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Surimi e chele di granchio: se vedi come vengono preparati non vorrai più mangiarli

Sapete cosa c’è dentro il surimi e le chele di granchio? O come vengono conservati? Se li consumate abitualmente, da oggi potreste cambiare idea

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Il surimi e le chele di granchio sono spesso considerati una scelta gustosa e conveniente per chi ama i sapori del mare senza spendere una fortuna. Tuttavia, dietro la loro apparente innocuità si nascondono una serie di problemi che potrebbero compromettere la nostra salute. Questi prodotti, ampiamente utilizzati nella preparazione di sushi e insalate di mare, contengono ingredienti e additivi che possono avere effetti negativi sul nostro organismo. In questo articolo esploreremo le ragioni per cui sarebbe meglio evitare il consumo di surimi e chele di granchio, offrendo un’analisi approfondita dei rischi associati e suggerendo alternative più salutari.

Polpa di surimi: di cosa è fatta?

Sembrano sfiziosi, esotici e cool, ma surimi e chele di granchio, dietro il color arancio vivo, nascondono più di qualche magagna. Surimi in giapponese significa “carne macinata”, dunque i bastoncini che promettono di essere composti di polpa di granchio, sono in realtà fatti di scarti industriali di diversi alimenti come merluzzo, sgombro e in parte anche granchio.

Nello specifico la polpa di surimi e chele deriva da avanzi di lavorazione di altri processi e per migliorarne non solo l’aspetto ma anche il sapore o la conservazione, a questi alimenti vengono addizionati zucchero, sale o polifosfati prima del congelamento. Successivamente si passa ai coloranti che rendono ancor più artefatta la struttura. I costi, poi, sono da considerarsi sproporzionati in relazione alla vera quantità di pesce presente – in genere tra il 30 e il 40% – e l’apporto calorico non è leggerissimo: per 100 gr. di surimi, infatti, si contano 99 Kcal.

Chele di granchio: cosa c’è davvero dentro?

Le chele di granchio che si trovano comunemente nei supermercati e nei ristoranti non sono sempre fatte di vero granchio. Spesso, ciò che viene venduto come “chele di granchio” è in realtà un prodotto a base di surimi, una pasta di pesce lavorata che imita il sapore e la consistenza della carne di granchio.

Per migliorare la consistenza, il colore e la durata del prodotto, vengono aggiunti vari additivi come amido, proteine di soia, albume d’uovo, zucchero, sale, glutammato monosodico (MSG) e conservanti. Per replicare il sapore del granchio, vengono utilizzati aromi artificiali che imitano il gusto della carne di granchio. Infine, Per dare al prodotto un aspetto simile a quello del vero granchio, vengono aggiunti coloranti alimentari, spesso derivati dal paprika o dal carminio.

Meglio il sushi?

Se pensate, però, che il sushi sia più salutare, vi sbagliate di grosso: andare nei ristoranti con la formula All you can eat e prendere uno di tutto significa ingurgitare anche più di 1000 calorie: inoltre, il sushi non fa bene alle gambe, ecco perché.

Dunque il nostro consiglio è di cercare di mangiare cibi semplici, poco raffinati e scarsamente lavorati: le materie prime sono certamente di qualità, le calorie possono essere tenute a bada e soprattutto non rischiamo di incorrere in rischi per la nostra salute… Il surimi e le chele di granchio, come in generale gli alimenti ricchi di sale, sono infatti controindicati per chi soffre di reni o di ipertensione.

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