Nasce sul web il museo dei suoni perduti

Si chiama Conserve the sound il sito tedesco che conserva i suoni di antichi oggetti (quasi) dimenticati

11 Aprile 2018

Ci sono oggetti del passato che facevano rumori ben precisi, rumori scolpiti nella memoria di chi, quegli oggetti, li teneva tra le mura di casa: lo scatto di una Polaroid, il nastro di una musicassetta che si riavvolge, la rotella di un vecchio telefono. Suoni che rischiano di scomparire per sempre, col passare degli anni: nei più grandi il ricordo si affievolisce, e le nuove generazioni non li hanno mai sentiti.

Tuttavia, proprio come fossero una specie in via d’estinzione, quei suoni vengono oggi difesi e preservati. Il merito va a Conserve the sound, un vero e proprio museo online a tutela dei suoni (quasi) perduti. Volete ritrovare, o ascoltare per la prima volta, il suono di un walkman, di una macchina da scrivere, dei primi modelli di cellulare? Conserve the sound è la risposta.

Progetto made in Germania, il sito ha una grafica pulita e minimalista. Gli oggetti sono ritratti in fotografie dallo sfondo neutro, e basta cliccarci sopra per ascoltare quei suoni. Alcuni ci risulteranno familiari, altri saranno invece una vera sorpresa. Se a molti di noi sarà capitato, magari nei ricordi di bambino, di sentire il “click” dello sportellino di una videocamera, o lo strano rumore di un numero “digitato” utilizzando la rotella del telefono, pochi possono dire di conoscere il suono di una cassetta che si inseriva nella Nes di Nintendo (1983), o di un proiettore anni Sessanta che proiettava i film su nastri 8 millimetri.

Così, tra vecchi telefoni e macchine per il cucito, tra gli attrezzi da cucina e le calcolatrici analogiche, Conserve the sound regala ai più adulti malinconici momenti di nostalgia, e apre ai più giovani una porticina sul passato. Perché è vero che la tecnologia ci ha migliorato la vita, ma è altrettanto vero che tutti i ritrovati hi-tech di oggi non esisterebbero senza il passato. Un passato che non è fatto solo di fotografie in bianco e nero, dei ricordi di un nonno, di un vecchio oggetto che – prima funzionante – è oggi un pezzo vintage in esposizione sulla libreria di casa. Il passato è fatto anche di suoni, e ascoltarli aiuta a non dimenticare.

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