Lo diciamo ai nostri figli, così come i nostri genitori lo hanno detto a noi e i nostri nonni lo hanno ripetuto chissà quante volte a loro. E così via per generazioni e generazioni: bisogna aspettare di digerire prima di poter fare il bagno. Ma questa convinzione, che sembra scolpita nella roccia da centinaia di anni, ha un qualche fondamento scientifico oppure no?
È opinione diffusa credere che mettersi in acqua a pancia piena porti a conseguenze più o meno gravi: si vai dai crampi, congestione e cattiva digestione fino ad ipotesi più nette ed estreme, ma secondo gli esperti queste ansie più che comuni non sono affatto scientificamente valide.
Quando vietiamo ai bambini di entrare in acqua a fare il bagno dopo pranzo abbiamo paura che possano essere raggiunti da fitte e crampi: si crede infatti che in fase digestiva – che dura la bellezza di quattro ore – il sangue affluisca più nella zona dello stomaco che nel resto dell’organismo. Il pericolo, sempre secondo chi è convinto nonostante la mancanza di prove, è che si può incappare nell’impossibilità o nella difficoltà di muoversi una volta in acqua. C’è chi sostiene, infatti, che si potrebbe non avere la forza sufficiente per tenersi a galla e nuotare.
La verità è che il nostro corpo non crea uno squilibrio così importante nell’afflusso del sangue: d’altronde come succede in natura, i mammiferi si muovono in continuazione senza alcun problema anche subito dopo i pasti.
Inoltre tendenzialmente crampi e fitte sono fastidi multifattoriali dettati da scarsa idratazione, alterazioni neurologiche o negli elettroliti: fare il bagno in fase digestiva non compromette il nostro fisico.
I medici fanno sapere che l’unica condizione seriamente pericolosa quando facciamo il bagno al mare è assumere alcol, droghe e farmaci: essi possono alterare in modo notevole la percezione della realtà, di ciò che abbiamo intorno (in questo caso acqua) e delle nostre capacità fisiche.