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Perché le donne vivono più a lungo degli uomini: il motivo è sorprendente

Le donne hanno una marcia in più anche quando si parla di longevità: la scienza svela cosa le rende più longeve degli uomini.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

C’è una certezza che attraversa le nostre vite, indipendentemente dal luogo nel mondo nel quale nasciamo o viviamo: le donne vivono più a lungo degli uomini. Sembra una coincidenza, ma la statistica e la scienza confermano che si tratta di un dato scientifico in grado di attraversare epoche e continenti, confermandosi sempre uguale a se stesso. La spiegazione di questo fenomeno, finora, è rimasta nel mistero. Almeno finché la scienza non ha deciso di imparare e provare a svelare finalmente il motivo di questo dato. E, a quanto pare, trova le sue radici nella biologia e nell’evoluzione. Scopriamo insieme perché.

Perché le donne vivono più a lungo degli uomini? Il vantaggio è nei cromosomi

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. A quanto pare il segreto della longevità femminile si nasconderebbe nei cromosomi. In una recente ricerca internazionale, gli studiosi del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology hanno analizzato centinaia di specie, dai gorilla ai leoni, e hanno scoperto che nella maggior parte dei mammiferi le femmine vivono più a lungo dei maschi. La chiave sembra essere un dettaglio che si chiama eterogametia.

In poche parole, gli uomini hanno due cromosomi sessuali diversi, XY, mentre le donne ne hanno due uguali, XX. Questa “coppia gemella” sembra offrire una sorta di assicurazione genetica: se un gene sul primo X presenta una mutazione, l’altro X può compensarla. Gli uomini, invece, con un solo cromosoma X, non hanno questa protezione e risultano più vulnerabili a malattie e difetti genetici.

A quanto pare, avere due copie dello stesso gene è sempre meglio che una sola: aumenta le possibilità di sopravvivenza. Anche perché il cromosoma Y, presente solo nei maschi, contiene spesso tratti di DNA ripetitivo che potrebbero favorire l’invecchiamento precoce.

Il risultato è un vero e proprio “svantaggio genetico” che si riflette nelle statistiche: oggi l’aspettativa di vita media globale è di 73,8 anni per le donne e 68,4 per gli uomini. E questo divario si osserva non solo tra gli esseri umani, ma anche tra molte specie di mammiferi — dalle balene ai leoni marini, dai bonobo alle pecore.

Evoluzione, cura e competizione: tutti i segreti della longevità femminile

Oltre al fattore genetico, la ricerca ha individuato altri elementi chiave che fanno sì che le donne vivano più degli uomini. Uno è legato alla selezione sessuale. Nella natura, i maschi spesso sviluppano caratteristiche appariscenti per conquistare le femmine — crini folti, corna imponenti, colori vivaci. Ma questi “ornamenti” hanno un costo: richiedono molta energia, espongono a predatori e aumentano la propensione a comportamenti rischiosi e combattivi. Le femmine, più prudenti e meno “competitive”, pagano meno pegno alla selezione naturale e finiscono per vivere più a lungo.

Un altro elemento riguarda la cura della prole. Nelle specie dove le femmine si occupano maggiormente dei piccoli — come nei mammiferi — si è evoluta una longevità maggiore: la natura, in sostanza, le ha programmate per restare vive fino a quando i figli non sono autonomi. È un vantaggio evolutivo che ha plasmato non solo il corpo, ma anche il comportamento femminile, rendendolo più attento alla sopravvivenza.

Infine, gli studiosi sottolineano che negli animali il divario resta visibile anche in ambienti protetti come gli zoo, dove i rischi esterni sono minimi. Ciò dimostra che la differenza non dipende solo da fattori ambientali o sociali, ma è scritta nel DNA.

In poche parole, possiamo affermare che il fatto che le donne vivano più a lungo non sia affatto un caso, ma è dovuto ad un preciso fattore: la natura le ha rese più resistenti, geneticamente più stabili e biologicamente più “programmate” alla cura e alla continuità.

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