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Gli extraterrestri potrebbero intercettare le nostre radio: la scoperta

Le nostre onde radio sono messaggi cosmici. Forse un giorno scopriremo che non sono andate perse nel vuoto (e se qualcuno le sta intercettando).

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Ogni giorno, invisibili a occhio nudo, miliardi di onde radio attraversano lo spazio. Sono i messaggeri silenziosi del nostro mondo: segnali che trasmettono ordini alle sonde, comandi ai rover, comunicazioni alle stelle. Ma cosa potrebbe accadere se, da qualche parte là fuori, qualcuno stesse ascoltando? Una nuova ricerca suggerisce che gli extraterrestri potrebbero essere in grado intercettare le nostre trasmissioni radio, aprendo scenari affascinanti e inquietanti insieme. Scopriamoli insieme.

Le onde radio che viaggiano nel vuoto passano attraverso orecchie aliene?

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. La nostra storia inizia con un esperimento tanto semplice quanto rivoluzionario. Gli scienziati della Pennsylvania State University e del Jet Propulsion Laboratory della NASA hanno analizzato decenni di registrazioni del Deep Space Network, la rete che tiene in contatto la Terra con i suoi veicoli spaziali. Ogni volta che un segnale parte da qui per raggiungere Marte o un’altra sonda, solo una parte di esso colpisce il bersaglio. Il resto, come una goccia dispersa nel mare, si disperde e continua a viaggiare nel cosmo.

Secondo il team guidato dall’astronomo Pinchen Fan, queste scie radio potrebbero essere la nostra vera “firma cosmica”. Lo studio ha stimato che esiste una probabilità del 77% che un’intelligenza extraterrestre, posizionata lungo l’allineamento tra Terra e Marte, finisca per trovarsi esattamente nel raggio di uno dei nostri segnali. Non per caso, ma per geometria celeste: i pianeti orbitano sullo stesso piano, e chiunque si trovi sul bordo di quella linea immaginaria ha una finestra privilegiata sul nostro sistema solare.

E se davvero ci fosse qualcuno là fuori, curioso come noi, intento ad analizzare quelle interferenze? Forse, a migliaia di anni luce di distanza, c’è un’antenna aliena che sta già decifrando il linguaggio delle nostre trasmissioni, domandandosi chi siamo e da dove proveniamo.

Loro ci ascoltano, ma quando saremo noi a “sentire” loro?

La scoperta, però, non si ferma al fascino della possibilità. Se i nostri segnali possono essere intercettati, allora anche noi siamo potenzialmente in grado fare lo stesso. Gli studiosi immaginano una nuova forma di ascolto cosmico: capovolgere la prospettiva e rivolgere i nostri radiotelescopi verso quelle regioni dove i pianeti extrasolari condividono il piano orbitale. Da lì, potremmo essere in grado di captare a nostra volta i messaggi di civiltà che, come noi, inviano comandi o comunicazioni nello spazio.

Per il momento, la mappa è ancora parziale: conosciamo poche stelle con due o più esopianeti in transito, ma con il lancio del Nancy Grace Roman Space Telescope, previsto a breve, il numero di sistemi noti aumenterà esponenzialmente. Migliaia, forse centinaia di migliaia di nuovi mondi, ognuno con la possibilità di ospitare o nascondere un orecchio curioso.

Non è più soltanto fantascienza: è la nuova frontiera dell’astrobiologia. Invece di inviare messaggi volontari come il celebre “Arecibo Message”, potremmo semplicemente imparare a riconoscere i riflessi delle nostre stesse voci nello spazio, cercando in quell’eco remota un segnale che non ci appartiene.

Così, mentre sulla Terra ci affanniamo a comunicare con satelliti e robot, potremmo già essere parte di una conversazione cosmica iniziata per caso. Una conversazione che, forse, attende solo di essere compresa.

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