L’ombra di una terza guerra mondiale torna a incombere sull’Europa. A lanciare l’allarme è stato Sir Richard Shirreff, ex vicecomandante supremo della Nato in Europa, che in un’intervista al Daily Mail ha descritto uno scenario tanto estremo quanto inquietante: la Russia avrebbe la capacità di travolgere l’Europa in appena 100 ore, cioè poco più di quattro giorni. Le sue parole hanno riacceso il dibattito internazionale sulla reale prontezza dell’Alleanza Atlantica e sul rischio che il conflitto in Ucraina si trasformi in un’escalation ben più ampia.
- Lo scenario delle “100 ore”
- Le vulnerabilità europee
- L’altra faccia della minaccia: la guerra ibrida
- Il ruolo della Nato tra deterrenza e incertezze
- Mosca tra limiti e capacità
- Quanto è vicino lo spettro della terza guerra mondiale?
Lo scenario delle “100 ore”
Secondo Shirreff, nonostante le perdite registrate in Ucraina, le forze convenzionali russe restano in grado di mettere sotto pressione i Paesi baltici e l’Europa orientale. Un attacco improvviso e coordinato potrebbe colpire le prime linee difensive, generando il collasso delle infrastrutture strategiche, panico tra i civili e difficoltà politiche per i governi europei. La cifra delle “100 ore” non è un calcolo tecnico dei tempi d’invasione, ma un monito: basterebbero pochi giorni perché il caos si diffonda e le difese iniziali cedano, aprendo brecce difficili da colmare.
Le vulnerabilità europee
La Nato, pur avendo rafforzato le proprie truppe nei Paesi più esposti, soffre ancora di lacune strutturali. Diversi rapporti internazionali, come quelli dell’International Institute for Strategic Studies (IISS), evidenziano ritardi nella produzione di armamenti, carenze logistiche e difficoltà di coordinamento tra gli eserciti nazionali. Gli Stati Uniti continuano a rappresentare la spina dorsale della difesa occidentale, ma anche Washington ha ammesso che in Europa mancano sistemi di sorveglianza e intelligence sufficienti per anticipare mosse improvvise di Mosca.
L’altra faccia della minaccia: la guerra ibrida
Gli esperti ricordano che la Russia non deve necessariamente lanciarsi in una guerra convenzionale per destabilizzare l’Occidente. Molto più probabile, sottolineano, è un uso massiccio di strategie ibride: cyberattacchi, sabotaggi a infrastrutture critiche, campagne di disinformazione e operazioni clandestine. Episodi recenti, come l’attacco informatico agli aeroporti europei, mostrano già l’efficacia di queste tecniche nel minare la sicurezza e creare panico senza dichiarare ufficialmente guerra.
Il ruolo della Nato tra deterrenza e incertezze
Il nuovo segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte, ha assicurato che la Nato “difenderà ogni centimetro del territorio degli Stati membri”. Ma le dichiarazioni ufficiali si scontrano con una realtà più complessa: non tutti i Paesi hanno raggiunto gli obiettivi di spesa militare, i piani di modernizzazione delle forze armate procedono a rilento e la dipendenza dall’appoggio americano resta molto forte. È proprio in questo quadro di incertezza che le parole di Shirreff acquistano valore: non tanto una previsione imminente, quanto un avvertimento a non abbassare la guardia.
Mosca tra limiti e capacità
La Russia, colpita dalle sanzioni internazionali, ha comunque incrementato la produzione di armi e munizioni. Secondo il comandante supremo delle forze Nato in Europa, Christopher Cavoli, Mosca possiede oggi scorte di munizioni superiori a quelle combinate di Stati Uniti ed Europa. D’altro canto, la logistica russa e le difficoltà di mantenere una campagna militare su più fronti rendono improbabile, secondo molti analisti, un’offensiva lampo come quella ipotizzata. La storia, però, insegna che anche scenari poco realistici meritano attenzione, perché basta un errore di calcolo per trascinare il mondo in un conflitto irreversibile.
Quanto è vicino lo spettro della terza guerra mondiale?
Gli analisti più prudenti ritengono remota l’eventualità di una guerra mondiale imminente. Ma la tensione resta alta: la guerra in Ucraina non accenna a concludersi, la Cina e l’Iran continuano a sostenere Mosca, e gli incidenti ai confini Nato diventano sempre più frequenti.