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Il mare del Sud invaso dal pericoloso vermecane: cosa succede se ti punge

Con il riscaldamento delle acque marine, il vermecane sta proliferando lungo le coste italiane: attenzione agli aculei

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Stefania Cicirello

Stefania Cicirello

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Content writer, video editor e fotografa, ha conseguito un Master in Digital & Social Media Marketing. Scrive articoli in ottica SEO e realizza contenuti per social media, con focus su Costume & Società, Moda e Bellezza.

Negli ultimi tempi, le coste del sud Italia sono state invase da un nuovo pericolo marino: il vermecane. Questo animale, noto anche come vermocane, è un verme carnivoro e velenoso che sta proliferando a causa delle temperature sempre più elevate. La presenza del vermecane nelle acque italiane rappresenta una minaccia non solo per l’ecosistema marino, ma anche per i bagnanti e i subacquei che possono imbattersi in questo pericoloso organismo.

Che cos’è il vermecane

Il vermecane, scientificamente noto come “Hermodice carunculata“, è un anellide polichete della famiglia dei Annelidi. Questo verme marino può raggiungere dimensioni notevoli, arrivando fino a 30 centimetri di lunghezza. il suo aspetto può essere paragonato a una combinazione di un millepiedi e un verme e il suo corpo è ricoperto da setole urticanti che rilasciano una tossina potente quando vengono toccate. La colorazione vivace del vermecane, spesso rossa o arancione, serve come avvertimento per i predatori, ma non sempre è sufficiente a scoraggiare il contatto accidentale con l’uomo.

Proliferazione e impatto ecologico

L’aumento delle temperature marine, causato dal cambiamento climatico, ha creato un ambiente favorevole per la proliferazione del vermecane. Questi vermi trovano nelle acque più calde un habitat ideale, dove possono nutrirsi e riprodursi rapidamente. Il loro impatto sull’ecosistema marino è significativo: i vermecani sono predatori aggressivi che si nutrono di coralli, molluschi e piccoli pesci. La loro presenza può quindi danneggiare gravemente le barriere coralline e alterare l’equilibrio naturale delle comunità marine.

Cosa succede se ti punge

La puntura del vermecane può provocare reazioni dolorose e potenzialmente pericolose. Le setole urticanti rilasciano una tossina che causa un dolore intenso, simile a una bruciatura. I sintomi comuni includono arrossamento, gonfiore e prurito nella zona colpita. In alcuni casi, possono verificarsi reazioni allergiche più gravi, con sintomi come difficoltà respiratorie, vertigini e nausea.

Se vieni punto da un vermecane, è importante agire rapidamente.

  • Innanzitutto, è consigliabile immergere l’area colpita in acqua calda per neutralizzare la tossina.
  • È inoltre fondamentale rimuovere con attenzione le setole rimaste nella pelle, utilizzando una pinzetta o del nastro adesivo per evitare ulteriori irritazioni.
  • Successivamente, si raccomanda di applicare una crema antistaminica o corticosteroidea per ridurre l’infiammazione. In caso di reazioni allergiche gravi, è necessario cercare immediatamente assistenza medica.

Prevenzione e consigli su come comportarsi

Per evitare incontri spiacevoli con il vermecane, è importante adottare alcune precauzioni durante le attività in mare. Indossare una muta protettiva può ridurre il rischio di punture, mentre l’uso di calzature adeguate protegge i piedi da possibili contatti accidentali. È inoltre utile informarsi sulle zone dove il vermecane è più diffuso e prestare attenzione agli avvisi delle autorità locali.

La presenza del vermecane nelle acque del sud Italia rappresenta un nuovo rischio da considerare per chi frequenta il mare. Sebbene il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature marine abbiano favorito la diffusione di questo pericoloso verme, con le giuste precauzioni è possibile ridurre il rischio di punture e godere in sicurezza delle bellezze marine. La consapevolezza e la prevenzione restano le armi migliori per proteggersi in modo adeguato da questa nuova minaccia.

La testimonianza dell’esperto, Andrea Bonifazi

“Scusate, vi rispondo dalla barca. Dobbiamo stare attenti, potrebbe arrivare un vermocane”. Con tono ironico, Andrea Bonifazi, ecologo marino e divulgatore scientifico, ci parla dal largo delle coste liguri. L’allarme è stato lanciato dai biologi dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs), che hanno rilevato un aumento delle segnalazioni di questi curiosi esseri marini, anche in zone dove non erano mai stati avvistati prima.

“Dal punto di vista biologico, i vermocani sono policheti, parenti marini dei lombrichi. Il loro nome scientifico è Hermodice carunculata. Si trovano nei fondali rocciosi e sono noti per il loro ruolo di spazzini, nutrendosi di animali morti o carcasse. In rete ho letto che alcuni parlano di esemplari lunghi un metro. Sinceramente mi sembra un po’ troppo. Direi che di media si tratta di esemplari lunghi tra i 20 e i 30 centimetri. Quelli più grandi arrivano a 50 centimetri”, spiega con chiarezza Bonifazi, che da anni ha sui social la pagina seguitissima, Scienze Naturali e recentemente ha pubblicato un libro molto letto.

Come Riconoscerlo?

“I vermocani hanno una colorazione molto accesa, detta aposematica, che serve da avvertimento per gli altri predatori: l’animale è tossico. Le loro setole laterali sono urticanti e possono causare irritazioni se maneggiate. I vermocani non sono una specie aliena. Sono autoctoni del Mar Mediterraneo, ma solitamente si trovano più a Sud. Ultimamente li stiamo vedendo sempre più a Nord e quindi anche in Italia per un fenomeno che si chiama Meridionalizzazione”, chiarisce Bonifazi.

Rischi per l’Uomo

“Chiariamoci. Non è Cthulhu che risale dagli abissi. Le sue setole laterali hanno un effetto urticante e, se presi in mano, possono causare dermatiti. I loro aculei si conficcano nella pelle e a volte bisogna usare del nastro adesivo per rimuoverli, un po’ come le spine dei fichi d’India. Non ho mai visto in letteratura casi di persone morte per shock anafilattico causato dai vermocani”, rassicura Bonifazi. “I vermocani sono piccoli Attila dei fondali. Si nutrono principalmente di cadaveri, svolgendo il ruolo di spazzini. Sono molto voraci e quando trovano una carcassa, la attaccano in gruppo. Possono anche aggredire i pesci intrappolati nelle reti, causando danni economici ai pescatori”, conclude Bonifazi.

 

 

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