Cos'è il diritto all'oblio: quando e perchè possiamo chiedere la rimozione dei dati in rete

Il diritto all'oblio è uno dei temi caldi degli ultimi giorni e sebbene molti ne abbiano sentito parlare solo ora, a livello giurisprudenziale è stato riconosciuto da anni.

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Negli ultimi giorni, in seguito a note vicende di cronaca, si è parlato molto di diritto all’oblio, inteso come il diritto a veder eliminate dalla rete contenuti che possono ledere la dignità, la privacy e la libertà delle persone. È necessario premettere che il diritto all’oblio non è contenuto in una legge, ma è stato per la prima volta riconosciuto da una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2014. Questa sentenza ha poi fatto scuola. La mancanza di una legge rende poco chiari i confini di tale diritto e quindi è necessario ripercorrere i contenuti delle varie sentenza per ricostruire i margini di questa tutela.

La prima cosa da chiarire sono i limiti di questo diritto. Si può chiedere la cancellazione dei propri dati anagrafici da notizie che non siano di pubblico interesse, non siano attuali o non siano veritiere. Ciò vuol dire che la pubblicazione di una notizia è lecita se di pubblico interesse, con interesse attuale e corrispondente a verità. In tutti gli altri casi è lecito chiedere la cancellazione dei propri dati dalla stampa e dai siti internet che le ripropongono.

La sentenza prende spunto da una vicenda alquanto particolare. Un soggetto dopo aver espiato la sua pena, comminata in seguito a reato, aveva notato che in un quiz televisivo era stata posta una domanda sulla propria vicenda giudiziaria e nella stessa era stato ripetuto il nome. La persona si è sentita lesa in quanto la notizia ormai caduta nel dimenticatoio aveva nuovamente portato alla ribalta tale vicenda. I giudici hanno stabilito che una volta espiata la pena per avere un reinserimento nella società, come previsto dalla legge, è necessario che non sia continuamente rivangata la vicenda stessa.

Il diritto ad essere dimenticati diventa ancora più evidente nell’era tecnologica perché se la carta stampata tende a far calare il sipario, la rete permette di digitare poche parole per riportare in auge vecchie vicende. Proprio questa particolarità della rete ha portato alla creazione di una procedura per vedere deindicizzate o eliminate dalla rete le notizie riguardanti soggetti che ne facciano richiesta. Come si può procedere? In base ad una sentenza della Corte di Cassazione del 2012 per ottenere la cancellazione dal web di notizie riguardanti la propria persona è possibile seguire tre procedure diverse.

La prima è anche la più semplice e in teoria quella di più facile risoluzione. Occorre rivolgersi all’amministrazione del sito che ha pubblicato la notizia e chiederne la rimozione. Questo può eliminare i tag che permettono l’indicizzazione della notizia, eliminare la notizia, eliminare i nomi dalla notizia. Nel caso in cui l’amministratore della testata/sito non provveda si può chiedere a Google di procedere. Qui le cose si complicano perché Google pur avendo predisposto un servizio per segnalare, attraverso i link, le notizie che si vuole siano eliminate, spesso non procede. Ciò perché non vi è una disposizione che chiarisce dopo quanto tempo la notizia non è più attuale o quando non è di pubblico interesse e approfittando di tale mancanza spesso il motore di ricerca più famoso al mondo non elimina le notizie.

La terza strada è la risolutiva anche se non semplice. In questo caso è possibile rivolgersi al giudice attraverso la procedura d’urgenza ex articolo 700 del codice di procedura civile, affinché ordini la rimozione della notizia o comunque l’eliminazione dei riferimenti alla persona. Questa procedura non prevede la possibilità di richiedere il risarcimento del danno. Nella maggior parte dei casi il giudice ordina la rimozione dei contenuti e quindi Google procede.

Non è però mancato un caso in cui il giudice non ha ravvisato l’elemento dell’urgenza che è alla base dell’articolo 700 cpc. Il tribunale di Macerata ha infatti stabilito che trattandosi di vecchie notizie non si ravvisa l’urgenza della cancellazione. In questo caso diventa necessario mettere in atto una procedura ordinaria che però richiede molto tempo. Quando la procedura ex art. 700 cpc riesce a dare tutela si ottiene in breve tempo la cancellazione dei dati e se in precedenza si otteneva solo per il dominio del Paese di riferimento del provvedimento, oggi Google procede a cancellare da tutti i domini, quindi non solo da google.it anche da google.com.

Quali dati non vengono cancellati? Si ritiene che non debbano essere cancellate le notizie inerenti persone che ricoprono ruoli pubblici, ciò perché la notizia anche con il passare del tempo ha rilevanza pubblica. I casi a cui è possibile fare riferimento sono quelli dei politici o degli amministratori pubblici che siano stati condannati per reati commessi nell’esercizio delle funzioni. In questi casi si ritiene che l’interesse ad accedere alle informazioni sia prevalente rispetto al diritto alla privacy.

Infine, resta una piccola nota sulla priorità dei dati da cancellare. nel pieno rispetto del diritto all’oblio, si ritiene che sia assolutamente prioritario cancellare le notizie non veritiere. In secondo luogo devono essere cancellati i dati inerenti la vita privata, la sfera sessuale recapiti ed indirizzi. In terzo luogo meritano cancellazione prioritaria i dati inerenti i minori.

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