Fonte: Alessia Malorgio

Il primo albero al mondo che non dà ossigeno ma elettricità. Dove si trova e come cambierà la nostra vita

Dalla Francia alla Corea, gli “alberi elettrici” stanno cambiando il modo di produrre energia pulita

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

A prima vista potrebbe sembrare una scultura contemporanea in acciaio, un’installazione artistica piazzata nel cuore di una piazza urbana. E invece è qualcosa di molto più rivoluzionario. Si chiama WindTree ed è il primo “albero” al mondo progettato non per produrre ossigeno, ma energia elettrica. Un’idea che, senza rinnegare la natura, si ispira alla sua logica per offrire una risposta concreta al problema della transizione energetica. Oggi, però, il concetto di “albero elettrico” si sta evolvendo ancora. Dalla Corea del Sud arriva una nuova invenzione destinata a cambiare per sempre il modo di produrre energia pulita: l’albero fotovoltaico ideato dal ricercatore Dan-Bi Um dell’Istituto Marittimo Coreano. Una struttura che cattura il sole come un pannello solare, ma senza distruggere neanche un albero vero.

Come funziona l’albero che cattura energia elettrica

Attenzione: non siamo davanti a una pianta modificata geneticamente, ma a una struttura artificiale ispirata alla forma di un albero, dotata di 36 micro-turbine eoliche chiamate Aeroleaf. Queste piccole eliche, simili a foglie stilizzate, sono capaci di catturare il vento da qualsiasi direzione e di funzionare anche con brezze leggere, a partire da soli 2,5 metri al secondo. Il risultato? Fino a 300 watt di energia elettrica per turbina, senza rumore, vibrazioni o impatto visivo aggressivo.

L’aspetto sorprendente di questa tecnologia non è solo l’efficienza, ma la continuità di funzionamento: grazie alla sensibilità delle turbine e alla distribuzione verticale, l’albero può operare per circa 300 giorni l’anno. E se il vento non basta, entra in gioco il sole. Alcuni modelli infatti integrano dei “petali solari“, che trasformano le foglie eoliche in turbine ibride capaci di generare fino a 336 watt ciascuna, unendo energia solare ed eolica nello stesso dispositivo.

Futuro e innovazione: come potrebbero cambiare le città con gli alberi che catturano energia?

Ma cosa significa tutto questo per le nostre città? Innanzitutto, una nuova idea di produzione energetica decentralizzata. Ogni WindTree, infatti, può essere installato in modo autonomo e locale, diventando una piccola centrale capace di alimentare punti luce pubblici, colonnine per la ricarica di auto elettriche, o semplicemente fornire energia a edifici pubblici o privati. Il tutto senza bisogno di grandi infrastrutture e senza impatto ambientale, visivo o acustico.

L’innovazione più radicale, però, è culturale. Per la prima volta un oggetto tecnologico pensato per produrre energia si fonde con l’estetica del paesaggio urbano, richiamando simbolicamente la forma di un albero. Non più pannelli solari sulle coperture o pale eoliche lontane dagli occhi: qui la tecnologia si integra nello spazio pubblico, diventando parte del quotidiano, visibile ma non invadente, utile ma anche simbolica.

Il modello coreano: energia solare senza deforestazione

Se in Europa la sfida è portare l’energia nel cuore delle città, in Corea la priorità è preservare le foreste.
Le grandi centrali fotovoltaiche, infatti, spesso richiedono enormi disboscamenti. Dan-Bi Um si è chiesto: “E se i pannelli potessero diventare parte della foresta invece di sostituirla?” Così è nato l’albero fotovoltaico, una struttura che imita il comportamento di un albero vero, ma al posto delle foglie ha pannelli solari disposti come rami. Questi catturano la luce in modo più efficiente durante tutto il giorno, lasciando filtrare parte dei raggi solari verso il suolo, così che le piante sottostanti possano continuare a crescere.

Lo studio, pubblicato su Scientific Reports, dimostra che un “bosco” di alberi fotovoltaici può produrre la stessa energia di una centrale solare tradizionale, ma preservando fino al 99% della copertura forestale. In un test condotto nella zona costiera di Geoseong, 87 alberi da 330 W ciascuno (o 63 con pannelli da 450 W) hanno generato 1 megawatt di potenza, senza radere al suolo nemmeno un metro di foresta.

Il primo prototipo, installato nel 2017 davanti al Parlamento di Seoul, ha aperto la strada a nuovi modelli da 11,5 fino a 15,8 kW di potenza ciascuno. La loro disposizione verticale e la forma organica permettono di ridurre al minimo l’impatto visivo, trasformando intere aree verdi in “boschi elettrici” che producono energia senza intaccare l’ambiente.

La svolta green saranno gli alberi “elettrici”?

Questi “alberi elettrici” non promettono di sostituire le foreste – e non devono farlo – ma possono cambiare radicalmente il nostro modo di concepire la sostenibilità nelle città. Invece di pensare all’energia come qualcosa da “produrre altrove” e distribuire, queste realtà propongono un modello diffuso, locale e accessibile, in cui ogni quartiere può diventare energeticamente autonomo. Che si tratti di microturbine francesi o pannelli solari coreani, la direzione è la stessa: imitare la natura per rispettarla.

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