Spotify minaccia di lasciare la Svezia: ecco perchè

Spotify lascia la Svezia. È questa la minaccia che arriva direttamente dalla società che offre musica in streaming. Vediamo perchè

26 Aprile 2016
Fonte: Wikimedia

Spotify lascia la Svezia, questo è quanto trapela da una lettera aperta scritta dai fondatori del colosso della musica in streaming. L’azienda, fondata a Stoccolma, lamenta affitti troppo alti, vincoli fiscali opprimenti e una scarsa educazione digitale a scuola. Nonostante la capitale svedese sia patria dell’innovazione e dell’imprenditoria digitale (qui sono nate molte startup famose, tra cui Skype), i fondatori di Spotify accusano la Svezia di essere un Paese che continua a poggiare sull’industria tradizionale e che non crede nella crescita che arriva dalle imprese digitali.

Alla notizia “Spotify lascia la Svezia”, si sono subito aggregate altre startup svedesi, pronte a seguire il colosso di musica in streaming. Intanto, per l’11 maggio è prevista una manifestazione davanti alla sede del Parlamento svedese. Queste aziende lamentano affitti delle case troppo esosi per i loro dipendenti, questo causato anche dalla scarsità di nuovi complessi abitativi, la mancanza di una cultura informatica a livello scolastico e l’impossibilità, per motivi di natura fiscale svedese, di pagare i propri dipendenti in stock option, ovvero in azioni societarie.

Spotify chiede cambiamenti drastici nelle leggi e azioni veloci da parte della politica svedese, così che la nazione non rimanga indietro nella competizione globale e venga evitato il trasferimento di migliaia di lavoratori della società negli Stati Uniti. Le principali richieste sono affitti delle case più bassi, insegnamento della programmazione informatica fin dalle scuole elementari e possibilità di pagare gli stipendi anche con azioni della società per cui il dipendente lavora, come già avviene per molte aziende americane della Silicon Valley.

La startup Spotify AB nasce nel 2006, a Stoccolma. Nel 2008 viene lanciato l’omonimo servizio musicale diventando, in pochi anni, il più popolare tra i servizi per la musica in streaming. Ad oggi, il servizio è presente in 54 nazioni e conta oltre 75 milioni di utenti, di cui 30 milioni sono membri a pagamento. Il catalogo musicale consente l’accesso a milioni di canzoni di varie case discografiche ed etichette indipendenti, inclusi colossi come EMI, Universal, Warner e Sony. Da qualche anno la sede fiscale è stata spostata in Lussemburgo, mentre la sede operativa di Spotify non lascia la Svezia per il momento, rimanendo a Stoccolma.

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