Il segreto della longevità nascosto nelle capre dei sardi

Scopri il segreto della longevità custodito nelle capre dei Sardi: l'alimentazione delle zone interne della Sardegna influenza salute e benessere?

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Le regioni interne della Sardegna celano un segreto affascinante: la longevità straordinaria dei suoi abitanti. Nel 2004, alcuni villaggi sardi sono stati designati come la prima Blue Zone a livello globale, rivelando una particolare predisposizione genetica associata a elementi come l’isolamento e l’alimentazione. Tra gli elementi chiave di questa eccezionale longevità si trovano gli allevamenti estensivi dell’Isola, in cui le capre autoctone della Sardegna giocano un ruolo fondamentale. Andiamo dunque a scoprire perché e in che modo la nutrizione derivante da questi allevamenti riesca a influenzare la salute e il benessere delle persone. Pronti a partire?

Il segreto della longevità sarda sta nel latte di capra?

Uno degli aspetti distintivi delle capre autoctone sarde è la loro capacità di brucare sia sui terreni che sugli arbusti, garantendo un latte con caratteristiche nutrizionali straordinarie.

Contrariamente agli stereotipi sui grassi animali, il latte di capra allevata al pascolo in Sardegna presenta un basso contenuto di colesterolo rispetto al latte bovino, insieme a un elevato potere antiossidante e livelli significativi di vitamina E. La ricerca del progetto Kent’erbas ha rivelato differenze sostanziali tra il latte proveniente da capre al pascolo e quello delle stalle, evidenziando un impatto positivo sulla salute umana. Che potrebbe essere alla base della longevità delle persone dell’isola.

Il progetto Kent’erbas, nello specifico, è nato dalla collaborazione di 27 aziende agricole nella regione del Marghine, con l’obiettivo di comprendere meglio le caratteristiche del territorio sardo e valorizzarle. In particolare, il progetto si è concentrato sulla biodiversità dei pascoli, rivelando una vasta gamma di essenze che conferisce un’alimentazione diversificata rispetto agli allevamenti intensivi. La ricerca ha coinvolto l’Università di Cagliari, evidenziando come la varietà dei pascoli contribuisca a creare prodotti caseari unici, ricchi di sapori e aromi legati alle stagioni.

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Flessibilità metabolica e alimentazione: l’unicità della Sardegna

Il professor Sebastiano Banni – docente di Fisiologia e Nutrizione presso l’Università di Cagliari – ha esplorato la “flessibilità metabolica” degli abitanti delle zone interne della Sardegna, dimostrando che coloro che consumano prodotti derivati dagli allevamenti estensivi presentano una migliore capacità di utilizzare grassi e glucosio in modo ottimale.

Gli esperimenti condotti su un campione di persone di mezza età hanno evidenziato un aumento significativo della flessibilità metabolica nei consumatori di prodotti caseari provenienti da allevamenti all’aperto, come quelli del progetto Kent’erbas.

La Sardegna è in pericolo? Sfide e prospettive per gli allevamenti sardi

Nonostante la longevità e le peculiarità dei territori interni della Sardegna, gli allevatori sardi affrontano una serie di sfide economiche e ambientali che ne mettono a rischio l’attività. La difficoltà nel riconoscere il valore aggiunto dei loro prodotti limita il loro successo finanziario.

Mentre, dall’altro lato, i cambiamenti climatici rappresentano una nuova variabile da gestire.

Gli allevatori, tuttavia, rimangono resilienti e propongono soluzioni che vanno oltre la semplice produzione, sottolineando la necessità di accorciare le filiere e garantire un giusto compenso per il loro lavoro.

E chissà se questo “segreto” riguardante le capre allevate in Sardegna non emerga come la vera e propria chiave nel mistero della longevità sarda. La combinazione di una predisposizione genetica unica, un’eccezionale biodiversità dei pascoli e un’approfondita comprensione scientifica dei benefici nutrizionali contribuiscono a una storia affascinante di benessere e tradizioni.

