Raffaele Tovazzi: "Con Giacobbo ho capito la potenza della tv"

Ospite fisso di Roberto Giacobbo in 'Freedom', Raffaele Tovazzi ci racconta la sua esperienza in tv e perché è ancora importante la televisione.

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Nel programma di Roberto Giacobbo, Freedom, c’è un nuovo ospite fisso. Si tratta di Raffaele Tovazzi, il primo Filosofo Esecutivo in Italia, fervido sostenitore della praticità della filosofia e del fatto che la filosofia sia nelle nostre vite più di quanto possiamo credere.

Ogni settimana, da Londra, Raffaele fa un intervento sulla tematica del programma di quel giorno. È un angolo pensato per aprire la mente e offrire approfondimenti e nuovi spunti di riflessione, per mettere il pensiero in azione.

“Il mio primo incontro con Roberto Giacobbo è stato favorito da un comune amico, Marco Manfredi. – ci racconta Tovazzi – La prima impressione che ho avuto è quella che molti hanno. Ho pensato Ma quanto è alto?. È stato subito amore platonico, filosofico culturale. È un individuo molto simile a me, vuole capire chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando”.

“Avevo tante resistenze inizialmente ad andare in televisione, ma la fiducia incondizionata e la libertà di espressione che mi ha dato Roberto mi hanno convinto. – continua a raccontarci Raffaele – Mi chiedevo se la filosofia in prima serata su Italia1 potesse funzionare. Non rischiavo di annoiare la gente? Roberto è un visionario e non ha avuto alcun dubbio. Tre settimane dopo avevo una lista di argomenti, Roberto non mi ha dato nessun limite e la libertà di espressione mi ha responsabilizzato e, nello stesso tempo, ha vinto tutte le mie resistenze”.

Ma quali erano le resistenze di Raffaele? “Credo che il progetto che abbiamo costruito sia estremamente valido. – ci dice – Ho capito la potenza della televisione. Alcuni la considerano un medium superato, ma dopo la prima ospitata in Freedom il mio telefono ha iniziato a suonare e ho ripreso i contatti con gente che non vedevo da vent’anni”.

“La tv è tutt’altro che superata – conclude Raffaele – ha una capacità di coinvolgere le masse che non abbiamo ancora messo a fuoco. Se facciamo della tv quello che erano gli anfiteatri 2500 anni fa, riscopriamo il suo valore pedagogico e sociale e usiamo il grande mezzo per diffondere cultura e filosofia, è valsa la pena di lanciarsi in questa avventura”.

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