso, l’apostolo del dubbio. Leonardo anticipa così la celebre scena posteriore alla resurrezione, quando Tommaso dirà: “Se non vedo il segno dei chiodi, non crederò.” Ma in questo gesto non c’è solo scetticismo: c’è ricerca, sete di verità. Il dito puntato verso l’alto è il simbolo di una fede che non si accontenta delle apparenze, ma interroga, domanda, esplora.

L’assenza del Calice: un mistero nella semplicità

L’ultimo dettaglio è quello sul quale più di tutti forse si è fantasticato: sulla tavola non c’è un calice solenne, nessun Graal, ma solo dei piccoli bicchieri. E questo deriva dal fatto che Leonardo non mette al centro della scena un oggetto sacro, ma l’azione stessa di Gesù. È Lui, non il Calice, il fulcro dell’Eucaristia.

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