Il segreto dei denti dei sardi: la verità sulla longevità degli abitanti dell’isola

Il segreto della longevità sarda non si nasconde solo nei pascoli e nelle capre, ma anche nei denti, come dimostra una ricerca pubblicata qualche anno fa. Il professor Germano Orrù e il suo team del servizio di Biologia Molecolare dell’Aou di Cagliari hanno infatti condotto uno studio pionieristico nel quale si analizza la placca dentale degli antenati dei sardi, rivelando connessioni sorprendenti tra la dieta e la longevità.

La ricerca ha svelato che la chiave per una vita più lunga sta nella dieta degli abitanti della Sardegna. Mangiare più verdure e ridurre notevolmente il consumo di carne emerge come un modo efficace per prevenire una serie di malattie croniche, in particolare le patologie cardiovascolari e autoimmuni. I dettagli sul microbiota ottenuti dalla placca dentale forniscono un quadro chiave per comprendere come la scelta alimentare impatti sulla salute a lungo termine.

Dentro il microbiota orale: una biblioteca di informazioni

L’analisi del Dna della placca dentale permette di esplorare il microbiota orale, una comunità complessa di oltre 800 specie batteriche. Il professor Orrù ha sottolineato che questa metodologia consente uno studio approfondito senza distruggere i reperti archeologici, aprendo una finestra unica sulle abitudini alimentari dei sardi di oltre 150-200 anni fa.

Il team di ricerca dell’Università di Cagliari, tra cui Eleonora Casula, Maria Paola Contu e Cristina Demontis, ha evidenziato un cambiamento drastico nelle abitudini alimentari sarde dagli anni ’50 in poi. Questo cambiamento ha portato a un’alterazione significativa del microbiota orale, con un aumento dei batteri anaerobi. Tale aumento, secondo lo studio, può esporre a malattie come l’artrite reumatoide e l’aterosclerosi, rappresentando un importante contributo all’interpretazione delle patologie legate alla modernizzazione della dieta.

Confrontando i dati ottenuti dalla placca dentale degli avi dei sardi con quelli degli abitanti contemporanei, gli scienziati hanno scoperto una percentuale significativamente più bassa di batteri anaerobi nei denti degli antichi sardi. Questa scoperta conferma l’ipotesi che il cambiamento nella dieta, in particolare l’aumento del consumo di carne, abbia contribuito all’incremento di questi microrganismi potenzialmente dannosi per la salute.

Centenari che sfidano il tempo: un record mondiale a Perdasdefogu

Il piccolo Comune sardo di Perdasdefogu, in provincia di Nuoro, ha recentemente fatto la storia, ottenendo una certificazione ufficiale per ospitare il maggior numero di centenari al mondo in proporzione alla sua popolazione.

Con 8 centenari su 1.778 abitanti, il paese è entrato di diritto nel Guinness dei primati per la sua straordinaria longevità, dimostrando che la Sardegna continua a essere un’enigmatica fucina di vita prolungata.

Festival della longevità a Perdasdefogu: un confronto tra esperti e artisti

Non a caso, Perdasdefogu è stato il palcoscenico perfetto per il Festival della Longevità, un evento che ha visto la sua prima edizione andare in scena lo scorso ottobre. Questo festival ha attirato numerosi esperti e artisti che si sono confrontati sul tema delle Blue Zone, ovvero le regioni del mondo con una straordinaria concentrazione di persone longeve. Oltre all’Ogliastra in Sardegna, sono state analizzate anche le isole di Okinawa in Giappone, Ikaria in Grecia, la penisola di Nicoya in Costa Rica e la comunità di Loma Linda in California. Tra i partecipanti illustri al festival figurano lo scrittore Matteo Porru, il giornalista Giacomo Mameli e il cantautore Piero Marras.

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