Uova sode, rischio di intossicazione se le cuoci così

Siete pronti a sfatare un mito culinario? Le uova sode potrebbero nascondere un segreto. Il rischio intossicazione non scompare con la cottura.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Le uova, economiche e incredibilmente versatili, costituiscono una pietra angolare nelle cucine di tutto il mondo. Che siano strapazzate, sode, in camicia o fritte, queste gemme proteiche soddisfano una vasta gamma di gusti e preferenze culinarie, adattandosi a ogni tipo di ricette. Tra i vari metodi di preparazione, la bollitura emerge come uno dei modi più salutari per godere delle uova, in quanto evita l’uso di grassi e si ritiene essere generalmente più sana rispetto al consumo a crudo o alla coque. Tuttavia, quello che potrebbe sorprendere molti è che anche le uova sode non sono immuni dal rischio di intossicazione alimentare.

Anche le uova sode possono provocare un’intossicazione alimentare

Tutti sanno che il consumo di uova crude o poco cotte può portare all’infezione da salmonella, ma per questo motivo c’è l’erronea convinzione che la bollitura delle uova sia una garanzia contro tale rischio. In realtà, la verità è più complessa di quanto si immagina. Sebbene la cottura a una temperatura di 70 gradi Celsius possa eliminare la presenza di batteri dannosi, il problema non si esaurisce qui.

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Anche dopo aver ucciso tutti i batteri tramite la cottura, la conservazione impropria delle uova sode può ancora innescare il rischio di intossicazione alimentare. Le uova sode non dovrebbero essere lasciate a temperatura ambiente per più di due ore e la loro permanenza nel frigorifero non dovrebbe superare i sette giorni. Inoltre, una volta sbucciate, iniziano a sviluppare batteri dannosi dopo soli tre giorni di conservazione in frigorifero.

È cruciale saper identificare i segnali che indicano che le uova sode sono diventate inadatte al consumo. Se presentano un odore sgradevole, macchie nere, marroni o verdi, o una consistenza viscida o polverosa, è giunto il momento di dir loro addio. Perfino dopo una bollitura prolungata e un’attenta preparazione, il consumo di queste uova può ancora provocare gravi infezioni.

Il trucco che ti fa rischiare l’intossicazione: non farlo mai

Tra i trucchi casalinghi più controversi relativi alla bollitura delle uova c’è il trucco di pungere l’estremità più ampia dell’uovo con una puntina. Questa pratica, consigliata da numerosi appassionati di cucina, mira a prevenire la rottura del guscio durante la cottura. L’idea alla base di questa tecnica è che creare un piccolo foro nel guscio consenta ai gas all’interno dell’uovo di sfuggire, alleviando la pressione e aiutando il guscio a rimanere integro nell’acqua bollente. Inoltre, si sostiene che il foro consenta all’acqua di penetrare leggermente sotto il guscio, rendendo l’operazione di sbucciatura successiva più agevole.

Nonostante questa pratica sembri avere un senso logico, è importante affrontarla con cautela. Bucare l’uovo con una puntina prima della cottura potrebbe avere conseguenze negative invece che positive. La ragione principale è che, a meno che la puntina non sia completamente sterile, c’è il rischio di contaminare l’interno dell’uovo con batteri dannosi provenienti dall’ambiente circostante. Inoltre, il semplice atto di perforare il guscio può causare microcrepe, indebolendo il guscio stesso e rendendolo più fragile. Questo rende l’uovo soggetto a rompersi durante la bollitura, con il rischio che parti di guscio possano finire all’interno dell’uovo e dell’albume.

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