Siamo cresciuti con “Lo Squalo” nelle orecchie e negli occhi: la musica incalzante, le pinne che affiorano tra le onde, il terrore del predatore marino per eccellenza. Eppure, nel Mediterraneo – e in particolare nei mari italiani – gli squali non rappresentano una vera minaccia per i bagnanti. Le probabilità di incontrarne uno (e soprattutto di essere attaccati) sono pressoché nulle, anche meno che essere colpiti da un fulmine. E allora, perché abbiamo così paura?
La paura infondata per gli squali, soprattutto in Italia
Semplice: perché gli squali sono stati trasformati in mostri al cinema e sul grande schermo, sono diventati simboli del pericolo assoluto tra le onde, quando in realtà per la loro natura non sono assolutamente interessati all’essere umano, perché non facciamo parte della loro dieta alimentare. Ma la natura ha un altro modo, molto più silenzioso e subdolo, di metterci alla prova quando siamo in mare.
Nei nostri mari, i pericoli reali si nascondono tra gli scogli, nella sabbia, o perfino nelle acque più tranquille. E non hanno denti affilati. Sono piccoli, a volte invisibili, ma dotati di spine, tossine, aculei e strategie di difesa ben più efficaci di un morso.
Non solo meduse: i pericoli nascosti tra le onde
Se le meduse sono il terrore dell’estate – trasparenti, silenziose, inafferrabili – ormai sappiamo come evitarle: le riconosciamo, le osserviamo da lontano, sappiamo che tipo di fastidi provocano e come intervenire. Ma ci sono creature molto più insidiose, che non si vedono, non si annunciano con tentacoli svolazzanti, e il più delle volte ci accorgiamo della loro presenza solo quando è troppo tardi.
Questi “pericoli silenziosi” sono spesso di dimensioni ridotte, ben mimetizzati e presenti anche nelle spiagge più affollate d’Italia. Non serve andare in qualche atollo sperduto del Pacifico per trovarli: basta mettere un piede scalzo sulla sabbia o tuffarsi tra le rocce con leggerezza, per finire vittime di animali tanto piccoli quanto potenti.
Il verme di fuoco: bello da vedere, doloroso da toccare
Tra gli animali più pericolosi del nostro mare c’è lui: il verme di fuoco, noto anche come vermocane. A prima vista sembra solo un anellide curioso, dai colori sgargianti, con setole che ricordano piccoli peli bianchi o rossi. Ma non lasciatevi ingannare dall’aspetto quasi ornamentale: quelle setole sono urticanti e penetrano facilmente nella pelle, provocando dolore immediato, sensazione di bruciore e reazioni cutanee che possono durare anche diversi giorni.
Vive soprattutto tra gli scogli, in ambienti umidi e caldi, dove si mimetizza perfettamente. Capita spesso di calpestarlo per errore, o di sfiorarlo con la mano mentre si esplorano le pozze d’acqua a riva. Un incontro da evitare con cura, perché anche se non è letale, è tutto tranne che piacevole.
Il pesce scorpione (o pesce leone): eleganza letale e puntura dolorosa
Esteticamente affascinante, con pinne che si aprono come ventagli e colori vibranti, il pesce scorpione – noto anche come pesce leone – è una delle presenze più pericolose nel Mediterraneo. Originario di acque tropicali, si è progressivamente diffuso anche nel nostro mare a causa dei cambiamenti climatici.
Il suo pericolo? Le spine dorsali, vere e proprie siringhe velenose, che rilasciano una tossina potente in grado di provocare dolore intenso, gonfiore, difficoltà respiratorie e in alcuni casi anche svenimenti. Vive nei fondali rocciosi, spesso poco profondi, e si mimetizza bene tra alghe e pietre. Il rischio principale è calpestarlo, magari mentre si fa snorkeling o si esplorano calette a piedi nudi.
Il pesce ragno: piccolo, subdolo ma infido
Più discreto, ma altrettanto fastidioso, è il tracina, conosciuto anche come pesce ragno. Non si muove molto, preferisce nascondersi sotto la sabbia nelle acque basse, proprio dove giocano i bambini o dove passeggiano i bagnanti. È qui che colpisce: una puntura improvvisa, causata da una spina dorsale velenosa, che provoca dolore acuto, gonfiore e arrossamento nella zona interessata.
Non è letale, ma può rendere l’esperienza al mare decisamente poco piacevole. Il dolore può durare diverse ore, e se la puntura non viene trattata adeguatamente, può anche infettarsi. L’unico modo per proteggersi è usare scarpette da scoglio, anche nelle zone che sembrano sicure.
Attenzione ai microrganismi invisibili: sono urticanti
Infine, tra i nemici invisibili del mare ci sono loro: larve planctoniche e resti di anemoni, capaci di rilasciare tossine in grado di irritare la pelle. Spesso non ci si accorge nemmeno del contatto, ma dopo pochi minuti compaiono prurito, arrossamenti o piccoli sfoghi cutanei.
Questi microrganismi non sempre sono evitabili, perché trasportati dalle correnti e spesso presenti nelle acque più calde e tranquille. Tuttavia, se si avverte una reazione anomala dopo il bagno, è bene lavarsi subito con acqua dolce e non grattare la zona, per evitare che le tossine penetrino più a fondo.
Come proteggersi: buon senso e attenzione
La buona notizia è che questi pericoli, per quanto reali, non devono rovinare l’esperienza del mare. Basta adottare alcuni accorgimenti semplici ma efficaci:
- Indossare sempre scarpette da scoglio, soprattutto in zone rocciose o poco battute.
- Evitare di toccare o maneggiare animali marini, anche se sembrano inoffensivi.
- Non camminare scalzi su fondali sabbiosi sconosciuti.
- Fare attenzione a dove ci si siede o si appoggiano mani e piedi tra gli scogli.
- Tenere a portata di mano una pomata antistaminica, acqua dolce e disinfettante.
E se il dolore o la reazione cutanea diventano eccessivi, meglio rivolgersi a un medico o a un presidio di primo soccorso.
La bellezza marina che merita rispetto
Il mare italiano è straordinario: ricco di biodiversità, paesaggi mozzafiato e acque cristalline. Ma, come ogni ambiente naturale, chiede rispetto e consapevolezza. I suoi pericoli non sono creature leggendarie con file di denti aguzzi, ma piccoli animali che difendono il proprio spazio come meglio possono.
Quindi, dimenticati per un attimo i “temutissimi” squali che sullo schermo ci fanno così tanta paura, sulle spiagge del nostro Paese non serve avere timore, ma serve essere informati. Riconoscere i segnali della natura, sapersi muovere con attenzione, non sottovalutare ciò che non si vede. Solo così possiamo continuare a vivere il mare per quello che è: un luogo di meraviglia, sì, ma anche di un equilibrio delicato.