Fonte: ANSA

È piccolo, vorace e invisibile fino a quando è troppo tardi: il coleottero che devasta i prati

Le larve attaccano le radici dell’erba, gli adulti scheletrizzano foglie e fiori: l’insetto infestante si diffonde sempre più nei parchi cittadini

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Ogni estate, puntuale come il caldo torrido, torna a far parlare di sé la Popillia Japonica, uno scarabeo originario del Giappone e della Russia orientale che da oltre un decennio minaccia seriamente il verde urbano e agricolo del Nord Italia.

In particolare, Milano e molte zone della Lombardia si ritrovano a fare i conti con un’infestazione sempre più estesa e difficile da contenere. Questo insetto dall’aspetto apparentemente innocuo – lungo circa un centimetro, con riflessi metallici verdi e bronzei – può provocare danni ingenti a prati, coltivazioni e piante ornamentali, con gravi conseguenze economiche e ambientali.

Quando è arrivato e come si diffonde

La Popillia Japonica è stata avvistata per la prima volta in Europa continentale nell’estate del 2014, al confine tra Piemonte e Lombardia. In pochi anni ha colonizzato vaste aree, grazie anche alla sua capacità di spostarsi facilmente: se nel breve raggio può volare, sulle lunghe distanze viaggia nascosta in prodotti agricoli, piante in vaso e materiali vegetali trasportati via nave, camion o aereo. In Lombardia, secondo i dati del Servizio Fitosanitario Regionale, l’area infestata si amplia mediamente di circa 10 chilometri all’anno, rendendo sempre più difficile contenerla.

Come attacca e cosa distrugge

Il ciclo vitale dello scarabeo giapponese prevede due fasi estremamente dannose. Le larve vivono nel terreno e si nutrono delle radici dell’erba, rendendo i prati secchi, ingialliti e a tratti irrecuperabili. Questo rappresenta un serio problema per parchi pubblici, campi da calcio, da golf e giardini residenziali.

Gli adulti emergono a partire dai primi di giugno e rimangono attivi fino alla fine dell’estate. Una volta fuori dal terreno, si spostano rapidamente su piante, arbusti e alberi da frutto, nutrendosi voracemente di foglie, fiori e frutti. Il loro attacco è caratteristico: mangiano il tessuto delle foglie lasciandone intatte solo le nervature, conferendo alle piante un aspetto “scheletrico”. Sono state colpite oltre 300 specie vegetali, tra cui le più vulnerabili risultano essere: rose, rovi, alberi da frutto, mais, vite, soia e numerose piante ornamentali.

Le zone più colpite a Milano

A Milano, le aree più infestate si concentrano in prossimità delle zone verdi. Tra le aree maggiormente segnalate figurano:

  • Parco Sempione
  • Zona Garibaldi e i suoi giardini pubblici
  • Parco di San Siro e dintorni
  • Ippodromo La Maura
  • Area dell’Aeroporto di Malpensa

Il clima caldo-umido dell’estate milanese è ideale per la proliferazione di questi insetti, che tendono ad aumentare drasticamente di numero tra giugno e agosto.

Dati preoccupanti nel 2025

Nel 2025 l’infestazione risulta particolarmente intensa. Il 18 giugno, secondo i dati ufficiali del Servizio Fitosanitario Regionale, le trappole hanno catturato più del doppio degli esemplari rispetto allo stesso periodo del 2024. Un segnale chiaro che il fenomeno è in crescita e che le misure adottate finora non bastano a fermarne l’avanzata.

Ogni anno, le autorità regionali implementano strategie di contenimento che comprendono il posizionamento di trappole ferormoniche, il monitoraggio delle zone più sensibili e campagne di sensibilizzazione rivolte a cittadini, agricoltori e giardinieri. Tuttavia, combattere efficacemente la Popillia Japonica richiede anche la collaborazione attiva della cittadinanza. Segnalare la presenza degli insetti, evitare lo spostamento di materiali vegetali non controllati e favorire la distruzione delle larve nei prati privati può fare la differenza.

L’impatto ambientale è alto

Fortunatamente, lo scarabeo giapponese non rappresenta un rischio diretto per l’uomo: non punge, non morde e non è veicolo di malattie. Tuttavia, i suoi effetti sull’ambiente sono tutt’altro che trascurabili. Oltre a deturpare visibilmente il verde urbano, può compromettere intere coltivazioni agricole, causando perdite economiche rilevanti e aumentando la necessità di ricorrere a trattamenti chimici, con impatti negativi su biodiversità e qualità del suolo.

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