5 cibi sani che non lo sono affatto: effetti sulla nostra salute

Arriva uno studio italiano che lancia l’allarme sui cibi che pensiamo essere sani ma non è così: ecco quali sono e come riconoscerli.

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Ormai facciamo quasi prima a nutrirci d’aria. Ogni giorno arrivano notizie, più o meno fondate, sui cibi che ci fanno male. Il punto è che di questo passo non si salverà davvero più nessun alimento. Spesso siamo portati a pensare che i cibi siano caratterizzati solo dalla loro composizione e dalle qualità nutrizionali specifiche. Ma ci sbagliamo dal momento che bisogna valutare anche il grado di lavorazione a cui sono sottoposti.

A sottolinearlo è un nuovo studio italiano, condotto dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS), in collaborazione con l’Università dell’Insubria di Varese e Como, l’Università di Catania e Mediterranea Cardiocentro di Napoli. È importante, infatti, sapere il grado di lavorazione dei cibi per conoscere l’effetto che un determinato alimento può avere sulla nostra salute. Cerchiamo di capire di più cosa emerge dalla ricerca e da cosa è meglio stare alla larga, sfatando anche alcuni falsi miti.

Lo studio italiano: attenzione ai cibi ultra-processati

La nuova ricerca, pubblicata sulla rivista specializzata British Medical Journal’, ha preso in esame la lavorazione degli alimenti che portiamo a tavola. E ha legato questo aspetto della nostra alimentazione al rischio di mortalità. Gli scienziati, in particolare, hanno osservato lo stato di salute di oltre 22mila persone per dodici anni. In tal modo si è osservato che sono i cibi più elaborati ad essere più pericolosi per la nostra salute.

Ecco che cosa ha affermato Marialaura Bonaccio, epidemiologa del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli e autrice principale dello studio, secondo quanto riferito dal portale greenme: “I nostri risultati confermano che il consumo sia di alimenti di scarsa qualità nutrizionale che quello di cibi ultra-processati aumenta in modo rilevante il rischio di mortalità, in particolare per le malattie cardiovascolari”.

E ancora: “Quando però abbiamo tenuto conto congiuntamente sia del contenuto nutrizionale della dieta che del suo grado di lavorazione industriale, è emerso che quest’ultimo aspetto è quello più importante nell’evidenziare il maggiore rischio di mortalità. In realtà, oltre l’80 percento degli alimenti classificati come non salutari dal Nutri-Score sono anche ultra-lavorati. Questo suggerisce che il rischio aumentato di mortalità non è da imputare direttamente (o esclusivamente) alla bassa qualità nutrizionale di alcuni prodotti, bensì al fatto che questi siano anche ultra-lavorati”.

Cosa evitare: il falso mito delle gallette di riso

Ma quali sono i cibi che, allora, non fanno bene alla salute? Bevande zuccherate e gassate o creme spalmabili, e fin qui niente di nuovo, ma purtroppo anche altri cibi che in apparenza sembrano sani. È il caso di fette biscottate, crackers, alcuni cereali per la colazione ma anche i vegan burger. E che dire, poi, delle tanto amate gallette di riso? Considerate uno snack salutare, adatto anche nelle diete dimagranti, le gallette nascondono svariati effetti collaterali. Gli esperti, infatti, mettono in guardia da questo alimento apparentemente innocuo ma che può, per esempio, far aumentare i valori glicemici essendo composto per lo più di carboidrati – per quanto senza aggiunta di zuccheri – e solo da una piccola quantità di fibre. Se assunti senza una fonte di proteine o grassi, si rischia di far impennare la glicemia.

Come riconoscere gli alimenti da cui stare lontani leggendo l’etichetta

Lo strumento principale per tutelare la nostra salute è una scelta consapevole che permetta di scegliere cosa comprare e cosa non portare a tavola. Per questo, è fondamentale leggere l’etichetta per riconoscere quali cibi sono il risultato di una lavorazione lunga che ne ha compromesso gli effetti benefici. Intanto, evitiamo di acquistare prodotti che abbiano un elenco di ingredienti particolarmente lungo: se vi sono più di cinque voci, meglio lasciarli sulla scaffale. Inoltre, attenzione a termini complessi o sconosciuti che possono indicare l’utilizzo di sostanze non naturali.

Un altro dettaglio da considerare è la famigerata indicazione “a basso contenuto di zuccheri/grassi” o “ricco di fibre”. Non è mai un buon segnale. Anche una confezione molto vistosa o con colori sgargianti è spesso solo uno specchietto per le allodole almeno quanto il prezzo troppo contenuto.

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